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Viaggio nel mondo delle Fiamme Gialle, nel cuore dello sport

Viaggio nel mondo delle Fiamme Gialle, nel cuore dello sport
Il nostro tour nei Gruppi sportivi militari fa tappa a Predazzo, alla scoperta delle attività delle Fiamme Gialle. Come sempre, partiamo dall’organizzazione generale.

Il centro sportivo che indica le strategie delle Fiamme Gialle è a Roma, articolato con un gruppo polisportivo, che a sua volta coordina cinque nuclei. Due di questi si trovano nella sede centrale nella capitale, uno per l’atletica leggera, l’altro per judo, karate, tiro, nuoto e tuffi e scherma. Un terzo nucleo è a Sabaudia per canoa e canottaggio, un quarto a Gaeta per la vela, infine il quinto a Predazzo che raggruppa gli sport invernali di sci alpino, sci fondo, biathlon, combinata nordica e il ghiaccio con lo short track e il pattinaggio di velocità (pista lunga).

I più corposi dal punto di vista numerico sono quelli dell’atletica e degli sport invernali che considerano poco meno di cento persone tra tecnici e atleti. Nel complesso parliamo di circa 210 persone che sviluppano «solo» 12 discipline.

Il nucleo nato per primo è quello dell’atletica, 1921, quindi quest’anno ha festeggiato il centenario dell’attività agonistica. Poi quello degli sport invernali che si è sviluppato in seno alla Scuola Alpina nel 1925, sempre a Predazzo. È uno degli istituti di formazione della Guardia di Finanza, nato nel 1920, dunque tra i più antichi in ambito militare, specie per il settore montagna. Qui si sono formati, ma anche oggi è così, i finanzieri che per tanti anni hanno avuto compiti di vigilanza ai valichi alpini. Ora è più mirato alla formazione professionale tipica del finanziere, ma cura anche i corsi di soccorso alpino. Nel 2002 la Guardia di Finanza decise di portare l’intera attività sportiva sotto un unico coordinamento. Quindi la dipendenza gerarchica del gruppo sciatori è andata sotto il centro sportivo uscendo così dalla scuola alpina.

Sofia Goggia

Il capo supremo delle Fiamme Gialle (ramo strategico) è il comandante del centro sportivo, Generale di Brigata Flavio Aniello.
Il Generale Vincenzo Parrinello è invece il comandante della polisportiva, ovvero il ramo operativo, che coordina le attività dei cinque nuclei. Dopo una formazione nella pallavolo, ha seguito per molti anni l’atletica, ma il mondo dello sci lo ha conosciuto quando la Fisi, nell’estate del 2011, fu commissariata. Franco Carraro lo individuò come braccio operativo per due stagioni, fino all’arrivo di Flavio Roda.

Il comandante degli sport invernali, quindi del nucleo di Predazzo, è il tenente colonnello Gabriele di Paolo. È entrato in Finanza da post laureato (economia), quindi non attraverso l’Accademia. A partire dal 1997 ha iniziato a occuparsi di atletica fino al 2015. Poi è passato a Predazzo, quindi l’anno prima della scomparsa del generale Carlo Valentino, presidente Fisi dal 1988 fino al 2.000. E proprio a lui, nel 2017 è stata intitolata la caserma, appena conclusi i lavori di ristrutturazione.

Luca De Aliprandini

Esiste in realtà, una seconda caserma in dotazione, la Mosconi e si trova allo Stelvio, sede estremamente importante e funzionale per gli allenamenti estivi. Si trova all’altezza della cantoniera, al bivio con la Svizzera, pochi tornanti sotto il passo, in direzione Bormio. Anche questa è stata recentemente ristrutturata e oggi può ospitare 25-30 posti letto. È dotata di ogni servizio, cucina e palestra comprese oltre a un locale per la fisioterapia.

A Predazzo c’è uno staff dedito al funzionamento basico della caserma. È sede di numerosi raduni federali ma anche di attività esterne. Capitano raduni del comitato trentino e veneto e di sci club o delle stesse squadre nazionali Fisi.

