Turismo

Monterosa: un itinerario, tre Valli

Neve meravigliosa, poca gente sulle piste e scenari spettacolari. Un sogno? No, è quello che abbiamo appena vissuto sul Monterosa. Abbiamo raggiunto in auto Champoluc e, accompagnati da Francesco Mauriello (ex vincitore dei mondiali juniores in gigante), Marco Vallino (responsabile del consorzio turistico) e Cinzia Junod (turismo e comunicazione Valle d’Aosta) siamo subito scesi in pista per toccare, “con lamine” queste nevi.

Il nuovo impianto Champoluc-Crest è veloce e confortevole. Porta dal paese sino alla stazione di Crest dove, con un’altra funivia, si sale sino all’Alpe Ostafa. Le piste dell’area di Champoluc sono varie e stimolanti, nonostante l’assenza di piste nere. Per trovare qualche “picchiata” bisogna scollinare in direzione Gressoney. Lo abbiamo fatto il secondo giorno ma, anche sciando nell’area di Champoluc ci siamo più che divertiti.

Parte integrante del viaggio è stata la gastronomia. La Baita Belvedere, primo della lunga serie che abbiamo provato, propone piatti ricercati ma con sapori autentici. Divertente la presentazione da ristorante gourmet a oltre 2400 metri di quota. Il personale è cordiale, aspetto non sempre scontato in Valle d’Aosta, e i piatti gustosi.

Chicca del primo giorno il rifugio l’Aroula, che abbiamo raggiunto nel pomeriggio e dove abbiamo cenato e trascorso la notte. Si tratta di un villaggio Valser, antica popolazione che ha colonizzato quest’area del nord Italia, a oltre 2000 metri di altitudine. Qui vive tutto l’anno la famiglia di Jean, valdostano doc, che da 10 anni, con moglie e tre bimbe, ha cambiato vita stabilendo il record di “famiglia che vive all’altitudine più alta d’Italia”. Con amore, e non pochi sacrifici, in concomitanza della nascita della primogenita, hanno cambiato vita aprendo la baita L’Aroula, che oggi contra 15 posti letto. Seguendo il loro esempio altre famiglie hanno comprato e ristrutturato una ventina di baite del villaggio che, in estate e durante le feste, torna ad animarsi. Anche in questo caso ottimi i piatti e impareggiabile la possibilità di rimanere sino a tarda ora ad ascoltare le storie che hanno animato i tre secoli di questo villaggio.

Una di queste, seppur recente, è quella di Leandro Favre. Il suocero di Jean è nato nel 1950 in una di queste case. All’età di sei anni è “sceso” ad Ivrea dove è cresciuto tornando però nel borgo costantemente. Leandro, insieme al fratello maggiore, ha però continuato una delle attività che hanno segnato la storia del borgo: la produzione di Tzacolé, i famosi sabot in legno. 20 paia al giorno per circa 50 anni di attività fanno 200.000 zoccoli di legno prodotti artigianalmente. Pensate siano scomodi? Beh, lo credevamo anche noi. Non è così. Peraltro sono caldi e tengono il piede asciutto.

Dormire nel silenzio e con la sola luce della luna fa un certo effetto. Svegliarsi immersi nella natura a 2000 metri però è una sensazione meravigliosa. Abbiamo approfittato del vantaggio dell’essere già sul posto, sulle piste, per attraversare le tre valli arrivando ad Alagna. Gli scenari che si alternano passando dalla Val d’Ayas, a quella di Gressoney sino alla Valsesia sono unici. Le cime del Monte Rosa, che spesso superano i 4000 metri, lasciano a bocca aperta, specie verso sera o al mattino presto quando sono realmente rosa.

Un altro aspetto del quale abbiamo potuto godere immensamente, causa la mancanza di nevicate in questa stagione, è la bellezza di sciare su neve naturale. Certo, per ora il Paradiso del freeride soffre per la scarsità della neve causa anche il forte vento che l’ha in parte portata via, ma in pista le condizioni erano perfette. Grazie al giorno feriale, lo sappiamo in questo momento ci starete odiando per l’invidia, e l’orario mattutino, siamo stati tra i primi a passare su quasi tutte le piste.

Al rientro abbiamo visitato Campzero, una nuovissima struttura 5 stelle definita Active Luxury Resort. Un’infinita parete di arrampicata proprio di fianco alla hall, una parete di ghiaccio all’esterno e infinite possibilità di attività sporti estive e invernali lo connotano. Qui non esistono confini. Un esempio? Volete fare freeride? Nessun problema. Un elicottero vi viene a prendere nel piazzale dell’hotel e vi porta in quota con una guida. Date un occhio al sito, noi ci torneremo con più calma per vivere un’esperienza active a 360 gradi.

 

About the author

Andrea Ronchi

Andrea Ronchi è milanese di nascita e di cuore, rigorosamente a strisce rossonere. Ama lo sport in generale e da ragazzo si è cimentato in diverse discipline. Discreto tennista e giocatore di pallone, è rimasto folgorato dalle palline con le fossette in tarda età, o meglio, troppo tardi per ambire a farne una carriera ma sufficientemente presto per poter provare il brivido e la tensione dell’handicap a una cifra. La passione lo ha portato a fare del golf un lavoro e oggi, oltre a essere nel corpo di redazione della rivista Golf & Turismo, è prima firma di Quotidiano Sportivo e ospite fisso nella trasmissione televisiva Buca 9. Quando la neve copre i fairway prende gli sci, sua altra grande passione, e gira per le Alpi “costretto” dal suo ruolo di responsabile del turismo per la Rivista Sciare. È un duro lavoro, ma qualcuno le deve pur fare...

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