L’Alassio che non ti aspetti: non quella delle spiagge e dei bagni di sole, ma un luogo di confronto, dove il mare incontra simbolicamente la neve. È qui che, per tre giorni, si sono ritrovati i direttori delle scuole di sci della Valle d’Aosta, trenta professionisti che hanno scelto di fermarsi per ragionare, discutere, condividere strategie e visioni.
La stagione invernale 2025/2026 è alle porte e, con essa, la sfida di un mestiere che cambia in fretta, sospeso tra la tradizione e l’innovazione, tra l’arte dell’insegnare e le nuove esigenze di chi la montagna la vive da turista, atleta o semplice appassionato.
Al centro del dibattito, temi concreti: fiscalità, assicurazioni, formazione, inclusione. L’avvocato Federico Parini ha approfondito le questioni legali più attuali, mentre Andrea Murari, broker assicurativo, ha illustrato le nuove normative che impongono alle scuole di dotarsi di polizze specifiche anche contro le calamità naturali — una tutela che guarda al futuro con responsabilità.
Il referente Francesco Rao ha confermato la continuità del progetto dedicato ai disabili, sviluppato in collaborazione con CVA e con la Regione Autonoma Valle d’Aosta, con l’obiettivo di rendere sempre più accessibile e inclusiva la pratica degli sport invernali. Il nuovo ispettore Giuseppe Lamastra, affiancato dal presidente Giuseppe Cuc, ha invece ripercorso alcuni passaggi chiave della legge regionale e del rapporto con i colleghi stranieri, riaffermando la centralità del rispetto delle norme e della collaborazione in pista.
Sul tavolo anche il futuro della formazione: corsi più moderni, multidisciplinari, capaci di rispondere alle nuove esigenze di un mercato in evoluzione e di oltre duemila maestri di sci alpino, fondo e snowboard iscritti all’albo professionale.
«Anno dopo anno – ha spiegato Beppe Cuc, presidente dell’Associazione Valdostana Maestri di Sci – ci rendiamo conto di quanto questi incontri siano preziosi. I direttori più giovani e le scuole delle località minori possono trarre spunti dalle realtà più strutturate, migliorando la gestione e i servizi. È un confronto che aiuta tutti: chi insegna, chi dirige, chi sale in pista».
La tre giorni di Alassio si è chiusa con una riflessione condivisa:
quella del maestro di sci non è soltanto una professione, ma una vocazione. È l’arte di tradurre la montagna in linguaggio umano, di insegnare a chi arriva dal mare o dalla pianura che la neve non si conquista, si ascolta.
Oggi più che mai, il maestro è un ambasciatore di valori antichi e moderni insieme: disciplina, coraggio, rispetto, curiosità. È guida, custode, compagno di viaggio. Accompagna bambini e adulti sulla stessa pista, insegna loro non solo a curvare ma a guardare avanti, a cadere e rialzarsi, a sentire la montagna come parte di sé.
Ecco perché incontri come quello di Alassio contano più di una semplice riunione tecnica: sono un atto di appartenenza.
Perché dietro ogni lezione, ogni sorriso in pista, ogni gesto di sicurezza o incoraggiamento, c’è un’idea precisa di futuro: una montagna viva, consapevole, capace di educare chi la ama a essere, come la neve, sempre in movimento ma mai senza radici.
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