Gare

Colmar… via col vento!

Adrien Theaux e Guillermo Fayed, atleti di punta della squadra dei velocisti francesi, si sono presentati questa mattina presso la galleria del vento del Politecnico di Milano, assieme ai tecnici della Colmar, che, da tre stagioni, vestono la squadra transalpina. L’occasione si è resa utile e importantissima, sia per testare le nuove suit race che alcuni atteggiamenti tecnici. Infatti non capivamo perché al centro della galleria si rovava un manichinoi vestito, appunto, da discesista, ma in posizione tutt’altro che aerodinamica. Ma Paolo De Chiesa, presente all’evento, spiega che "I discesisti passano più tempo in quella strana posizione… va bè non proprio quella del manichino, rispetto a quella a uovo, pertanto è molto utile capire quale atteggiamento tecnico impiegare quando non è possibile assumere la massima posizione di velocità". "Questo test invece a noi serve – interviene Nadia Rigamonti, responsabile dell’industrializzazione del prodotto – per provare tre cose fondamentali: la resistenza dell’acoppiamento dei tessuti, la reazione dopo la stampa e le cuciture". Nel frattempo si avvicina Theaux con una tuta appena testata: "No, questa non va bene, troppo elastica, cede subito, va bene forse per una discesa sola".
– Ma perché, quanto dura una tuta da gara per i velocisti?
– "Quanto dura?" (
Risponde Nadia)
Dopo una gara si butta!
– Vuole dire che una tuta ha la durata di una sola discesa di due minuti?
"Proprio così. Ricordo Kostelic ne usava tre per ogni gara e solo all’ultimo decidev quale indossare, senza contare naturalmente quelle utilizzte in prova.
– Ma è pazzesco!
– Non solo, ogni 40/50 giorni incontriamo gli atleti e li misuriamo dalla testa ai piedi. Oggi, per esempio, Fayed ha la circonferenza del collo di 2 centimetri più ampia rispetto a un mese fa. Ovvio che la tuta avrà bisogno di modifiche. La tuta dev’essere come un guanto, una vera e propria seconda pelle e dev’essere super aderente quanto confortevole.
– Un vero lavoraccio!
Ahahah, sì, vero, anche perché abbiamo 50 atleti e se moltiplichiamo per il numero delle gare…
– Ma Lei dove ha imparato? Viene dalla sartoria?
Si, ma di tutt’altro settore. Lavoravo nell’alta moda, poi, coincidenze mi hanno portato qui e mi occupo di questo lavoro da tre anni. Un lavoro splendido, soprattutto da un anno, da quando i francesi hanno eliminato il laboratorio che avevano ad Annecy, per affidarsi totalmente a noi.
– Chi è il più pretenzioso tra gli atleti?
– Non ci sono dubbi, Adrien Theaux. Non lascia scappare nulla ealcune volte stiamo a iscutere su un millimetro in più o in meno di tessuto. Però, poi quando arrivano i risultati…

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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