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A Roberto Avogadro la crescita tecnica di Angelica Bettoni Mameli

Roberto Avogadro si prenderà cura della crescita tecnica di Angelica Bettoni Mameli, una delle ragazze più talentuose del panorama Children italiano. Oggi il primo incontro sulla neve dello Stelvio.

Lo raccontiamo non come notizia in sé, ma per cogliere un aspetto per noi interessante.

Angelica ha 14 anni, dunque appartiene alla categoria Allievi. Avogadro ha invece sempre allenato ragazzi della categoria Giovani. Dunque? Per scoprire il senso di questa scelta è fondamentale raccontare chi è Roberto.

Un uomo nato al servizio dello sci. Qualche ruga scolpita dal freddo, inconfondibile cadenza bergamasca con l’intonazione identica a quella del DS Antonio Noris. Perché Roberto porta sul petto i colori dello sci club Goggi da oltre trent’anni.

Incline a lavorare nell’ombra, non sopporta che gli dicano: “bravo, è stato merito tuo”. Nemmeno se in mezzo ci si infila un “anche”. Perché: “Al centro del mio lavoro c’è l’atleta, non io”.

Il suo lavoro è infatti quello di prendere in mano ragazzi della categoria Giovani e cercare di prepararli per un futuro. Che può essere agonistico o tecnico. Angelica però, come detto, appartiene alla categoria Allievi ed entrerà nel gruppo Giovani solo tra due anni. Dunque?

Giovedì, 18 giugno: Angelica Bettoni e Roberto Avogadro pronti a partire per lo Stelvio!

Dunque, pur essendo sempre del Goggi, quest’anno seguo qualche ragazza in maniera più specifica e attenta. Un programma diverso dal solito che avevo raccontato a Danilo Paganoni, uno dei maghi del fitting scarponi. È lui che mi ha parlato di Angelica. Suo papà Francesco aveva sentito parlare di me e gli sarebbe piaciuto costruire un percorso.



Ma Angelica è Allieva, non Giovane
Infatti sono rimasto un po’ perplesso all’inizio. Cuccioli, ragazzi e allievi li ho seguiti per tanti anni, ma fino un bel po’ di anni fa. Inoltre sarebbe stato complicato seguirla durante l’inverno perché i circuiti sono diversi. Così, inizialmente avevo messo un po’ da parte questa eventualità.

Cosa ti ha fatto cambiare idea?
Danilo mi ha fatto avere alcuni video di Angelica accompagnati da un’idea: seguirla in questo periodo fino a inizio stagione agonistica.

Hai visto che era brava e…
Ho visto il fisico che ha. Davvero importante rispetto a tante altre ragazzine di quell’età. In slalom va  forte, mentre in gigante deve sistemare ancora un po’ di cose. Insomma, mi sono reso conto che inserendola in un gruppetto di ragazze più grandi di lei non ci sarebbero stati problemi.

Vuoi dire che scia già come una del gruppo Giovani?
No, ma il fatto che non sia uomo gioca a suo favore. Con le donne ci vuole meno tempo, si possono anticipare i tempi di un anno o due. Questo senza andare a penalizzare il modo di pensare e di vedere le cose di una ragazza.

In che senso?
Nei Giovani un atleta può essere pronto al primo come al terzo anno. Le ragazze di sicuro anticipano un po’ i tempi perché maturano prima sia fisicamente che mentalmente.

Quest’anno, al Topolino, dopo il terzo posto in gigante, con l’inforcata in Slalom, si è qualificata per la fase internazionale dove è partita ultima tra le porte larghe e penultima tra i rapid gates. Sembravano gare compromesse alla partenza e invece sono arrivate due medaglie di bronzo.

E secondo te Angelica appartiene a questa tipologia?
Ho spiegato questo concetto a suo papà Francesco. Il fisico ce l’ha, quello che è importante è l’aspetto mentale. Il discorso tecnico non ha nulla a che fare, crescerà con i suoi tempi.

È importante invece iniziare a crescere di testa perché è questo che fa la differenza. Diciamo che questa esperienza ad Angelica serve per approdare nel mondo dei Giovani  con la testa pronta

Cosa cambia fondamentalmente?
Tutto. L’organizzazione del lavoro in base alle gare che puoi scegliere. L’aggiornamento dei punti ogni 15 giorni. Questo e altro. Scollinare e approdare nei Giovani già preparata a quello che ti aspetta, anziché scoprirlo quando ci sei dentro, può essere un grande vantaggio. D’altra parte la categoria Allievi serve soprattutto per questo. Ora, Angelica il fisico ce l’ha, la tecnica deve solo perfezionarla, per cui nelle prossime due stagioni avrà modo di prepararsi per l’immediato futuro. Intendo dire che arriverà nei Giovani sapendo già che cosa vorrà a livello di gestione. Inizierà dunque a responsabilizzarsi, perché più andrà avanti, più dovrà metterci del suo.

