La scelta di destinare a Sochi l’organizzazione della XXII edizione dei Giochi Olimpici Invernali è stata assunta il 4 luglio 2007 a Città del Guatemala durante la 119a sessione del Comitato Internazionale Olimpico. Sette città avevano presentato ufficialmente la loro candidatura e di queste tre erano state designate come finaliste per il ballottaggio finale: Salisburgo, Pyeongchang e Sochi. La candidatura della località sul Mar Nero era stata fortemente sostenuta dal leader russo Vladimir Putin che aveva seguito personalmente i lavori della sessione del CIO andandosene soltanto a poche ore dalla votazione decisiva quando…i giochi erano ormai fatti. La città avrebbe visto arrivare investimenti per decine di miliardi di dollari.
Non c’era niente. Tutto doveva essere costruito ex novo ma il formidabile peso politico della candidatura russa giocato sulla bilancia delle preferenze, alla fine aveva vinto battendo la concorrenza delle altre due finaliste. Il fascino, la tradizione storica, la presenza di molti impianti e piste già praticamente pronte non erano servite a niente alla città di Mozart: Salisburgo era stata spazzata via come un fastidioso fuscello al primo scrutinio (25 voti contro i 36 di Pyeonchang e i 34 di Sochi). Oggi per avere le Olimpiadi la tradizione quasi disturba, non bastano più i legami col passato, il background culturale e tecnico: ci vogliono i muscoli dei dollari, del business e della politica. Il duello titanico del ballottaggio tra Russia e Corea si era risolto a favore di Sochi per cinque voti (51 contro 47), pare per la scelta di campo dell’ultimo momento dei rappresentanti di Cina, Giappone e Stati Uniti. La coreana Pyeongchang si sarebbe consolata vedendosi assegnare nel 2011 l’edizione olimpica numero 23 del 2018. Per l’austriaca Salisburgo, se ne riparlerà chissà quando
NELLA FOTO: DMITRY CHERNYSHENKO, PRESIDENTE DEL COMITATO ORGANIZZATORE
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