Luca De Aliprandini con l’argento al collo conquistato ai mondiali di Cortina 2021

Di Paolo precisa
«È una delle mission cui teniamo moltissimo. Mettere a disposizione le nostre strutture non solo per le attività delle Fiamme Gialle motivo di orgoglio. Un sistema che crea tante sinergie nel settore neve e ghiaccio». Ognuno dei cinque settori degli sport invernali è composto da atleti e tecnici. Alcuni di loro sono distaccati presso la Federazione, vedi Angelo Weiss e Daniel Dorigo nello sci alpino, Ivo Pertile nel salto, Ivan Lunardi nella combinata nordica, Andrea Zattoni nel biathlon… Per lo sci alpino, fondo e biathlon ci sono tecnici di sede che gestiscono gli atleti che escono dalle squadre nazionali. Il loro compito principale è di seguirli per riportarli nel massimo livello, con programmi specifici in base alle necessità. Questa attività avviene anche con alcuni giovani del gruppo sportivo che vengono tesserati, circa quindici atleti, a partire dai 17 anni. Ovviamente vengono scelti tra i più promettenti del panorama nazionali.

Christof Innerhofer

«E ci tengo a dirlo – dice Di Paolo: “agiamo anche in collaborazione col comitato trentino essendo sul nostro territorio. Cerchiamo di aiutare questi giovani atleti a fare l’ultimo gradino, quello che li porta nelle squadre nazionali. Questo nel pieno rispetto dei programmi tecnici del Comitato. I tesseramenti sono coordinati e concordati con loro, così come la conseguente gestione tecnica. Se ce lo chiedono li gestiamo noi, altrimenti continuano con il loro gruppo tecnico mentre noi creiamo solo alcuni moduli per ampliare le loro possibilità di crescita. Questo avviene soprattutto nei mesi estivi.

Qual è il criterio utilizzato per tesserare i ragazzi?
Salvo casi particolari non ci allontaniamo tanto da qui, quindi il serbatoio principale è soprattutto quello trentino. Il talento da solo però non basta, perché guardiamo anche altri fattori di condivisione che riteniamo fondamentali. Quello con la famiglia è prioritario, poi sicuramente con lo sci club. Se tutti sono d’accordo, proponiamo il tesseramento che si aggiunge agli altri pilastri su cui poggia la sua attività.

Alex Vinatzer

essere tesserati per le Fiamme Gialle impone regole particolari?
L’atleta tesserato per le Fiamme Gialle è un civile a tutti gli effetti, ne più ne meno come uno sci club. Quindi non esistono obblighi militari o corsi di addestramento. Naturalmente, vestendo i nostri colori, deve mantenere un comportamento in qualsiasi occasione sia professionale e possibilmente che sia anche da esempio. Una disciplina di base che credo pretenda qualsiasi società sportiva seria e che crede nei valori dello sport.

E i benefici quali sono?
Il nostro supporto tecnico e anche un aiuto economico per quanto riguarda l’attività di allenamenti, gare e trasferte. Ecco, rispetto a una società tradizionale, non si devono sostenere i costi dell’iscrizione o per le divise. Ripeto, stiamo parlando di pochi atleti, anche perché non ci metteremo mai in concorrenza con gli sci club, tutt’altro. Un niente rispetto all’atletica, settore dove vengono tesserati oltre 300 ragazzi, anche a partire dai 9 -10 anni fino ai 17. Si tratta di una strategia molto diversa, perché li andiamo a cercare persino nelle scuole anche solo per un avviamento all’attività. Nello sci partiamo da un livello superiore che non si ferma ai 17 anni. Se c’è un ragazzo valido che ha perso uno o due anni ad esempio per un infortunio, non per questo viene scartato. Anzi, questa situazione suona anche come una sfida sportiva stimolante per tutti. Inoltre, la caserma è a loro disposizione, così, come si è detto prima, lo è anche per ragazzi che non hanno un rapporto con le Fiamme Gialle. Nel limite del possibile cerchiamo di aiutare chi crede veramente nello sport.

Sofia Goggia
Con le scuole avete mai creato attività?
Altroché, capita spesso. Insomma, non si deve pensare che Predazzo sia una caserma dedicata all’attività militare perché appartiene alla Guardia di Finanza. Predazzo vive di sport dal punto di vista agonistico, ma anche culturale.

Il tesserato cos’ha in dotazione?
Tute da gara, skipass, iscrizioni, rimborso delle trasferte. Questo dipende anche dal numero dei tesserati che può cambiare di anno in anno, ma al limite rimane scoperta una minimissima parte. D’altra parte, il focus del gruppo sportivo è quello di aiutare i ragazzi a fare un salto di qualità e questi aspetti, unitamente a quello puramente tecnico, per molti di loro fanno proprio tanta differenza. La sola appartenenza alle Fiamme Gialle non fa schizzare le motivazioni alle stelle in automatico. Insomma, non basta dargli solo i colori! Per cui facciamo il possibile per sostenere le famiglie nelle spese basilari. A loro carico, invece, rimane il materiale. Oggettivamente quello non riusciamo a coprirlo.

