Il primo segno dell’inverno, in Val di Fassa, è un filo che si tende verso il cielo. La nuova 3S di Campitello lo percorre silenziosa, come una promessa che unisce la terra alle cime. Sale senza rumore, e sembra quasi che sia la montagna a tirarla su. Da quaggiù, nel respiro del fondovalle, la vista segue le cabine che si alzano lente fino a scomparire nel bianco. Poi, all’improvviso, si apre l’orizzonte.
Sotto di te si stende un mondo ordinato dal tempo e dalla neve: il disegno perfetto della Val di Fassa, che corre tra il Sella, il Catinaccio, la Marmolada, le Pale di San Martino lontane, e i tetti dei paesi che fumano pace. È come sorvolare una geografia dell’anima, fatta di piste che s’intrecciano come vene d’argento e di boschi che sanno restare immobili anche quando tutto intorno scorre.
Da lassù si vedono le linee dei pendii, i tracciati che tagliano la montagna come calligrafie d’inverno. Ogni pista ha una storia: quella che sale dal Belvedere, quella che scende dal Ciampac, quella che attraversa la luce del San Pellegrino al tramonto.
È un paesaggio che cambia con la giornata – blu alle prime luci, dorato a mezzogiorno, rosa la sera – ma resta fedele a sé stesso come una lingua antica. Sciare qui non è solo scendere: è partecipare a un racconto collettivo. Ogni curva disegnata sul manto bianco sembra proseguire quella tracciata il giorno prima da qualcun altro. È la valle che ti accompagna, che ti guarda e ti rimanda il tuo stesso respiro.
Per questo, ogni inverno, la Val di Fassa non si limita a riaprire gli impianti: riapre un sentimento. Come dicono qui: «I monc de Fascia i é vives, bèsta saer i scutèr» – la montagna di Fassa è viva, basta saperla ascoltare. È una frase semplice, ma contiene tutto: la neve, la lingua, il ritmo lento delle stagioni e quella gratitudine che in valle non è mai una posa, ma un’abitudine.
L’orizzonte che si muove
Da quest’anno il viaggio verso il Col Rodella non è più lo stesso: sedili riscaldati, panorami a 360 gradi, cabine da trenta posti che scorrono come perle su una collana invisibile.
La nuova 3S di Campitello, progettata da Doppelmayr per la Sitc di Canazei, è la più innovativa d’Italia. Un impianto che non trasporta solo persone, ma un’idea: quella di una mobilità nuova, più fluida e sostenibile. Con una portata oraria più che raddoppiata (da 1.000 a 2.177 passeggeri, e in futuro quasi tripla), la 3S rivoluziona il modo di vivere la valle e alleggerisce il fondovalle nei giorni di alta stagione.
È l’immagine della Val di Fassa che cambia, ma non si tradisce. Che cresce, ma resta autentica. Accanto a lei si muove la valle intera. Nuove cabinovie a Canazei e San Pellegrino e che arriva da Carezza ridisegnano i tempi dello sci, ma senza toccare ciò che conta: la bellezza. Ogni salita resta una piccola conquista, ogni curva un rito. Chi osserva la valle dall’alto capisce subito che la sua forza non è nell’altezza, ma nell’armonia: le vette sembrano disposte come in un coro, ognuna con la sua voce.
Il Catinaccio, con i tramonti che incendiano le sue torri. Il Sella, che domina l’intero arco dolomitico come un castello di pietra. Il San Pellegrino, che al calar del sole riflette il rosa più dolce del mondo. E in mezzo, la vita: i paesi ladini che conservano la loro identità, il ritmo del tempo e quel senso di misura che in montagna è una forma di saggezza.
Dove lo sport è casa
Ma la vera rivoluzione non è tecnica: è sportiva. In Val di Fassa, lo sport è lingua madre. Da vent’anni qui batte il cuore del progetto Piste Azzurre, che lega la FISI alla valle ladina in un patto di eccellenza. È nato dopo le Olimpiadi di Torino 2006, quando la valle scelse di diventare centro federale per gli allenamenti della Nazionale italiana di sci alpino. Da allora, sulle piste Aloch e La VolatA, si allenano i più grandi: le azzurre e gli azzurri che rappresentano l’Italia nel mondo.
Ma anche le squadre di Norvegia, Austria, Germania, Svizzera, che trovano qui il pendio giusto, l’altitudine perfetta, la neve che perdona e insegna. La pista Aloch, a Pozza, è ormai un laboratorio mondiale: sede di gare internazionali, test, prove, allenamenti.
Di giorno ospita i giovani, di notte si illumina per i campioni. Chi la guarda dall’alto vede una striscia di luce che taglia il buio: è la scia dei sogni che diventano tecnica. È qui che il talento si misura, che la fatica si fa futuro. Gli allenatori lo ripetono spesso ai ragazzi: «Vèlch outa se cogn jir pian per jir coran. E chi che ge met l cher, rua semper». Il senso è: «A volte si deve andare piano per andare veloce. E chi ci mette il cuore, arriva sempre».
