È vero che nell’agonismo man mano che cambiano i materiali l’istinto degli atleti porta a modifiche del gesto e adattamenti per sfruttare tutto ciò che può «fare velocità», ma questi non devono essere interpretati dallo sciatore comune come «nuove regole fondamentali» cui fare riferimento. Per raggiungere un rispettabile ed anche avanzato livello tecnico non bisogna confondere fondamentali e adattamenti, ed i primi devono rimanere il vero «oggetto del desiderio». Sì, lo confesso, sono stufo un bel po’ di certi luoghi comuni che mettono in primo piano le piccole o grandi, vere o presunte novità, distogliendo l’attenzione dalla sostanza. E dato che siamo ad inizio stagione, cerchiamo di partire con il piede giusto. Obiettivo: essere sciatori che esprimono il piacere di sciare con un gesto con della sostanza vera e non scimmiottando il compitino tecnico di moda. Per prima cosa non badare a chi ti mette paura dicendoti che… orrore! Scii ancora come nel secolo scorso con la vecchia tecnica… Che oggi è cambiato tutto, che si fa tutto al contrario! (Tu preoccupati di capire se hai destrezza, coordinazione, reattività, e non stancarti di sviluppare queste qualità di base). Seconda cosa: non seguire i canti di quelle sirene che appena tiri due curve sugli spigoli cominciano a spingerti all’ostinata ricerca di perfezionamento degli archi di curva (Tu cerca di capire a fondo le poche regole importanti e di sperimentare molto; cerca solo ogni tanto la precisione ed i terreni comodi e cerca invece spesso le difficoltà che ti fanno capire l’errore ed imparare ad evitarlo). Lo sci non deve fermarsi
all’imitazione di atteggiamenti formali o all’esecuzione di standard fini a se stessi, deve essere come una libera danza, come il suonare jazz: ritmo, invenzioni geniali, audacia, errori e rimedi sublimi, piacere. C’è bisogno di sviluppare destrezza ed espressione sulla base di pochi e chiari elementi fondamentali. Torniamo ai luoghi comuni che mi danno fastidio, quelle cose un po’ superficiali, dette e ripetute più per sentito dire e per abitudine che non per convinzione o frutto di analisi… ripetute tanto e a pappagallo fino ad apparire importanti. Sicuramente avete sentito dire mille volte e continuate a sentir dire che da quando è arrivato il carving (sono circa vent’anni che è arrivato il carving!) è cambiato tutto nella tecnica, che non si deve più fare distensione, che non ci si muove più, che il carico va distribuito al 50/50 su interno ed esterno, che il bastoncino non si usa più, che gli sci vanno distanziati molto, ecc. ecc… Mezze verità assunte a regole assolute che non fanno altro che spostare l’attenzione su particolari non fondamentali. Uno cosa fa? Come minimo un po’ ci crede, un po’ si deprime e si convince che cambiare modo di sciare sarà davvero un grande problema. Si sente anche un po’ sfigato… si chiede cosa abbia imparato prima e cosa gli abbiano insegnato… Si chiede anche quali cose pazzesche richieda la sciata moderna. A questo punto mi viene da dire: …tranquilli e sereni, perché sciare bene è facile o, quanto meno, non è poi così difficile! In ogni appassionato possono valorizzarsi talenti insospettati ed esistono quasi sempre grandi potenzialità di apprendimento!