Stefano Gross

C’è un tempo limite di appartenenza come tesserato?
Non è certo un anno solo. Si sa, nello sci possono intercorrere infiniti motivi che fermano la crescita e il raggiungimento dei risultati sperati. Comunque ogni atleta ha la sua storia e la strada la percorriamo insieme, in totale condivisione. Anche se dovesse arrivare il giorno dell’arrivederci.

C’è un numero massimo di tesserati?
Oscilliamo attorno all’asse dei 14/15 tesserati all’anno.

questa fase è l’anticamera dell’arruolamento?
Qui è bene mettere i puntini sulle “i”. L’arruolamento è un concorso pubblico. In nessun modo il tesseramento può essere collegato all’arruolamento. Perché quel primo step, come detto, serve solo per consentire di fare un salto di qualità tecnico a coloro che si stanno distinguendo nel panorama giovanile. L’unico aggancio che c’è, se si vuole, è che l’arruolamento prevede un concorso per titoli. Dunque, se durante il periodo di tesseramento l’atleta vince è chiaro che acquisisce i titoli per vincere il concorso, se decide di iscriversi. Il discorso, quindi, parte da un punto di vista nettamente differente.

Giovanni Franzoni

E il concorso in cosa consiste?
Ne facciamo uno all’anno e prevede sostanzialmente un’idoneità psicofisica, la prima cosa che viene accertata. Si cerca anche di capire se può esistere qualche motivazione avversa al mondo militare. Se un ragazzo è terrorizzato dalle armi, ad esempio, viene fuori dai test cui è sottoposto. Questa è la base. Poi si valutano i meriti sportivi cui viene attribuito un determinato punteggio che determina una graduatoria.

Quindi cosa avviene: se si presenta un atleta appartenente a un qualsiasi sci club che ha un curriculum sportivo pieno di vittorie potrà vincere il concorso con buona pace dei tesserati delle Fiamme Gialle! Più sei bravo, più sei forte, maggiori possibilità hai di essere arruolato.

Naturalmente viene fissata anche una soglia minima di punteggio. Ricordiamo che dal momento in cui si è arruolati si riceve uno stipendio dallo Stato. Dunque, è necessario possedere un certo livello.

Riccardo Tonetti, Stefano Gross e Alex Vinatzer

Il concorso si fa a Roma?
Certamente, è quello il centro di reclutamento. Il nostro compito è quello di capire quanti posti a concorso mettere a disposizione per ogni disciplina. Se dopo una nostra disamina capiamo che non sussistono i presupposti sportivi per una determinata attività, non viene nemmeno proposto. Una volta aperto il concorso, il centro di reclutamento di Roma valuta l’iscrizione del candidato, che viene convocato per le visite attitudinali. Quindi c’è la valutazione del curriculum sportivo, vidimato dalla Federazione e si forma la graduatoria. Il 15 novembre abbiamo incorporato cinque atleti usciti dal concorso terminato a fine settembre, sono Veronica Silvestri del fondo, Jeffrey Rosanelli del pattinaggio pista lunga, e tre dello sci alpino: Alessia Guerinoni, Max Perathoner e Gianlorenzo Di Paolo.

Dorothea Wierer

Di Paolo? Parente?
Si tratta di un’omonimia, anche se qui dentro, scherzando, dicono sia mio figlio. In un certo senso, lo sono tutti! Ma a proposito di Gianlorenzo, questo è un classico caso in cui abbiamo fatto scouting. Me lo aveva segnalato l’allenatore Roberto Griot (nostro coorrinatore degli allenatori) e dallo Ski College Veneto è passato con noi. L’anno scorso ha iniziato a inanellare un podio via l’altro, si è iscritto al concorso e lo ha vinto. Non era scontato, altre volte, con situazioni simili, non è successa la stessa cosa. Si consideri che mediamente le Fiamme Gialle aprono il concorso a 25 posti all’anno. Per gli sport invernali si va da 4 a 6, dipende dal momento.

