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Tecnica Sciare Campus: la diminuzione dell’angolazione

Tecnica Sciare Campus: la diminuzione dell’angolazione
Angolazione… un termine tanto semplice quanto aperto a diverse interpretazioni. Quelle che inevitabilmente creano non poche confusioni. Ok, allora proviamo a fare un po’ di ordine e a chiarire la questione in modo semplice ed esaustivo: di base il movimento dell’angolazione abbinato all’avanzamento ci permette, grazie ad un buon allenamento fisico e tecnico, di sfruttare al massimo le caratteristiche tecniche dello sci. Partendo da questo concetto è facile immaginare come la tecnica abbia dovuto adattarsi all’evoluzione degli attrezzi. Certamente l’impatto visivo è differente.

Quando gli sci assomigliavano a dei pali dritti, ovvero con una sciancratura appena accennata, l’angolazione era un movimento focalizzato sull’inclinazione del bacino verso il pendio e, dopo il cambio degli spigoli essendoci una sciata più in alleggerimento rispetto all’attuale, si sfruttava anche una maggior rotazione dei piedi per dare direzione agli sci verso la traiettoria di curva.

La differenza di interpretazione rispetto all’attuale è netta.

Oggi, uno dei più comuni errori, infatti, risulta il voler ricercare l’angolazione solo nel ruotare il bacino verso il pendio, assumendo così una posizione statica con il famoso «ginocchio a x», la quale comporta una gamba esterna più scarica rispetto alla gamba interna.

L’angolazione moderna è tutt’altra cosa: l’obiettivo fondamentale è quello di sfruttare lo sci esterno per concludere la curva in base alla traiettoria desiderata. Questo è il risultato finale, vediamo allora, come ci si arriva.

Mentre sciamo, crediamo di trovarci in una situazione che apparentemente può sembrare costante e regolare.  Pensiamo di trovarci dinnanzi a una pista preparata perfettamente con una inclinazione costante e uniforme. Ecco, meglio farci un’idea un po’ diversa, perché ci troviamo in un contesto dove il pendio, in base alla nostra posizione rispetto ad esso, ci impone di eseguire azioni motorie differenti per un ottimale adattamento.

Questa sequenza non corrisponde alla linea reale per poter far vedere la posizione del bacino

In realtà la fotografia di quel pendio perfetto e regolare che focalizziamo per immaginare dove andremo a disegnare le nostre curve, è una pista in continuo mutamento. Un pendio ricco di variabili che ci impone capacità di adattamento. È come se ci trovassimo in mezzo a una pista da ballo intenti a eseguire movimenti danzanti adeguati, stilosi e a tempo di musica. E che possibilmente possano piacere anche a chi ci guarda.

Per diventare, dunque, abili ballerini è utile dividere la curva in due parti. Immaginare questo «disegno» ci aiuterà a capire come la componente del pendio possa variare a nostro favore o a sfavore, in base alla parte di curva in cui ci troviamo.

A favore e a sfavore, cosa significa? Spieghiamo: il pendio, nella prima parte di curva, può essere a sfavore di inclinazione, e totalmente a favore nella seconda parte. Nella prima parte di curva, a livello motorio, dovrò effettuare un’inclinazione più evidente di tutto l’asse «piedi-caviglia-ginocchio-bacino», verso l’interno della curva, ossia verso il pendio. Questo ci permette di creare l’angolo di incidenza (e quindi presa di spigolo e angolazione) necessario perché si possa entrare in curva correttamente in relazione alla traiettoria desiderata e alle variabili del pendio, neve e velocità. In questa fase, ovvero a inizio curva, l’inclinazione è maggiore poiché il pendio si allontana da noi a sfavore di inclinazione.

Con la linea verde ACIDO si raffigura rispettivamente; nella prima immagine l’asse longitudinale del segmento corporeo ´piede≠ginocchia≠bacinoª correttamente inclinato verso l’interno della curva e quindi il frame descrive il punto di massima angolazione. Nella seconda immagine invece, si dimostra la diminuzione dell’angolo di incidenza fino a quando gli sci diventano piatti rispetto al manto nevoso, con il bacino perfettamente sopra i piedi.

