Alle 10 scatta la prima manche dello slalom di Chamonix e noi attendiamo i numeri di Alex Vinatzer e Simon Maurberger. I numeri in due sensi, il 9 di Alex e il 19 di Simon, ma anche quelli che sapranno fare per confermare l’ottima performance di Schladming. Il giovane altoatesino per la prima volta affronta una gara con un pettorale così basso. E sappiamo quanto conta tra i rapid gates. È una grande opportunità per il talento Azzurro, interprete di un nuovo modo di sciare, come si suol dire da qualche tempo a questa parte, alla Noel. Ricordiamo che il suo obiettivo quest’anno era proprio quello di indossare numeri più bassi per costruire poi le basi del podio. Una volta c’è riuscito, a Zagarbia e d’ora in avanti tutto quello che arriva è oro.
Stesso obiettivo per Maurberger dal quale però c’erano più speranze che aspettative. E Simon ci sta regalando una stagione di grandi soddisfazioni. Non era partito benissimo, anzi sembrava che stesse vivendo un’involuzione dopo il bel finale della scorsa stagione. Poi, pian piano, è venuto fuori con risultati importanti. Anche lui a Chamonix dovrà cercare di giocarsela al massimo per non interrompere una striscia di gare da leccarsi i baffi.
Non è finita qui, il nostro capitano Stefano Gross ha certamente tanto rabbia da far uscire dalla testa. Il suo potenziale tecnico è elevato, ma poche volte quest’anno è riuscito ad associarlo a una condotto di gara precisa. Speriamo che questa sia la volta buona.
E che lo sia anche per Giuliano Razzoli, più carico anche lui dal punto di vista mentale, ora che con i nuovi materiali sembra rinato. Dalle retrovie poi abbiamo diversi giovani che piunteranno alla qualifica. Come Tommaso Sala, Federico Liberatore, Hans Vaccari, senza dimenticare Riccardo Tonetti, il tuttofare Azzurro.
Certamente la concorrenza non manca. Lo slalom è forse la specialità dove c’è più battaglia. Con Clement Noel, pettorale uno, intenzionato ad arrivare a Cortina da leader. Ma dovrà disfarsi di Zenhaeusern, Kristoffersen e Yule, con Pinturault che non molla di un centimetro. E con quel Marco Schwarz cui l’Austria più povera degli anni 2000, affida ogni speranza di rimanere viva.