Al momento in cui scrivo siamo ancora tutti con il naso all’insù per capire se nevicherà o no. Le feste si avvicinano e cresce l’apprensione in chi non vede l’ora di calzare gli sci, che sia per qualche ora soltanto o per la vacanza già prenotata in montagna. I comprensori ben attrezzati hanno predisposto piste perfette e neve di ottima qualità, soprattutto nelle prime ore del mattino. Primo consiglio, quindi…: alzarsi presto per godersi le prime due ore di piste «pettinate» alla perfezione. Poi, solitamente, due ore di punta dalle 11 alle 13 (attenzione! Tenere le antenne dritte! O meglio ancora anticipare la pausa panino alle 11,30-12,00), dopodiché, quando la massa sarà in pausa pranzo si potrà tornare a ragionare, con meno gente in campo. Piste un po’ rovinate, levigate, qualche accumulo di neve, non vere e proprie gobbe… quel fastidioso «lastrina-mucchio/gobbetta» che mette in difficoltà… Importante essere arrivati in montagna con soletta e lamine ben preparate. E il consiglio è di pensare seriamente a procurarsi una squadretta e un «diaface»; si impara in un attimo ed ogni sera, rientrati dalle piste, si può spendere quel minutino per riprendere il filo alle lamine e ritrovarsi l’indomani con uno sci che ci dà il piacere di una buona presa di spigolo e più sicurezza. La prima discesa del mattino è molto importante. Di solito è tanta la voglia di sciare e talmente attraente la pista, liscia e libera, che si calzano gli sci senza fare prima alcun esercizio di riscaldamento… lanciandosi subito giù a velocità supersonica, correndo dietro agli sci. Niente di più sbagliato e pericoloso. Senza pretendere che vi mettiate a fare esercizi a secco prima di iniziare (sarebbe giusto, però), il consiglio è di godersi la prima discesa a curve strette, morbide, rotonde, con un ritmo blando e velocità ridotta. Di continuo, senza mai fermarsi, ritmando come con un metronomo in testa che fa tic, tac, tic, tac, tic, tac e passando in rassegna tutte le possibili sensazioni e percezioni, fermandosi su ognuna di esse per 7-8 curve.
Quando nella prima discesa do i comandi in diretta a tutto il gruppo che mi segue con la fantastica radio-guida Whisper il riscaldamento diventa un ripasso generale di un’efficacia stratosferica! E suggerisco: i piedi che danno continuamente direzione e rotondità alla curva, la continuità di azione muscolare sia nell’incremento della forza in curva che nel relax del cambio, il carico che si alterna da esterno ad esterno, il piede interno che cerca tanta inclinazione, le spalle e la testa che vanno a scavalcare i piedi incrociandone la traiettoria in uscita curva, i piedi che chiudono la curva e che incrociano la traiettoria delle spalle, il bastoncino che oscilla con fluidità e che appoggia durante la fase di cambio, le spalle che si mantengono orizzontali, lo sguardo costantemente verso il fondo della discesa, la ricerca di una assoluta continuità di equilibrio e di azione… Insomma, possiamo passare in rassegna, una ad una, una decina di sensazioni tecniche utili a riattivare la muscolatura, la coordinazione e la sensibilità ad equilibri e movimenti.
