Professione Montagna

Per l’ambiente tutti possiamo e dobbiamo fare la nostra parte

Dall’inizio del mio mandato di presidente ANEF, nel 2014, il tema ambientale è stato sempre al centro della mia attività e del mio impegno.

Perché trovare il giusto punto di equilibrio per preservare l’ambiente montano straordinario che ci è dato, permettere alle comunità residenti di vivere e crescere i propri figli nelle valli di montagna e garantire il reddito necessario sia a vivere che a investire sul territorio è fondamentale.

E questo equilibrio per noi impiantisti è un obiettivo primario.

Dopo oltre 5 anni devo però pormi una domanda importante: la sostenibilità è diventata una parola vuota e abusata oppure l’impegno per la sostenibilità si è diffuso, generando un processo educativo, culturale, buone prassi e una maggiore sensibilizzazione sia di noi operatori che degli sciatori, grazie al quale oggi la sostenibilità è qualcosa di davvero concreto?

La «sostenibilità finta» e l’impegno vero

Da inguaribile ottimista, come è nella natura di un imprenditore, voglio credere che la risposta stia nella seconda ipotesi.

Ma il dubbio è doveroso perché oggi «essere sostenibili», inutile negarlo, è diventato un’esigenza di marketing, un requisito fondamentale per proporre e vendere il proprio prodotto sul mercato.

Questo ci deve rendere particolarmente vigili sulla «sostenibilità finta», puramente commerciale, di cui erroneamente veniamo troppo spesso accusati.

Erroneamente perché, per i funiviari, essere sostenibili veramente rappresenta l’unico ed insostituibile modo per preservare il nostro prodotto, ovvero la porzione di montagna che rendiamo accessibile.

Quindi finta sostenibilità in montagna ne trovate ben poca!

Proviamo a vedere e valutare alcuni tra i molti aspetti:

Gli investimenti:

Fin dalla progettazione, anche in montagna, un edificio può essere pensato e poi costruito con materiali tecnologicamente all’avanguardia, che minimizzano gli impatti tecnici e visivi e le dispersioni energetiche.

Gli inerbimenti delle piste da sci realizzati mediante un’accurata operazione di scotico superficiale del terreno che viene ricollocato a fine lavoro.

I motori degli impianti ad azionamento diretto che riducono drasticamente i consumi di olii, grassi e i rumori. Il recupero dell’energia altrimenti dispersa dalle funivie.

La gestione e la programmazione:

L’utilizzo di energie rinnovabili, la gestione dei rifiuti sia ordinari che speciali, generati dalle obbligatorie attività di manutenzione e sicurezza, la sicurezza sul lavoro, solo per fare qualche esempio.

Sempre più aziende fanno il bilancio sociale e la certificazione ambientale.

Qualcuno inizia a redigere anche il bilancio di sostenibilità. La Carta di Cortina è ormai una vera linea guida.

Si tratta di attività che spesso i nostri ospiti non vedono ma che rientrano a pieno titolo nel famoso «prezzo dello skipass».

 Gli sciatori e tutti gli ospiti:

Un ruolo importante lo svolgono anche loro! Pochi e banali gesti quotidiani, cui spesso non facciamo attenzione, danneggiano l’ambiente e vanificano almeno all’apparenza i nostri sforzi.

La sharing economy, ad esempio, per non arrivare alle piste con automobili mezze vuote.

Ma soprattutto i rifiuti: ormai non si tratta più di «non gettare i rifiuti per terra».

C’è chi ancora lo fa, ma per la maggior parte l’obiettivo è imparare a differenziare, anche quando sei in funivia o sulla terrazza di un rifugio.

L’informazione, che proviamo a fare con brochure, skipass, cartelli, svolge un ruolo importante, ma alla luce dei risultati ancora largamente insufficiente.

Il mondo ambientalista:

Potrebbe avere un ruolo importante, aiutandoci a progredire.

Purtroppo non siamo riusciti finora ad instaurare un rapporto proficuo e costruttivo, che possa implementare e migliorare l’«efficacia ambientale» del nostro lavoro.

I nostri sforzi passano inosservati, a fronte di critiche dovute al solo fatto di investire, di toccare il territorio.

L’accessibilità è spesso criticata per il solo fatto di permettere un «carico antropico».

Ci troviamo di fronte a polemiche sterili ed ideologiche ma la sostenibilità non si ottiene abbandonando il territorio a se stesso e smettendo di investire.

È un vero peccato perché con un po’ di onestà intellettuale forse sarebbe più facile fare progressi a beneficio di tutti.