Immagino il pensiero di qualcuno: «Facile a dirsi, ma a farsi…». Lo ammetto, questo movimento non è proprio del tutto naturale, tanto è vero che può intervenire una componente emotiva determinante, comunemente chiamata paura! La possiamo «combattere» convincendoci di un concetto ben preciso: la creazione dell’angolazione non avviene in un istante esatto. È un processo che inizia in un punto della curva (appena dopo il cambio degli spigoli) e pian piano si sviluppa fino al punto in cui avremo la massima espressione di quel gesto. Non ci si trova in una posizione statica ma assolutamente dinamica.

Il testo della scuola tecnica italiana, infatti, descrive l’angolazione come una serie di movimenti che determina la presa di spigolo, ovvero quell’angolo di incidenza che viene a crearsi tra la lamina dello sci e il pendio. La presa di spigolo viene successivamente modificata punto per punto lungo la nostra traiettoria di curva.

Arrivati sulla massima pendenza, ossia la linea immaginaria che taglia perpendicolarmente la pendenza della pista, ci troviamo ad avere la massima inclinazione dell’asse piedi-bacino verso l’interno curva e quindi la piena espressione di questo gesto tecnico.

Da questo momento in poi il pendio sotto di noi cambia prospettiva, perché è differente la nostra posizione rispetto ad esso. Quindi, anche il movimento che andremo a eseguire per gestire l’angolazione, varierà, specialmente in termini di direzione. È per questo che dalla massima pendenza si parlerà di un inizio di diminuzione dell’angolazione.

Meglio precisare: ci stiamo riferendo sempre a quella serie di movimenti volontari e motori che effettuiamo per diminuire l’angolo di incidenza che abbiamo creato precedentemente.

In questa sequenza di fotogrammi si dimostra come, nella seconda parte di curva, il pendio sia favorevole all’inclinazione contribuendo a determinare l’ angolo di incidenza necessario per concludere in maniera efficace la curva.

Questo accade proprio perchè nella seconda parte di curva il pendio è a favore di inclinazione e quindi se noi a livello motorio continuassimo a inclinare l’asse piedi-bacino verso l’interno curva, incrementando così l’angolazione, la curva non si concluderebbe mai e non potremmo eseguirne una successiva. Sarà quindi il pendio e la posizione dei nostri sci in quel punto della curva a determinare quell’angolo di incidenza (presa di spigolo) sufficiente per riuscire a concludere la curva. Non sarà necessario un ulteriore movimento.

Qui un esempio ci sta!

Siamo fermi, sci ai piedi, su un pendio inclinato. Non ci sono dubbi, gli sci tagliano perfettamente la linea di massima pendenza in maniera perpendicolare. In questa posizione possiamo dire di avere presa di spigolo perché effettivamente abbiamo un angolo di incidenza che si crea tra la nostra lamina e il pendio. Quello che invece non possiamo ancora avere è l’angolazione. Per forza, siamo fermi! Invece abbiamo detto che per ottenerla è necessario effettuare una serie di movimenti volontari per aumentare o diminuire quell’angolo di incidenza che, involontariamente, il pendio ci crea.

Diminuire l’angolazione dalla massima pendenza in poi significa riportare l’asse piedi-bacino sopra alla base d’appoggio, cioè gli stessi piedi, in modo da ridurre l’angolo di incidenza fino a quando gli sci diventano piatti rispetto al manto nevoso, con il bacino perfettamente sopra i piedi.

È finita qui? In linea generale sì, ma è bene rimarcare altri aspetti. Lo sci appartiene agli sport ciclici e come tale prevede un teorema: ogni movimento ha un’andata e un ritorno. Nel caso dell’inclinazione, l’andata va dal cambio degli spigoli alla massima pendenza con un graduale incremento dell’angolazione, il ritorno altro non è che una diminuzione della stessa fino al successivo cambio degli spigoli. È proprio quest’ultimo che determina la fine della curva e l’inizio di quella successiva. Tecnica Sciare Campus: angolazione Tecnica Sciare Campus: angolazione


di Annachiara Gerolimetto

È nata a Bassano del Grappa (VI). Ha un discreto passato agonistico che è arrivato fino alla Coppa Europa (SuperG e discesa) dopo aver gareggiato prima con il Comitato Veneto e in seguito per l’Alto Adige. Nel 2009 diventa maestra di sci, quindi allenatrice e nel 2014 istruttore nazionale. Insegna come libera professionista a Cortina e lavora con la Regione Veneto per quanto riguarda la formazione maestri di sci. Laureata in scienze della comunicazione e marketing e in scienze dell’alimentazione. Ora è in magistrale in nutrizione umana. È promoter Rossignol, Helly Hansen e Smith. 

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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