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Mi chiamo Clement Noel, francese, slalomista e… gigantista!

Mi chiamo Clement Noel, francese, slalomista e… gigantista! Si presentà così Clement Noel, 22 anni nato al Club de Sport di Val d’Isère. L’aria è tranquilla, la voce pacata e poi quel suo sorriso speciale che non gli fa aprire la bocca. Ora in realtà sembra un po’ meno sereno del solito, perché il primo obiettivo della stagione, essere al via del gigante di Sölden, è già saltato. Questo racconta Simone Del Dio, l’allenatore di Bardonecchia che lo ha fatto crescere e diventare lo slalomista numero 1 delle liste mondiali.

«Alla fine della scorsa stagione, dopo le finali, si è accorto di avere un problemino alla schiena, una protrusione, roba abbastanza normale per molti sciatori. Non era il caso di fermarsi, anzi, ha fatto un buon lavoro. Forse un po’ di più del solito, era previsto, vista la sua età ancora giovane e il fatto che debba ancora crescere dal punto di vista fisico.

In primavera aveva tanta voglia di fare gigante, lo ha fatto, il lavoro è continuato a Ushuaia e lì si è bloccato. Lo vedevo sciare rigido. In slalom non era lui, lo abbiamo quasi dovuto obbligare a fermarsi, sarebbe stato inutile e anzi dannoso continuare ad allenarsi con dolore.

Ora è tutto sotto controllo, l’intervento chirurgico è stato escluso, dopo il rientro dall’Argentina (a fine settembre, ndr) non ha più sciato, ma ha fatto tanto lavoro di rieducazione. Ha ripreso pochi giorni fa, ora al nord, a Salla, a preparare la prima gara di Levi. Che quest’anno, buon per lui, sarà ritardata di una settimana».

Parola a Clement dunque, partendo proprio dalle aspettative per il primo slalom della stagione, in programma il 24 novembre.

«Levi è una pista che mi piace, è ideale per cominciare la stagione. È particolare: molto piatta in alto, poi ripida, abbastanza lunga… Anche l’ambiente è molto diverso rispetto alle atre gare, è buio e fa sempre freddo. Non ho mai fatto punti a Levi, quindi l’obiettivo è semplice: mi piacerebbe fare meglio degli anni scorsi!».

La mente va al finale della seconda manche dello slalom di Levi 2018. Clement, 3° al termine della prima, sbagliò linea sull’ultimo dosso (fotocopia Muffat-Jeandet) e buttò al vento un podio sicuro alle spalle di Hirscher e Kristoffersen. Fu bravo a voltare subito pagina, ma anche le successive tre gare non andarono come avrebbe voluto.

Il cambio di marcia arrivò a Zagabria con il quarto posto, preludio del primo podio di Adelboden (secondo dietro a Hirscher) e della favolosa doppietta vincente Wengen-Kitzbühel. Arrivarono poi l’uscita di Schladming (pressione alle stelle) e la delusione del Mondiale, dove dopo una prima manche senza errori ma lenta chiuse al 7° posto, grazie alla rimonta nella seconda, quando ormai era troppo tardi.

Di quella gara Clement parla volentieri, come per ripassare la lezione: «Partendo con il numero 1 a un grande evento da favoriti non si avrebbe il diritto di fare quel che ho fatto, cioè sbagliare completamente a interpretare pista, neve e tracciato.

Il distacco di oltre due secondi da Hirscher nella prima manche fu uno choc. Non si trattò di tensione o di pressione, no, ero calmo e sciai anche bene, proprio per questo la cosa mi innervosì molto e spero solo che quella esperienza mi serva in futuro».

A proposito di pressione: Schladming a parte, sembra che il pur giovane Noel non la patisca proprio, e ciò fa di lui un campione vincente. Ma ecco cosa ne pensa: «La parola pressione mi fa pensare a tutto ciò che gli atleti devono gestire, ma è quello che dà gusto alla vittoria, perché se c’è pressione vuol dire che in ballo c’è qualcosa di importante!  

Come gestisco io la pressione? Non so! Cioè, cerco di farlo nel modo più semplice e calmo possibile. So… di sapere fare quel che devo, in fondo è sempre la stessa cosa, perché mettersi pressione? Basta dirsi ‘ho una chance’, restare concentrati e andare a fondo per coglierla. Io non ho un preparatore mentale, ma questo non vuol dire che non lavori su questo aspetto. Penso che siamo tutti preparatori mentali di tutti, io mi ispiro agli altri e cerco di imparare da loro, dando a mia volta qualche dritta con il mio comportamento».

Pur avendo sciato molto poco durante il periodo estivo e autunnale, Clement è fiducioso e chiede fondamentalmente una cosa: «Essere più regolare e costante. Andare forte in tutte le condizioni. La concorrenza è dura anche senza Hirscher, ma io ci sarò. La vittoria nell’ultimo slalom di Soldeu mi ha dato una gran carica e convinto di poter essere competitivo in tutte le situazioni e non solo su piste difficili e ghiacciate come Adelboden, Wengen o Kitz».     

 

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).