Lara Malsiner

Tanti entrano, tanti escono?
Nel medio periodo sostanzialmente sì, nel breve no. Diciamo che prevale sempre il buonsenso. Non è che scientificamente accomodiamo alla porta un ragazzo per farne entrare un altro. Prima di tutto cerchiamo di tenerci sempre un po’ sotto organico in modo da non superare mai il numero previsto. Preferiamo tenerci la possibilità di valutare ancora per qualche tempo quegli atleti che, per ragioni diverse, non sono riusciti a esprimersi. Se invece riteniamo che il percorso sia arrivato alla fine, l’uscita dal Gruppo Sportivo è inevitabile. Ci sono momenti in cui dismettiamo atleti in maniera inferiore rispetto a quanti ne entrano o viceversa. Non c’è una regola fissa, dipende dalla storia agonistica degli atleti. Poi è chiaro che nel giro di due o tre anni le due entità numeriche devono allinearsi.

Arianna Valcepina
Quando i migliori entrano in squadra nazionale il rapporto con voi si indebolisce?
Il legame esiste sempre, non solo, ma non perde mai la sua intensità, perché il rapporto che si instaura si appoggia su tantissime cose fin dal primo giorno di arruolamento. A tutti i nostri ragazzi trasmettiamo i valori più importanti dello sport e il senso di appartenenza al gruppo, naturalmente secondo il credo delle Fiamme Gialle. Senza questo tipo di “lavoro” l’atleta potrebbe sentirsi un’entità estranea. Beh, da quando sono qui, non è mai accaduto. Il cordone ombelicale rimane sempre ben attivo. Io stesso, in diverse occasioni, seguo le trasferte e non certo per starmene al parterre a godermi la prima e la seconda manche. Solo sul campo è possibile confrontarsi con le persone protagoniste dell’ambiente, altri dirigenti, allenatori… È proprio in quei momenti che ti accorgi di tante cose e l’atleta la tua presenza l’avverte eccome. Naturalmente non mi riferisco al livello Coppa del Mondo, ma di quello immediatamente sotto.

Alessandro Pittin
In sede tornano ogni tanto?
Organizziamo sempre delle attività nei 12 mesi. Alla festa delle Fiamme Gialle di fine anno ci sono sempre tutti. Poi c’è anche qualche occasione puramente militare di addestramento e alcuni appuntamenti tecnici che organizziamo qui da noi. Ma il vero legame lo crei con il rapporto che diventa personale, tra compagni di squadra, tecnici, dirigenti. Se non  dovesse crearsi un giusto senso di appartenenza sarebbe un fallimento che nemmeno una Coppa del Mondo riuscirebbe a mitigare. Sinceramente non ricordo un solo caso, anche perché è uno dei nostri compiti principali creare l’ambiente migliore. Mission soprattutto dei nostri allenatori.
Davide Graz
Quali sono gli impegni militari?
Se sei nel gruppo sportivo delle Fiamme Gialle è perché fai l’atleta, non il militare. Sappiamo benissimo che la vita di questi ragazzi, specie quelli che vestono la maglia Azzurra, conducono una vita abbastanza complicata. Per cui cerchiamo sempre di non andare a impattare sulla loro attività. Da ottobre a fine marzo, ogni volta che devo chiamare qualcuno qui, so di creare un problema. I giorni di riposo sono pochi, i ragazzi hanno sempre con la valigia in mano. Poi alcune attività militari sono obbligatorie, ma vengono organizzate con intelligenza.

Celina Haller

Ad esempio, quando già sono vicini alla sede, o nei periodi distanti dal cuore dei calendari agonistici. Spendiamo qualche giorno di inquadramento generale al loro primo ingresso. Giusto per spiegare loro dove sono, perché ci sono e cosa devono capire di quello che è cambiato rispetto a prima. La vera formazione di finanziere è prevista alla fine della carriera agonistica, con corsi specifici, naturalmente per coloro che decidono di non congedarsi. Di fatto inizia un nuovo lavoro che necessita di un vero e proprio addestramento. Se agissimo al contrario, con la frequentazione di corsi formativi all’inizio, cosa ricorderebbero, terminata la carriera agonistica che magari dura dieci anni e oltre?

