Tecnica

Sciare Campus: sciare sui terreni duri e ghiacciati

Sciare Campus: sciare sui terreni duri e ghiacciati.
Una delle situazioni più temute, sia dai principianti fino agli sciatori evoluti, è la neve ghiacciata.

Questa situazione spesso crea blocchi psicologici il che già di base mette in difficoltà. Al primo posto ci mettiamo la paura. Chi la subisce, tendenzialmente si irrigidisce bloccando i movimenti. Si potrà ben capire che dinnanzi a tale situazione sarà difficile riuscire a creare carico e angolo di incidenza. Eventi che permettano di creare un vincolo più o meno preciso evitando così di derapare.

Come si può combattere la paura? Prima cosa, per riuscire a sciare, le lamine degli sci devono essere sempre ben fatte. A maggior ragione sui terreni duri. Meglio affidarsi a un buon professionista. Un lavoro fatto bene vi darà una lamina pulita, senza “bave”, e con un angolo netto e preciso. E che tra l’altro è anche più duraturo.

Le lamine con troppa bava, al tatto danno una sensazione di grande aggressività, ma dopo poche curve, disegnate su neve ghiacciata, la bava «si gira» e lo sci non avrà più tenuta.

Su terreno più soft renderà invece lo sci più difficile da girare. Riguardo all’angolo: sui miei sci, per i quali uso un affilalamine elettrico, uso 88 gradi. Angoli minori (87-86-85 gradi) aiutano ad avere una tenuta migliore ad atleti che raggiungono grandi inclinazioni. Di contro ne perde la durata, perché lo spigolo è meno solido rispetto ad un 90 gradi  e tende a consumarsi prima.

Altra domanda che spesso mi viene fatta è: «Ogni quante volte bisogna rifare le lamine?». La mia risposta secca è sempre una sola: dipende! Principalmente dal tipo di neve,  ghiacciata, artificiale, naturale, nuova, trasformata, abrasiva.

Quando voglio godermi la sciata su neve ghiacciata o artificiale, faccio le lamine o le ravvivo con le pietre diamantate ogni giorno. Solo così mi sento stabile e sicuro. Posso «osare» anche un po’ di più.

Su neve nuova o soffice  le rifaccio anche dopo 6-7 giornate, mettendo solo la sciolina per far sì che le solette non si consumino troppo e di conseguenza si brucino con l’abrasione, diventando bianche. Mai scierei una stagione o un mese senza rifare le lamine. Sicurezza e divertimento sono troppo importanti.

Sviscerato questo primo punto base, bisogna pensare a come creare carico, vincolo e angolo di incidenza.

Prendendo allora da esempio l’azione degli atleti forti. Quando li ammiriamo in tivù e ci accorgiamo che stanno sciando sul vetro puro, perché il rumore che passa è inequivocabile, si ha la sensazione in realtà che la neve sia soffice. Sembra che il problema «tenuta» non li riguardi nemmeno! È solo questione di … «manico»?

Uno degli errori principali su tutti i tipi di neve è quello di voler curvare e girare con la parte alta del corpo, sia inclinandosi, sia ruotando. Questo errore sulla neve ghiacciata è ancora peggiore, perché ci si allontana dal carico dello sci esterno, facendolo scivolare verso valle e perdendo stabilità

Sicuramente grazie al livello tecnico, a quello fisico, ma non scarterei a priori quello mentale.

Quei fenomeni alla tenuta non ci pensano proprio, perché la questione non rappresenta un problema di base. Si preoccupano, piuttosto di incidere, quando il pendio aiuta, e di scappare dalla pendenza, sfruttando il vincolo creato sullo sci esterno, per tornare poi in diagonale.

Può sembrare un controsenso, ma ora provo ad analizzare ciò che ho appena espresso.

L’errore principale di quando si scia sulla neve dura, è quello di sentire la lamina incidere con forza per tutta la curva. Ve lo dico subito, questo non è possibile!

Prima di tutto lo sci va caricato. Fatto questo si sfrutta la reazione del carico abbinata alla risposta elastica dello sci stesso. Si sfrutta anche il pendio che in fase di diagonale favorisce una naturale presa di spigolo.

Siamo vicini a comprendere il messaggio? Ancora un aiutino. Immaginate di essere fermi, immobili su una pista molto ripida. Giù gli occhi verso le lamine… vedete che lo sci è in presa di spigolo, naturale, senza far nulla e col corpo non inclinato?

Lo sci esterno, nella seconda parte di curva fino alla chiusura/cambio spigoli, corre sulla neve. La caviglia dello sci esterno è piegata e la tibia è appoggiata sulla linguetta dello scarpone. La gamba esterna è in tensione, con la contrazione del quadricipite che controlla lo schiacciamento verso il terreno causato dalla generazione delle forze. Quando dico «scappare», intendo proprio questa percorrenza sulla lamina

È per questo che nella prima fase di curva è necessario creare movimento di estensione e avanzamento, abbinato a inclinazione. E che nella seconda parte bisogna sfruttare la reazione elastica dello sci, resistendo allo schiacciamento verso il basso (lo si percepisce dall’abbassamento del bacino) e avendo una graduale diminuzione dell’inclinazione degli arti inferiori verso l’interno della curva. Quest’ultimo atto permette allo sci di ritornare piatto sul pendio, pronti per il successivo cambio spigoli.

Ricordiamoci quanto detto all’inizio: il pendio favorisce una naturale presa di spigolo nella seconda parte di curva in quanto si attraversa la linea di massima pendenza. Scrivetelo sul muro: più il pendio è ripido, più bisogna avere il coraggio di avanzare con tutto il corpo, facendo riferimento principalmente al bacino. Solo così si riuscirà a trasferire i carichi verso la spatola dello sci, la quale, essendo il punto più largo, aiuta lo sciatore a curvare.

Un esercizio utile tratto da una lezione dei corsi di Sciare Campus: mettendo i bastoncini dietro la schiena all’altezza del gomito e con i palmi verso il basso, si tende a isolare la parte alta del corpo, amplificando la percezione degli arti inferiori. Provate a fare questo esercizio prima su terreni e nevi facili per riuscire a sentire lo spostamento dei carichi e la solidità dello sci esterno.

In tutto ciò, rifacendoci anche ad articoli scritti in precedenza, ricordiamo che la parte alta del corpo non deve seguire l’inclinazione degli arti inferiori, ma deve muoversi in senso contrario degli stessi. Così facendo i carichi si trovano principalmente verso lo sci esterno.

In definitiva possiamo affermare che, per sciare con fiducia su nevi ghiacciate, l’importante è creare carico per iniziare la curva. Per poi iniziare subito una buona diminuzione di angolazione, sfruttando il vincolo naturale dello sci esterno che attraversa il pendio!

Sciare campus terreni ghiacciati

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).