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Alexis Pinturault e la prigione dorata

“Alexis Pinturault e la prigione dorata” è il titolo che Ninna Quario aveva coniato a marzo quando aveva iniziato a intervistarlo. Poi sappiamo cos’è successo. Ma non si è persa d’animo, dunque questo articolo è il frutto di due interviste: quella fatta da Ninna a Coppa ultimata (si fa per dire) e quella realizzata da Paolo De Chiesa nella diretta Instagram di Colmar Sport. Che ovviamente ringraziamo per la gentile concessione di riprenderla sul nostro sito.

Alexis Pinturault sta passando questa primavera in casa, come tutti. La sua casa, però, è un po’ diversa da quella di tutti. Lui la definisce «una prigione dorata» e dopo aver visitato anni fa l’hotel Annapurna non ci sentiamo di dargli torto, anzi. Perché il cinque stelle di famiglia più che una prigione è un paradiso, immerso fra le piste di Courchevel.

Ora è ovviamente chiuso e ai suoi occupanti offre, come ci dice lo stesso Alexis, «tutto quel che serve, dalla palestra al centro benessere, dagli spazi esterni a quelli interni, senza limitazioni. Sono qui e non nella mia casa di St. Jorioz, sul lago di Annecy, perché con mia moglie Romane siamo più liberi di uscire a camminare con i cani. Un’ora al giorno, non di più».

Il francese vede la neve dalla finestra della sua camera, ma, ammette, «lo sci non mi manca». In questo periodo avrebbe dovuto essere in vacanza, al mare, come sempre. Programma saltato, chissà se ci sarà il tempo per recuperarlo.

Gli sciatori, ma non solo, stanno vivendo alla giornata, in attesa di sapere se e quando potranno riprendere l’attività specifica sulla neve. Tutto il programma primaverile – test materiali, addestramento tecnico – è saltato.

Per l’estate Alexis prevede un lavoro sui ghiacciai europei, perché la federazione francese – a differenza di quella italiana – non considera la trasferta in sud America un’opzione da prendere in considerazione.

Inevitabile tornare sul finale di stagione, sull’annullamento delle gare di Kranjska Gora (dopo che già erano state cancellate le finali di Cortina) che di fatto ha consegnato ad Alex Kilde la Coppa del Mondo generale.

A caldo, a marzo, Alexis aveva detto che la Fis avrebbe dovuto annullare anche la trasferta di Kvitfjell, perché già si sapeva che la situazione in Europa, e soprattutto in Italia, stava precipitando.

La Coppa, in quel caso, sarebbe finita in Francia, a casa sua. Ora, passati quasi due mesi, la prende con più filosofia: «Sono ovviamente deluso per come è finita, ma accetto il fatto, perché si tratta di qualcosa che esula dal mio controllo. Avessi qualcosa da recriminare sarei arrabbiato, ma io ho fatto il massimo delle mie possibilità, sempre, e quindi sono in pace con me stesso».

Gli si fa notare che la sua stagione è stata sì eccezionale (6 vittorie, come nessun altro fra gli uomini), ma anche piena di alti e bassi. «Nulla di strano in uno sport come il nostro, forse l’unica gara per cui ho qualche rammarico è lo slalom di Levi (non si qualificò per la seconda manche pur senza commettere errori, ndr), perché interpretai male pista e tracciato».

Inevitabile anche chiedergli come ha vissuto l’anno 1 dh (dopo Hirscher), lui che ha praticamente vissuto la sua carriera in parallelo con quella dell’austriaco.

«Ho lavorato e mi sono impegnato come sempre per dare il massimo ad ogni gara, la sua assenza si è fatta sentire soprattutto a inizio stagione, a Sölden per esempio, dove il pubblico era molto meno numeroso degli scorsi anni, e dove in ogni intervista mi chiedevano di lui.