Giacomo Bertagnolli e la guida Andrea Ravelli

Il posto nelle Fiamme Gialle deve essere difeso da risultati minimi?
Sappiamo che la vita agonistica è molto complessa. il risultato può essere condizionato da infortuni e aspetti personali di vita pura. Quello che non deve mai mancare un istante è lo stimolo a fare bene. L’arruolamento è un punto di partenza, non certo di arrivo. Il ragazzo che si trova qui da noi di fatto sta investendo su se stesso. Se viene a mancare l’impegno cessa anche il senso di rimanere nelle Fiamme Gialle. Noi esistiamo per dare sviluppo allo sport italiano, non per garantire uno stipendio a chi si sente sistemato. Il momento critico nasce soprattutto dal momento in cui si esce dalla squadra nazionale. In queste situazioni si valuta caso per caso. Se l’atleta dimostra la totale volontà a rimettersi in gioco non siamo ben felici di offrigli il massimo supporto possibile per farlo tornare in auge. Quando poi si capisce che i risultati non potranno più arrivare è chiaro che si esce dal gruppo. Non si tratta di un licenziamento, ma è una decisione che si prende insieme, dirigenti, tecnici, atleta.

Giacomo Bertagnolli e Sofia Goccia con Sabatini e Palmisano

Quindi è quando l’atleta esce dalla Nazionale che il gruppo sportivo entra maggiormente in azione?
Negli sport invernali secondo me sì. Nell’atletica, ad esempio, non è così. È tutto più semplice. Se un atleta si infortuna paradossalmente può stare anche otto mesi in un campo di paese di periferia seguito da un bravo allenatore. Dopo un anno torna, partecipa ai Campionati italiani li vince. Poi fa il minimo per qualificarsi alle Olimpiadi e ha risolto il suo problema. Nello sci questo sistema non si può applicare per una sola persona. Ed è qui che il Gruppo Sportivo deve essere efficiente per offrire un supporto di massima qualità e cambiare l’eventuale tendenza negativa. Fin quando invece, il ragazzo è in squadra, la federazione si prende onori e oneri. Noi non possiamo intervenire nell’attività. Un esempio lampante è quello di Stefano Gross che prima di entrare in pianta stabile nella squadra di slalom era qui a Predazzo. Quindi l’attività di recupero è quella che ci impegna maggiormente.

L’uscita di squadra rischia di portare l’atleta a una stato depressivo: avete al vostro interno figure professionali per il recupero mentale?
Nello sport la figura del metal coach prevale sempre di più. Fino a dieci anni fa, l’atleta che si affidava a uno psicologo dello sport veniva considerato una mosca bianca. Oggi tale figura compare già a livello children. Noi ci appoggiamo a un professionista esterno, il medico dello sport dottor Filippo Balestrieri. Poi c’è anche un lavoro importante sul piano motivazionale dei nostri allenatori, ma stiamo parlando di tecnici, non di psicologi. In alcuni casi, anche per praticità, è l’atleta stesso che ci indica il professionista cui desidera affidarsi.


Valentina Cillara Rossi e Teresa Runggaldier

Invece come si diventa allenatori delle Fiamme Gialle?
È una figura cui le Fiamme Gialle tengono sempre molto. Il motivo per cui non seguiamo tutte le discipline invernali è proprio per la consapevolezza che ogni attività dev’essere strutturata in maniera adeguata oltre che perfetta. Non basta ingaggiare un atleta, e godere dei risultati che è capace di raggiungere. Ad esempio, non siamo nello scialpinismo, ma non ci sogniamo neanche di avvicinare a un atleta della specialità, perché non sapremmo come gestirlo e aiutarlo. Ci deve essere sempre un progetto a lunga scadenza dietro. Nella maggior parte dei casi gli allenatori sono ex atleti, ma non è un passaggio automatico, perché in pochi hanno questa attitudine.

Riccardo Tonetti

È anche una questione di totale passione perché si sa che questa professione è una pura missione! In termini di sacrifici è ben più complessa rispetto a quella dell’atleta, se non altro per una differenza di età che ti porta alla costruzione di una famiglia. Se tutto questo è accettato, poi si cerca di capire chi ha più carisma e stoffa e sa interpretare il ruolo di allenatore in modo moderno. Vuol dire aggiornarsi, non sentirsi appagati, o pensare di avere sempre in tasca la soluzione migliore. È importante anche sapersi mettere in discussione, avere voglia di ampliare le conoscenze ed essere consapevoli che si sa qualcosa, ma non tutto. Ecco queste  per me sono priorità. Gli ultimi entrati a far parte dell’organico tecnico, sono nello sci alpino Cristian Davilla, nel fondo Fulvio Scola e w nel Biathlon.