Non c’è il rischio di bruciare le tappe?
Secondo me nel primo e secondo anno Giovani l’atleta deve dialogare il più possibile con l’allenatore. E con lui stabilire il programma di lavoro e quello agonistico. Ti faccio un esempio, quando sei al liceo o comunque alle superiori, è quasi tutto uguale rispetto al sistema scolastico superato prima. Quando invece entri nel mondo universitario cambia tutto. Decidi tu quando dare gli esami e quando studiare. Io il mondo Giovani lo vedo un po’ così, come l’università.

Dunque non è l’allenatore che impartisce gli ordini?
No. Non devo essere io Avogadro Roberto a dire al ragazzo fai questo, fai quest’altro. Gli do linee guida, perché ho impostato i due anni Allievi in un certo modo, come ho raccontato prima. Quindi lascio la possibilità di organizzare le loro giornate, le settimane, le estati e gli inverni. Io sono il loro aiuto, ma i ragazzi devo responsabilizzarsi.

Credo sia giusto fargli intenderle che i loro pensieri sono importanti. Perché si renderanno più facilmente consapevoli di quello che stanno facendo. E non perché ci sono io che glielo impongo.

Il primo anno posso starti un po’ più dietro, ma poi l’atleta deve essere pienamente consapevole di quello che vuole.

Della serie, “Mi sento pronto per fare quelle gare, oppure, no non me la sento ancora, preferirei dedicarmi ancora un po’ all’allenamento”. Poi io gli posso dire, “Guarda che per me sei pronto, sarebbe meglio andare…”.

Angelica Bettoni è la prima atleta (per ora unica) della storia del Comitato Alpi Centrali ad aver vinto quattro medaglie nella stessa edizione dei campionati italiani children di sci alpino

È questo il momento in cui l’atleta costruisce le radici più solide della sua evoluzione?
Sì, avviene nei Giovani, ma i messaggi devono essere lanciati prima. Però attenzione, ti sto dicendo come la penso io e non come dovrebbero fare tutti.

Mi sono accorto che il dialogo tra atleta e allenatori in queste fasce giovanili è importantissimo. Da qui capisci se c’è qualcosa che stanno sbagliando. Comprenderlo nei Giovani potrebbe essere troppo tardi.

Primo giorno sulla neve subito pali?
Subito pali con me? Sì, ciao…, prima di toccare i pali ce ne vuole! Per differenziare il lavoro ho messo dei punti di riferimento, tipo ciuffetti, pali nani, giusto per non essere troppo monotoni nel lavoro. Nella ripresa bisogna essere sempre molto soft e dolci. Poi ho iniziato a parlarle, a chiederle del suo recente passato, il rapporto che aveva con gli allenatori che l’hanno finora seguita. Per forza di cose cerco di entrare nella testa degli atleti che alleno. Di solito ci impiego 5/6 mesi.

Nella stagione 2018/2019, al primo anno ragazzi, dopo essere stata ferma 45 giorni per infortunio tra gennaio e febbraio, è arrivata terza al Topolino nazionale di slalom e, pur qualificata, non ha disputato l’internazionale perché doveva fare i campionati regionali concomitanti, necessari per la qualificazione ai campionati italiani children. E lì, pur partendo dietro (in GS con il 52) è stata la migliore del suo anno in tutte le discipline ed in tutte le manche vincendo la medaglia d’oro in combinata e l’argento in SG, GS e SL. Non ha disputato il Pinocchio per aver saltato le selezioni per infortunio.

Farai tutto da solo?
Mi asseconderà un mio ex atleta, Nicolò Colombi. Trovo sia un mix giusto, lui ha 29 anni, io 59. Con Angelica sono di fatto tre generazioni che si confrontano. L’esperienza è importante, ma credo sia fondamentale che vi sia nello staff qualcuno di più giovane. Al quale io do sempre molta fiducia. Anche all’interno del Team ci dev’essere un rapporto di grande condivisione e scambio di idee. Non sono lì soltanto a dare gli ordini perché sono il capo. Poi sai, con Angelica siamo proprio agli inizi e preferisco farle vedere solo il buono di me!

Nella stagione 2017/2018 al secondo anno cuccioli è stata una stagione dove praticamente ha vinto tutto, Gran Premio Giovanissimi, Criterium cuccioli di slalom (titolo nazionale federale), seconda Criterium cuccioli di skicross per un centesimo partendo 120 numeri dopo la vincitrice, seconda al Pinocchio sugli sci. Oltre ad avere vinto i titoli regionali in tutte le discipline.

Diventi cattivo?
Quando ti dico di fare le prove e mi sbagli la prima ti dico: “Attento che hai sbagliato”. Mi sbagli la seconda: “Attento che mi hai sbagliato ancora”. Mi sbagli la terza ti faccio capire che mi sto rompendo le scatole! Scherzi a parte, l’impegno e l’aspetto psicologico sono due parti importanti.