Da dicembre è tutto rientrato nella normalità, ci si è fatti una ragione del suo ritiro e credo che la stagione sia stata nel complesso appassionante, con tanti vincitori diversi.

Pensavo che Kristoffersen vincesse di più, forse la responsabilità di essere indicato come favorito per la Coppa generale lo ha un po’ bloccato. Sembrava puntasse più al risultato che alla vittoria, non rischiava più come in passato quando per battere Hirscher doveva per forza dare il 100% e anche di più.

Pintu a Kvitfjel quest’anno

Alla fine la sua regolarità ha pagato bene, visto che si è vinto per pochissimi punti le coppe di slalom e gigante battendo atleti (Noel e Yule in slalom, me in gigante) che avevano vinto più gare di lui».

Henrik sarà ovviamente fra gli uomini da battere anche in futuro, ma Alexis preferisce non fare nomi, non puntare l’attenzione su qualcuno in particolare.

«Inutile fare pronostici, alzi la mano chi aveva pensato a Kilde all’inizio di questa stagione. Non si può mai sapere cosa succederà, chi farà progressi in estate, chi magari esploderà con risultati inattesi.

Di sicuro per vincere la Coppa generale serve salire spesso sul podio. E/o essere polivalenti ad altissimo livello come lo è stato il norvegese quest’inverno, anche grazie al cambio di materiale.

Quanto a me, punto a migliorare in slalom soprattutto nei tratti più facili, i piani e le figure. Ci lavorerò. Sogno di vincere la gara notturna di Schladming che ancora manca alla mia collezione».

Alexis nel gigante di Hinterstoder

Per chiudere, domanda su Federica Brignone, vincitrice della Coppa generale fra le donne: «Ci conosciamo da tantissimi anni, abbiamo un anno di differenza e quindi abbiamo sempre gareggiato assieme anche da juniores. Inoltre, Italia e Francia si ritrovano spesso assieme a Les Deux Alpes e a Ushuaia e quindi ci siamo anche confrontati nel fuori stagione.

È stato bello vederla lassù, davanti a tutte in classifica. Ha fatto una stagione favolosa, ha vinto tanto e merita quello che ha conquistato, anche se la situazione che ha vissuto è stata strana.

Ma come ho detto all’inizio, certe cose non si possono controllare, ci si deve solo far trovare pronti al momento giusto. Lei lo ha fatto e sono davvero felice per i suoi successi! Io ci riproverò l’anno venturo».

About the author

Maria Rosa Quario

NINNA QUARIO È nota nel Circo Bianco per aver fatto parte della “Valanga Rosa” tra il ’78 e l’86. Milanese doc, da tempo si è trasferita a La Salle, in Valle d'Aosta. Ha conquistato 4 vittorie in Coppa del Mondo e un totale di 15 podi, tutti in slalom, oltre a una “bella” collezione di piazzamenti nelle gare a medaglia: 4° posto all’Olimpiade di Lake Placid 1980 (a 3/100 dal bronzo), 5° al Mondiale di Schladming 1982 (era in testa a metà gara) e 7° ancora ai Giochi, a Sarajevo 1984.
Dopo il ritiro dall’agonismo, nel 1986, si è dedicata al giornalismo e collabora con Sciare dal 1999.
Per la nostra rivista è stata a lungo la depositaria di tutto ciò che riguarda l’agonismo e ha seguito anche il programma test, in particolare i Test Junior. La sua lunga carriera giornalistica (ha collaborato anche con il quotidiano Il Giornale e con Infront Sports & Media seguendo da vicino quasi tutte le gare di Coppa del Mondo) si è interrotta nel 2022, quando ha deciso di cambiare vita per dedicarsi ad altre passioni.
Non ha però abbandonato del tutto la sua collaborazione con Sciare, per cui ora scrive in modo meno intenso e continuativo. E’ mamma di Federica Brignone, uno dei più grandi talenti della Squadra nazionale Italiana di sci alpino, e di Davide, suo allenatore dal 2017.