È la filosofia delle Piste Azzurre: costruire vittorie lente, ma che durano.Ogni anno oltre cento atleti, tra nazionali e giovani emergenti, si allenano su queste piste.
Gli staff tecnici utilizzano sale video, tracciati personalizzati, analisi biomeccaniche, prove materiali. Non è solo sport: è ricerca, è metodo, è scuola. E quando le atlete di Coppa del Mondo ritornano qui per preparare una stagione decisiva, portano con sé la stessa sensazione di casa.
Non c’è altra valle al mondo dove la neve sia così intrisa di storia e futuro insieme. Il legame con la FISI è anche economico e culturale: la sinergia tra turismo, federazione e aziende locali ha creato un modello di collaborazione che oggi viene studiato altrove. La valle sostiene lo sport e lo sport restituisce identità, prestigio e movimento. È un cerchio perfetto, disegnato nella neve.
Le stelle della valle
Nel 2025-2026 la Val di Fassa è un calendario vivente. Il 18 dicembre la Coppa del Mondo di snowboard torna sul Passo Costalunga, pista Pra di Tori, per due giganti paralleli uomini e donne. Due giorni dopo, allo Ski Stadium Aloch, va in scena lo slalom maschile di Coppa Europa, tappa tradizionale e sempre spettacolare. Poi, il 30 e 31 gennaio, il San Pellegrino accoglie la Coppa del Mondo di Ski Cross: l’ultimo test prima di Milano-Cortina 2026.
E infine, il 7 e 8 marzo, sempre alla VolatA, doppia gara di Coppa del Mondo femminile: discesa e superG che decideranno la stagione. Non basta?
Il 25 gennaio la Marcialonga di Fiemme e Fassa unisce le due valli in un abbraccio lungo 70 chilometri. Dal 13 al 15 marzo, la «Scufonèda» celebra lo sci dal tallone libero. E il 20 marzo torna la Sellaronda Ski Marathon, la notte più lunga dello sci alpinismo. Gare, luci, silenzi. Ogni volta la valle si accende e si riconosce nei suoi atleti.
3S Campitello: il futuro viaggia su tre funi
Da funivia storica a simbolo d’avanguardia. La nuova cabinovia 3S collega Campitello al Col Rodella con cabine da 30 posti, ammorsamento automatico e tecnologia trifune: stabilità assoluta, consumi ridotti, comfort totale. Un progetto Dopplmayr per Sitc di Canazei, investimento da oltre 50 milioni di euro. Più che un impianto, un manifesto: il futuro del turismo alpino che si muove in silenzio, senza lasciare tracce.
Piste, panorami e curve da raccontare
La curiosità dei turisti trova risposte su ogni pendio. La Val di Fassa offre 210 chilometri di piste perfette, divise tra i comprensori Val di Fassa-Carezza e Alpe Lusia-San Pellegrino, serviti da più di ottanta impianti di risalita.
Gli sciatori possono scegliere tra sei grandi skitour: dal celebre Sellaronda, che abbraccia quattro valli e unisce i panorami più iconici delle Dolomiti, al nuovo Skitour Trevalli-Dolomiti, un viaggio tra Lusia e San Pellegrino, fino allo Skitour Panorama, che regala viste spettacolari sulla Marmolada.
Ogni tracciato è una storia a sé: piste ampie per chi cerca ritmo, pendii tecnici per chi vuole misura e velocità. E poi la neve gentile dei campi scuola, gli snowpark per chi ama saltare, e i rifugi dove la pausa è parte della discesa. Chi vuole farsi guidare trova le cinque scuole di sci premiate con il Sigillo d’Oro, maestri che insegnano con la calma di chi sa che la tecnica arriva solo dopo la fiducia. Ogni lezione comincia con un sorriso e finisce con un «torna domani», perché la neve qui è una compagna, non una sfida.
Da quest’anno lo skipass si rinnova con lo SmartPass: basta il telefono in tasca, riconosciuto via Bluetooth dai tornelli. Tecnologia che semplifica, non sostituisce. Perché la vera modernità, in Fassa, è poter sciare senza pensare a nulla, se non alla prossima curva.
La valle degli atleti
C’è poi il progetto Ambassador Pro, che lega la valle a tre volti della Coppa del Mondo: Lara Colturi, talento precoce che vive e si allena in Fassa con la famiglia e il suo staff; Linus Strasser, lo slalomista tedesco capace di vincere a Kitzbühel e Schladming; Emma Aicher, giovane stella della Germania. Non sono testimonial: sono ambasciatori di valori.
Raccontano la valle attraverso la loro vita quotidiana – tra allenamenti, rifugi, silenzi e ritorni.
Promuovono una montagna vera, fatta di tempo, cultura e rispetto. E rendono la Val di Fassa un laboratorio internazionale dove la performance incontra l’anima.






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