Il discorso testa è un po’ un tuo chiodo fisso…
Il 50% è la testa, il restante 50% è diviso su tutte le altre cose. Che sono tante. Ideare esercizi, proporre il giusto addestramento e curare il gesto tecnico in genere, bene o male tutti lo sanno fare. In Italia ci sono tanti allenatori capaci, ma la cosa più importante è saper trasmettere passione.

Non tutti  curano l’aspetto mentale o sanno come lanciare determinati messaggi. Magari hai in mente la cosa giusta da dire all’atleta ma non la sai trasmettere nel modo più appropriato. E poi, se hai davanti 5 atleti non puoi confrontarti con loro nello stesso identico modo. Ne dovrai assumere 5 diversi.


Roberto Avogadro con Federico Tomasoni e un genitore Il papà di Angelica, Francesco Bettoni dice: Perché abbiamo deciso di cambiare? Perché abbiamo le idee chiare (magari sbagliate) e non vogliamo fare confusione sulla direzione tecnica da assumere. Che dev’essere univoca sulle sue esigenze, rendendola indipendente dalle legittime esigenze di altri atleti.

E i genitori in tutto questo che ruolo hanno?
Un ruolo molto importante. Devono stare con i piedi per terra, tranquilli e saper leggere le cose nella maniera giusta.

Con Francesco fila tutto liscio?
Dobbiamo ancora incrociarci e conoscerci, ma credo proprio andrà benissimo. È un uomo di sport e questo è un grande vantaggio.
 

Ti ha fatto qualche raccomandazione?
Mi ha chiesto solo se potevo allenarla. Se ho accettato è perché so di poterla aiutare. Scierà assieme a una ragazza del primo e a una del secondo anno Giovani. È una bella sfida per me, Sfida che ho accettato perché l’attenzione che riesco a dare a ogni singolo atleta è la cosa che mi riesce meglio. Nei miei gruppi anche se disomogenei, si vogliono tutti molto bene. Mi è capitato di fare qualche sessione di allenamento con Nicolò Colombi e Nicola Rota che avevano 23 anni assieme a dei 15enni. Li trattavano come fossero loro compagni di squadra. Se vedo situazioni diverse o antipatiche allora sì che divento una bestia! Come dicevo prima, l’atleta è al centro di tutto per me.

Sei un allenatore che punta sulla quantità?
Questo dipende sempre da chi hai davanti. Se ti capita tra le mani una top player, assetata di risultati e con fisico importante diventa più facile lavorare. In generale, per me prima viene la costruzione mentale e l’integrità fisica dell’atleta. Non dimentico anche un altro aspetto senza chiudere gli occhi dinnanzi all’importanza dei risultati sportivi.

E cioè che ai ragazzi devi lasciare anche un segno forte nell’affrontare poi la vita. Perché quando avranno 40 anni e si guarderanno indietro, non potranno che avere ricordi carichi di emozioni. Per i loro compagni, per gli allenatori. Delle gare, dello sci club. Ameranno lo sci per sempre e sapranno trasmettere ai loro figli lo stesso amore.

Ripeto, il risultato alla fine conta molto, però non dimentichiamoci anche di questo aspetto. 

Allenandosi con atlete più grandi sarà uno stimolo per Angelica?
Guarda, il primo obiettivo è che Angelica mantenga sempre altissima la passione di sciare. Bisogna stare molto attenti ai confronti perché lasciano il tempo che trovano. Sicuramente non sarà un parametro che potrà cambiare le cose. Questo aspetto, d’altra parte prima o poi lo devi affrontare. Se vai forte ed entri in squadra, sarai la più giovane in un gruppo di atlete più grandi.

E quando finirà il tuo lavoro, a novembre, chi seguirà Angelica?
Ci saranno altri allenatori con i quali mi terrò costantemente in contatto affinché la linea tecnica impostata segua lo stesso criterio e non venga stravolta. Prima di affidargliela faremo qualche uscita assieme per un confronto.

Un’ultima cosa, mi hai parlato spesso di Colombi e Rota, significa che preferisci allenare gli uomini.
Allora, a dir la verità, non nascondo che allenare le donne l’ho sempre odiato. Scrivili pure (col sorriso – ndn). Però se devo guardare a com’è andata a finire, i migliori risultati li hanno ottenuti le ragazze. Più che altro atlete che inizialmente erano piuttosto scarse si sono trasformate. Prendevano sei, sette secondi e le ho portati a 40, 50 punti Fis. Ok, so che vuoi qualche nome. Quest’anno, ad esempio Alessia Guerinoni. Ma ti dirò, ha talmente tanta classe che c’è tanto di suo e poco di mio! Ma nomi a parte, alcune non hanno carattere e questo non mi piace.

– Senti ma, non avrai mica intenzione di scrivere tutte queste cose vero?
– Certo che sì
– Ma va. Mi vergogno, sai che non mi piace si parli di me. E poi guarda che sono solo miei pensieri e non verità assolute
– Facciamo così, l’ultima intervista te l’avevo fatta vent’anni fa. Poi ti ho lasciato stare. Diciamo che ci risentiamo nel 2040.
– Ci sto!
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About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).