Laura Pirovano

Molti vanno in squadra…
Il rapporto tra Fisi e noi per quanto riguarda gli allenatori è abbastanza complesso. Mi spiego, la federazione ogni anno può aprire o chiudere un contratto. Magari c’è un anno che te ne chiede dieci e allora fai di tutto per assecondare tale necessita, ma al contempo vai a sguarnire l’organico interno. L’anno dopo magari arriva un nuovo direttore agonistico che cambia progetto e te ne rimanda 6 a casa e a quel punto vai in sovrannumero. Noi però non possiamo avere la stessa agilità della Fisi. Non puoi obbligare un nostro tecnico a fare l’allenatore per trent’anni, ma non puoi nemmeno dargli questo incarico per un anno, metterlo in ufficio in quello successivo e poi magari riportarlo sul campo. La gestione di questo equilibrio è un esercizio complicato.

Manuel Ploner

Gli allenatori che entrano in Fisi sono al soldo della federazione o sempre del gruppo Sportivo?
Lo stipendio della Guardia di Finanza è sempre fisso fin quando si è arruolati, ma esiste anche un compenso che arriva dalla Fisi, regolarmente autorizzato ex articolo 53. Lo stesso meccanismo che vale per gli atleti quando beneficiano di premi e sponsorizzazioni. Oltre alla convenienza della qualità tecnica, per la Fisi ne esiste anche una economica. Un conto è proporre un contratto a un allenatore civile che deve basarsi solo su quell’introito. La situazione cambia se di base c’è già una copertura da parte del Gruppo Sportivo.

Nicol Delago

L’allenatore delle Fiamme Gialle deve prima diventare maestro di sci e allenatore federale?
Bisogna distinguere due binari che corrono in parallelo. Dal punto di vista militare, individuo l’ex atleta da avviare a questa attività, il posto c’è, elaboro la proposta, la gerarchia me l’approva e per le Fiamme Gialle diventa allenatore. Contemporaneamente sull’altro binario, deve formarsi come qualsiasi civile, quindi diventa maestro e segue i corsi federali per acquisire i galloni di allenatore dei vari livelli previsti. Lo prevede la normativa sportiva. Alcuni, vedi Manuela Moelgg, compiono questo percorso quando ancora sono atleti. Anticipare i tempi è conveniente sia per loro che per noi. Si tratta comunque di una specializzazione personale. Se l’arruolato è già allenatore, ma deve seguire il corso di terzo livello, le Fiamme Gialle lo assecondano. Non posso però mandare un nostro militare a fare il corso maestri perché mi serve un allenatore. Dovrà organizzarsi approfittando dei giorni di assenza dal servizio previsti per motivi personali che riguardano la formazione professionale.

Alex Hofer

Un altro aspetto importante, il rapporto con i genitori…
*È molto variegato, se mi permetti un eufemismo, raccoglie l’intero arco parlamentare! Capita la famiglia troppo ingerente, quella eccessivamente ansiosa o preoccupata, quella più intelligente che supporta nel modo giusto. Capitano anche casi di commistione tecnica, vuoi perché il padre o la madre sono allenatori e cercano di metterci il becco. Cerchiamo di mettere in campo il massimo buon senso. Soprattutto sempre rispettosi nei confronti loro perché ci rendiamo conto delle dinamiche che legano genitori-figli. Interveniamo quando proprio si presentano delle distorsioni che rischiano di creare negatività al ragazzo. L’importante è comprendere bene che in età giovanile il percorso di crescita personale di vita va di pari passo con quello sportivo. Se non funziona il primo, non funzionerà nemmeno il secondo.

Giacomo Dalmasso

Sono previsti incontri periodici con le famiglie?
Quando ci avviciniamo al tesseramento, quindi a ragazzi molto giovani, sicuramente minorenni, esiste un primo contatto con le famiglie. È importante che anche loro capiscano quali sono i nostri obiettivi, quali strumenti siamo in gradi di mettere a disposizione. Soprattutto facciamo chiarezza sulle aspettative. C’è chi immagina di vedere il proprio figlio o figlia già alle Olimpiadi per il solo fatto di essere tesserato col Gruppo Sportivo. Beh, naturalmente non funziona così!

