Tecnica

Sciare Campus: quando e come usare lo sci interno

di Paco Veluscek:
Partiamo da un concetto: dello sci interno si parla poco. In generale, l’attenzione è sempre rivolta allo sci esterno, quasi fosse l’unico attore protagonista, ma questo non significa che l’interno sia di minore importanza. Quante volte il vostro maestro vi ha urlato: «Stai sullo sci esterno!»?

E invece, quante volte avete sentito dire: «Usa meglio lo sci interno!»? Proprio da quest’ultima domanda nasce la mia riflessione: perché se ne parla così poco? La risposta che mi sono dato è che, in passato, il termine «sci interno» fosse quasi un tabù. Non nominarlo significava già escluderne l’utilizzo, come se affidarsi ad esso fosse un errore tecnico.

Tutto ruotava attorno allo sci esterno, mentre l’interno veniva ignorato o addirittura demonizzato. Oggi, invece, qualcosa è cambiato: sulle piste si sente sempre più spesso parlare di sci interno, soprattutto tra i tecnici più giovani. Eppure resta ancora poco considerato. Da cosa deriva questo mutamento di prospettiva?

In questo scatto si può notare come  lo sci interno ci aiuti a ricercare l’equilibrio e stabilità nelle varie fasi della curva

Il peso dei materiali

Il fattore determinante sono i materiali. Con attrezzi sempre più performanti e velocità sempre più elevate, sciare a 70 km/h è ormai alla portata di molti. Le forze in gioco aumentano di conseguenza, e anche la tecnica deve adattarsi. Immaginiamo un esperimento, semplificato al massimo: siete in pista a 60 km/h, da soli, immersi nel rumore secco delle lamine che incidono la neve fresca di gatto.

Come possiamo osservare, tutti i docenti di sciare campus hanno il piede interno leggermente avanzato, questa caratteristica è dovuta a una leggera rotazione verso l’esterno del bacino a fine curva accompagnata a una maggiore chiusura degli angoli articolari del piede interno rispetto a quello esterno.  P.s. fate attenzione a non esagerare questo avanzamento. 

Arrivate a metà curva, il punto in cui le forze che agiscono sul corpo sono più intense, e arrotondiamo il valore a 2 G (ossia il doppio del nostro peso corporeo). Trasportiamo la scena in palestra. In posizione eretta e comoda, con un bilanciere del nostro stesso peso (es. 80 kg) appoggiato sulle spalle, solleviamo una gamba: automaticamente tutto il carico si sposta sull’altra.

La gamba che resta a terra deve sopportare il doppio dello sforzo. Se i carichi aumentano e le curve si moltiplicano, il dispendio energetico diventa enorme e la capacità di resistere diminuisce. In sostanza, distribuire parte del carico sullo sci interno significa gestire meglio le forze, ottimizzare lo sforzo muscolare e rendere la sciata più efficiente.

In questo scatto osserviamo come lo sci interno ha la funzione di sostegno e lo renda un appoggio solido, specialmente ad alte velocità

Tre condizioni di neve, tre approcci

Entriamo nel dettaglio, analizzando come utilizzare lo sci interno in base alle condizioni di pista: ghiacciata, compatta e fresca.

1. Neve ghiacciata
Su pendenze ghiacciate, l’istinto ci porta ad avvicinarci verso l’interno della curva: una reazione di sopravvivenza. Inclinando il busto verso il pendio, le spalle non sono più parallele al pendio, e inevitabilmente il carico scivola sulla gamba interna, compromettendo la centralità. Perché accade sul ghiaccio e non sulla neve fresca? La chiave sta nel vincolo. Sul duro, l’unico modo per evitare lo sbandamento è incidere il ghiaccio con la lamina, creando una pressione sufficiente a stabilizzare la traiettoria.

Sciare alla vecchia maniera può essere un ottimo esercizio per controllare simultaneamente entrambi gli sci e distribuire il carico equamente

Ritorniamo in palestra: immaginate di avere il bilanciere del vostro peso sulle spalle e, al posto delle scarpe, due pattini affilati che poggiano su un materassino. Alzando un piede, tutta la pressione raddoppia sotto la lama dell’altro, incidendo e tagliando il supporto. È lo stesso principio che governa la lamina sul ghiaccio.

Come utilizzare allora lo sci interno in questa condizione? Qui la sua funzione è di stabilizzatore: aiuta a mantenere la centralità e a gestire lo sforzo muscolare, mentre lo sci esterno resta il principale responsabile nel limitare lo sbandamento laterale. Consiglio: mantenete sempre lo sci interno a contatto con la neve, con un leggero carico. Portate lo scarpone interno sotto al bacino, in modo che la caviglia si chiuda e la pressione sulla linguetta aumenti. Questo vi permetterà di sentirlo più preciso e sotto controllo.

2. Neve compatta
Sulla neve ben battuta la differenza di carico tra sci esterno e interno si riduce, perché la lamina crea un piccolo vincolo naturale incidendo il manto. Qui lo sci interno svolge tre funzioni: 1) Nella prima parte di curva, bilancia i carichi tra interno ed esterno in relazione a velocità, arco e pendenza. 2) Nella fase centrale, contribuisce a ottimizzare lo sforzo e risparmiare energie. 39 In uscita di curva, riduce l’angolazione e facilita il cambio degli spigoli.

Due consigli pratici: 1. All’inizio della curva mantenete la coda dello sci interno leggera, così da percepire il carico solo sull’anteriore/centro, favorendo l’inserimento rapido nella nuova traiettoria. 2. In uscita, diminuite gradualmente angolazione e presa di spigolo avviando il movimento dallo sci interno, con la sensazione di «appiattire» il piede poco a poco.

3. Neve fresca
Qui l’imperativo è galleggiare. Torniamo ancora in palestra: con il bilanciere del nostro peso sulle spalle, la soluzione migliore è distribuire il carico equamente tra entrambe le gambe. Allo stesso modo, nella neve soffice occorre avere un 50% di pressione su ciascun sci.

Per migliorare la sciata in queste condizioni:

1) Avvicinate gli sci, così da aumentare la portanza e il galleggiamento. 2) Usate la rotazione dello sci interno per guidare la traiettoria, mantenendo sempre il parallelismo con l’esterno, quasi a simulare un monosci.

Siamo giunti al termine di questo viaggio per comprendere il ruolo dello sci interno nelle diverse condizioni di neve. Non più un tabù, ma uno strumento prezioso per gestire carichi, ottimizzare energie e migliorare la sciata.

E se volete scoprire altri consigli e sperimentarli direttamente in pista, vi aspetto al prossimo Sciare Campus.


Prossimo Campus: 20-23/24 Novembre a

ST. MORITZ

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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