A velocità ridotta, senza foga e fatica, senza rischi, eseguendo con soddisfazione e concentrazione un’ottantina di curve con un costante «ascolto» del proprio corpo. Un riscaldamento efficacissimo, per il fisico e per la mente, una ricalibratura tecnica che ci darà benefici per tutta la giornata. Secondo giro e si comincia a «tirare» qualche curva più ampia, gli spazi sono ancora buoni, c’è poca gente in pista e siamo caldi e pronti. Velocità e conduzione: l’attenzione si sposta in massima parte sui piedi e sull’azione a taglio. Già dalla fase di cambio anticipiamo l’idea di voler «tenere dentro» le code, cioè semplicemente di prevenirne ogni possibile sbandamento. Dovreste sentire che istintivamente non cercherete la direzione di curva con i piedi, bensì attuerete una sorta di «contro-sterzo» che vi farà sentire da subito le code che tagliano. Stabili, senza alcun inizio di sbandata. Gli sci filano in avanti, paralleli e taglienti. Il corpo trova da solo il giusto assetto. Con questa sicurezza di appoggio e di presa anche l’inclinazione del corpo diventa più facile e spontanea. La curva avviene grazie all’efficacia del vincolo ed alla conseguente deformazione degli sci. Quel lavoro dei piedi in contro-sterzo chiama la muscolatura a rendere solido tutto l’insieme sciatore-sci e se lo sguardo ha visualizzato bene ed in anticipo la zona di uscita curva l’azione può andare decisa in quella direzione, risolvendo la curva rapidamente e con una buona dinamicità. È fondamentale definire quella direzione dell’uscita curva; tutta la volontà e l’energia devono essere rivolte all’arrivarci nel minor tempo possibile, mentre sentiamo i piedi e le code tagliare come due coltelli implacabili. Una raccomandazione: anche se la pista appare completamente libera, attenzione a non variare la cadenza ed il grado di chiusura delle curve, occupiamo un corridoio sempre della stessa larghezza per tutta la discesa! Chi è dietro o di fianco non può prevedere e valutare in tempo le nostre fantasie esecutive… Occhio! Non sempre chi sta davanti ha ragione! (opinione personale). Verso le h. 10,30-11,00 arriva molta gente in pista. È ora di scalare tre marce in velocità e di aumentare di altre tre in frequenza. Cosa vuol dire? Curve piccole, a bassa/media velocità, sempre controllata, ma a ritmo intenso. Ritmo=Divertimento. Tratti di pista brevi, liberi, corridoio stretto, tante curve ravvicinate. Obiettivi tecnici: coordinazione, reattività, gestione degli spazi e assoluto controllo della velocità. Obiettivo generale: divertimento, in sicurezza, per sé e per gli altri.
Divertiamoci ad esempio in sfide con gli amici a chi fa più curve in un breve tratto di pista. Nel tratto dopo giochiamo a dichiarare il numero di curve che faremo e a rispettare la promessa. Ci accorgeremo di dover agire molto sulla buona coordinazione del bastoncino e sull’intensità delle tensioni muscolari per una presa di spigolo che non ci faccia perdere il controllo della velocità, sul grado di chiusura delle curve e quindi sulla «dissociazione» (busto a h. 12 verso il fondo della discesa e piedi a h. 14 verso destra e h. 10 verso sinistra). E poi il senso del ritmo che deve prendere il sopravvento e la prevenzione di accelerazioni non desiderate. Tutti elementi che contribuiranno a darci sicurezza, fiducia e stima in noi stessi. Nell’ora di pranzo e nel pomeriggio le piste sono meno affollate. Ma spesso sono levigate, con alternanza di placchette di ghiaccio ed accumuli di neve più o meno grandi. Qui per divertirsi con le ultime energie bisogna inventare, non intestardirsi su un ritmo costante. Aguzziamo la vista per individuare la strada migliore tra le gobbette e le placche di ghiaccio. Tre comportamenti «faro»: 1) piedi «svegli-pronti-rapidi», caviglie e polsi che devono andare di pari passo, come rapidità e intensità; 2) nell’imminenza dell’impatto con la gobba lasciar venire su le ginocchia verso il petto, contemporaneamente, petto verso le ginocchia e le spalle chiuse e avanti, a scavalcare i piedi; braccio interno avanzato e braccio esterno a preparare prontamente il bastoncino, per un appoggio deciso e di grande supporto; 2) nell’imminenza di una placca di ghiaccio, gambe rilassate e superata la massima pendenza agire decisi e reattivi con i piedi «a taglio» e la ferma intenzione di entrare in un attimo nella nuova curva, gambe lunghe e forti e testa/spalle a sporgersi verso la nuova curva prima ancora che i piedi facciano il loro lavoro a taglio. Assolutamente non dormire sulla vecchia curva (quella della placca di ghiaccio), quella non deve neanche esistere nella nostra mente, deve esistere solo la curva che verrà… un rilancio continuo, con reattività e soprattutto una concentrazione vivace, per non farsi sorprendere… le energie sono in calo… non esageriamo. Sauna…!
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