Elena Sandulli e Francesca Fanti

Cosa dice il comandante Di Paolo a un ragazzo nel suo primo giorno di arruolamento?
Prima cosa gli spiega che il ruolo del gruppo sportivo è quello di portarlo a fare il suo massimo. Noi siamo il suo strumento attraverso il quale può cogliere le opportunità di una carriera di successo. Se riusciamo a fare questo, l’obiettivo è centrato. Perché questo accada, ciascuno deve mettere del suo. Noi ci mettiamo dedizione e anche affetto. Proprio così, affetto, perché chi entra qui deve sentirsi voluto bene e bene accolto. Solo così fai capire che lo stavi aspettando. Poi lo porta sul discorso della professionalità, serietà, disponibilità nella risoluzione dei problemi. Il rapporto tra le persone a livello di comunicazione deve sempre prendere il sopravvento per creare il senso di totale empatia. Gli fa anche capire che da quel giorno lo Stato sta investendo su di lui ed è fondamentale comprendere l’importanza di un privilegio simile. Che è anche quello di poter lavorare cullando contemporaneamente la propria passione. Non capita spesso! Poi un ultimo aspetto, quello della fame! Se ce l’hai arrivi, appena cominci a sentirti sazio sei finito.

Tobias Kastlunger

Il senso di appartenenza crea una certa rivalità con gli altri Gruppi Sportivi?
Se parliamo di rivalità sportiva, beh, col giusto buon senso esiste. Bisogna però essere sempre ben focalizzati. La rivalità deve svilupparsi esclusivamente in gara. Ovviamente spero che i miei battano sempre gli atleti degli altri Gruppi Sportivi. La nostra grande responsabilità, però, come funzionari dello Stato, persone che hanno una responsabilità di carattere collettivo se non altro perché gestiscono soldi pubblici, è anche quella di capire che i gruppi Sportivi devo sviluppare il movimento. Perché questo accada a volte devono fare delle scelte che non sempre massimizzano quella particolare occasione.

Matteo Franzoso

Preciso, coi gruppi di sede si possono sviluppare sinergie di grande valenza morale, tecnica e di motivazione. Lo abbiamo fatto con il fondo ad esempio. Lavorare assieme sicuramente si cresce. Se invece mi ancoro sul concetto che io non devo dare nulla a un collega di un altro gruppo Sportivo perché lo identifico come rivale, non si va molto lontani. Auspico che si crei un coordinamento ancora maggiore di quello attuale anche se, inutile negarlo, alcune logiche individualistiche finiscono per prevalere.

Gianlorenzo Di Paolo, Alessia Guerinoni e Max Perathoner

Descriviamo la struttura di Predazzo
La caserma conta 24 stanze a disposizione degli atleti che seguono una certa rotazione, in base ai programmi dell’attività agonistica. In realtà sono 32 se calcoliamo anche quelle destinate al personale fisso. La capienza massima, in tempi normali, è di 45 posti, ma raramente siamo a pieno regime. Capita in casi particolari come quest’estate quando abbiamo ospitato il raduno atletico della squadra di skiroll. Ma abbiamo aperte diverse collaborazioni anche con alcune scuole del Trentino per introdurre gli studenti all’esplorazione delle attività montane. Quindi quella di Predazzo è una caserma, come dire, open a tante iniziative dove prevale la cultura dello sport.

Valentina Cillara Rossi e Teresa Runggaldier

Nella struttura stiamo completando alcuni lavori, in uno spazio dove è in definizione un ampio garage e al piano superiore è prevista la realizzazione di una palestra. Nell’attesa ci appoggiamo alla struttura della Scuola Alpina che è a 150 metri.

Da non dimenticare che abbiamo anche una sezione paralimpica, foriera, tra l’altro, di risultati straordinari grazie a Giacomo Bertagnolli, e la sua guida Andrea Ravelli. Ci stiamo anche strutturando in base al nuovo decreto, stabilito dalla riforma dello sport, molto importante che specifica il rapporto tra gli atleti e i Gruppi sportivi militari. Non si tratta di un vero e proprio arruolamento perché esistono dei parametri fisici che il mondo militare è obbligato a osservare. Tuttavia, la legge ci darà la possibilità di contrattualizzare il rapporto. Le Fiamme Gialle hanno stabilito di potere accogliere fino a un massimo di 13 atleti tra tutte le discipline. Quindi a partire dal 1° gennaio 2022 possiamo programmare il bando. Anche in questo caso parliamo di atleti di assoluta eccellenza.