Lasciamo però perdere i sentito dire e proviamo ad osservare in modo obiettivo le caratteristiche fondamentali del gesto tecnico. Esistono da sempre e sempre esisteranno. Non dovremo mai perderle di vista e potremo migliorare la nostra sciata riconducendo sempre ad esse ogni nostro esperimento motorio ed ogni nostra sensazione… E mai pensare di aver capito la questione fino in fondo, perché ad ogni step le nostre sensazioni rispetto ai vari fondamentali cambieranno fisionomia; il bello del gioco sarà sentirle nascere, trasformarsi, affinarsi man mano, rinascere a nuove velocità ed in situazioni più impegnative, ritrasformarsi, riaffinarsi. E ancora… e ancora… È tanto vero che i fondamentali sono quelli da sempre che lo sci potrebbe essere insegnato osservando anche soltanto foto vecchie, nessun bisogno di fini analisi di foto attuali se non magari per discutere di alcune sensazioni e di adattamenti sollecitati dai nuovi materiali. Ma è proprio lì che si rischia di fermarsi su particolari e novità perdendo di vista le radici, o addirittura non riuscendo neppure a vederle. Proviamo ad osservarli questi fondamentali. A) L’inclinazione del corpo verso l’interno della curva ed il vincolo piede-piano di appoggio: necessari per tutti i corpi che si sviluppano in altezza e che, in velocità, vogliono cambiare direzione. È il movimento più importante, quello che sta alla base dell’equilibrio dello sciatore durante lo sviluppo della curva. Lo si può imparare in parte istintivamente opponendoci ad una forza che ci arriva di fianco e che vuole spostarci lateralmente, oppure cadendo di lato verso e contro qualcosa che vogliamo spostare lateralmente (come se volessimo abbattere un muro o spostare un mobile appoggiandoci e spingendo lateralmente con il fianco, avendo i piedi ben ancorati al terreno e la spinta che dai piedi sale estendendo la gamba). Ci sono tantissime azioni e sensazioni da provare, che fanno parte del tema «inclinazioni»: inclinazione laterale dei piedi (pronazione dell’esterno alla curva, supinazione dell’interno), solidità laterale delle caviglie (se provassimo a sciare con gli scarponi di cuoio e con le stringhe capiremmo subito…); volontà di incidere e di «tagliare», tensioni muscolari richieste dai piedi-caviglie ai muscoli in modi differenziati tra gamba esterna (forte) ed interna (in relax-attivo); relazione di solidità tra piede-caviglia-ginocchio-bacino; tre possibilità di agire sull’inclinazione con i piedi, con tibie-ginocchia, con tutto il corpo; gamba esterna estesa e forte, interna più in relax e raccolta, e tante altre sensazioni legate alla caduta laterale del corpo, oppure al «raddrizzare il corpo» per passare da una inclinazione all’altra… tutto un mondo da scoprire e da provare quello riferibile al fondamentale «inclinazioni e vincolo». B) La centralità dinamica, cioè il continuo equilibrio antero-posteriore, il saper prevenire arretramenti e riuscire a «mandare il corpo» giù nella discesa, come se lo si volesse far procedere sempre parallelo al pendio senza quel «tirare su e indietro », a volte anche impercettibile, ma che toglie equilibrio, scioltezza e facilità di controllo. Anche qui, un sacco di sensazioni da provare, di postura, di proiezione, di percezione della direzione e percorso del tronco, del momento dello sgancio da una curva, della traiettoria delle spalle che per il cambio incrociano rispetto ai piedi e cercano la discesa. C) Il controllo e gestione delle rotazioni, cioè evitare che il corpo ruoti troppo nel senso di curva o che contrasti troppo con un’esagerata contro-rotazione e saper gestire in modo differenziato e proporzionato le diverse direzioni dei piedi e del tronco durante lo sviluppo della curva, differenza che si evidenzia molto nelle curve strette e dalla cui facilità di gestione dipende la buona riuscita di una sequenza di curve a raggio-corto. Altrettanto importante per una ottimale continuità e fluidità di azione nelle curve a medio ed ampio raggio. D) L’intensità dell’azione, concetto che richiama l’attenzione sulle tensioni muscolari necessarie, sulla modulazione della forza espressa e sui tempismi esecutivi; alla base di questo importante elemento una buona programmazione dell’azione per la quale è necessario saper valutare spazi e velocità, difficoltà oggettive e contingenti, saper decidere tipo di curva, di traiettoria e di tempo e direzione dell’azione. Un aspetto quello dell’intensità dell’azione che coinvolge in pieno le nostre capacità di anticipo motorio e di programmazione dell’azione. Quante cose, direte! Tutte da imparare per riuscire a fare un po’ di curve ben fatte! Non è proprio così… messi nelle giuste situazioni, senza pensieri fuorvianti, istintivamente e con pochi giusti concetti in testa si possono portare i fondamentali ad un livello eccelso. L’obiettivo dovrà essere di crearsi un archivio di 3-4 sensazioni positive per ogni fondamentale, strumenti operativi da avere «sulla punta delle dita» e che sapremo prontamente utilizzare nel migliore di modi e a piacere. Da un anno Claudio Ravetto (ex allenatore e DT delle squadre nazionali italiane di sci alpino) collabora con Jam Session. Dal ‘95 (quindi da 20 anni) ci ispiriamo a sue intuizioni tecniche rispetto all’uso degli sci carving, nate nell’agonismo ma applicabili in pieno e con risultati eclatanti anche nella sciata in campo libero. Lo sci italiano deve molto a Claudio riguardo all’individuazione, l’adozione e lo sviluppo dello studio sui fondamentali dello sci. Con sue semplici indicazioni è stato possibile anche per noi migliorare in modo istintivo la nostra sciata. Studiandoci su, con piacere ed entusiasmo, Jam Session arricchisce di giorno in giorno una didattica sempre più efficace, per la gioia di sciare bene e farvi sciare bene… fuori dai luoghi comuni, con personalità e piacere.
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