È bastata una notte per cambiare tutto. Il Sestriere si è svegliato vestito di bianco, come se la montagna avesse deciso di ricordarci chi comanda davvero. Le case, le piste, i boschi: tutto coperto da un manto che cancella l’autunno e apre la porta a un nuovo inizio.
Per gli appassionati, è la scena più attesa dell’anno.
C’è chi la chiama “la prima vera neve”, chi la descrive come un richiamo primordiale. Perché ogni volta, anche dopo una vita passata tra funivie e scarponi, la prima nevicata riesce a sorprendere. È il segnale che tutto ricomincia: le piste si preparano, i sogni tornano a scaldarsi.
Al Colle del Sestriere, dove ogni inverno diventa racconto, la neve non è solo meteorologia: è promessa, energia, memoria.
Promessa, perché annuncia una stagione che si spera lunga e generosa.
Energia, perché basta vederla per sentire la voglia di sciare, di ritrovare la linea perfetta tra le curve.
Memoria, perché ogni fiocco riporta a un momento vissuto, a una discesa, a un sorriso dietro una maschera appannata.
Gli uomini della stazione lo sanno bene: questa neve, arrivata presto, non è soltanto un bel segnale, è un anticipo di fiducia. Le piste si disegnano da sole, i cannoni aspettano solo il freddo giusto, e l’aria — quella sì — profuma già di stagione nuova.
Ora resta da vedere se l’inverno manterrà la promessa.
Ma per chi ama la montagna, basta questa immagine per sentirsi a casa: il bianco che ritorna, la pazienza che si trasforma in emozione, e quella speranza testarda che ogni anno si rinnova.
Perché la neve, quando arriva al Sestriere, non porta solo l’inverno.
Porta con sé tutto ciò che abbiamo aspettato da troppo tempo: la libertà, la leggerezza, e il desiderio di tornare a sciare.






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