Manfred Moelgg co  Desalu Eseosa Faustine

Comandante, abbiamo dimenticato qualcosa?
Una, cui tengo particolarmente, che è la parte organizzativa, branca fondamentale della nostra attività, perché ci permette di dare il nostro contributo al mondo sportivo. Siamo partner della gare di coppa del mondo e Mondiali della Val di Fiemme da anni. Collaboriamo con le gare che tra poco ci saranno in Val di Fassa. Eravamo anche a Cortina per i Mondiali per un supporto logistico. Questa attività è prevista per tutti gli sport, come il Golden Gala di atletica. Numerose sono le Fis direttamente organizzate da noi o in appoggio ad altri sci club, come la Dolomitica al centro di tante attività nel settore skiroll. Gare a parte organizziamo eventi veri e propri, come il convegno di aggiornamento di tutti i tecnici. Siamo giunti all’undicesima edizione. L’8 novembre abbiamo coinvolto i tecnici di tutti le nostre discipline. Insomma, quando qualcuno ci chiede, per noi è importante esserci. E ci siamo sempre!


ALLENATORI

SCI ALPINO:  GRIOT Roberto, DORIGO Daniel, WEISS Angelo, DEVILLE Cristian
SCI FONDO: SCOLA Fulvio ,BAUDIN Francesca
BIATHLON: GHIGLIONE Luca e ZATTONI Andrea
PATTINAGGIO: ANESI Matteo
SALTO E COMBINATA NORDICA: PERTILE Ivo

ATLETI

SCI ALPINO: CANINS Matteo,  CILLARA ROSSI Valentina, DALMASSO Giacomo, DE ALIPRANDINI Luca, DELAGO Nicol , DI PAOLO Gianlorenzo, FANTI Francesca, FRANZONI Giovanni, FRANZOSO Matteo, GOGGIA Sofia, GROSS Stefano ,GUERINONI Alessia, HALLER Celina, HOFER Alex, INNERHOFER Christof, KASTLUNGER Tobias, MOELGG Manfred, PERATHONER Max, PIROVANO Laura, PLONER Manuel, RUNGGALDIER Teresa,  SANDULLI Elena, TONETTI Riccardo e VINATZER Alex.
SCI FONDO: BARP Elia, CHIOCCHETTI Alessandro, DEL FABBRO Luca, FRANCHI Francesca, GANZ Caterina, GRAZ Davide, AURENT Greta, MOCELLINI Simone, MONSORNO Nicole, SALVADORI Giandomenico, SCARDONI Lucia, SILVESTRI Veronica.
BIATHLON: CHRISTILLE Cedric, GHIGLIONE Luca, GIACOMEL Tommaso, LARDSCHNEIDER Irene, WIERER Dorothea, ZINGERLE Linda
PATTINAGGIO’ Short Track: CASSINELLI Andrea, SIGHEL Pietro, VALCEPINA Arianna, VALCEPINA Martina, VIVIANI Elena
PATTINAGGIO VELOCITA’ Pista Lunga: GHIOTTO Davide, GIOVANNINI Andrea, MALFATTI Michele, NENZI Mirko Giacomo, ROSANELLI Jeffrey
BOB: OBOU Josè Delmas
COMBINATA NORDICA: , BORTOLAS Iacopo, PITTIN Alessandro, RADOVAN Stefano
SALTO: MALSINER Jessica E MALSINER Lara


TESSERATI SEZIONE GIOVANILE SCI ALPINO
SCI ALPINO: BALDO Edoardo, BARBERA Corrado, FELICETTI Giorgia, LANI Federica, RIGAMONTI Leonardo, SEPPI Davide Leonardo Alpino, ZORZI Sebastiano, BERTAGNOLLI Alessandro, 

SCI FONDO: GALLO Elisa, GARTNER Andrea, GHIO Davide, MASTROBATTISTA Simone, ZORZI Andrea
BIATHLON: BETEMPS Simone, COMPAGNONI Davide, DEL FABBRO Serena. Viaggio mondo fiamme gialle Viaggio mondo fiamme gialle Viaggio mondo fiamme gialle Viaggio mondo fiamme gialle Viaggio mondo fiamme gialle Viaggio mondo fiamme gialle Viaggio mondo fiamme gialle Viaggio mondo fiamme gialle Viaggio mondo fiamme gialle Viaggio mondo fiamme gialle Viaggio mondo fiamme gialle Viaggio mondo fiamme gialle Viaggio mondo fiamme gialle Viaggio mondo fiamme gialle

@ FOTO ELVIS

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).