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Chi è Zrinka Ljutic, già soprannominata “Janica!”

I sospetti c’erano già, ma le gare di Solda lo stanno confermando, scopriamo dunque chi è Zrinka Ljutic, che già in Croazia è soprannominata la nuova Janica.
Fa parte di una famiglia totalmente focalizzata sullo sci. Colpevole di tutto, il padre che scia da sempre. Ma non è la sua unica passione. In casa Ljutic (Zagabria) gioca quasi una squadra di calcio, sport assolutamente presente e praticato da tutti, poiché oltre a mamma, papà e Zrinka, ci sono altri 3 figli.

Tvrtko è il più anziano, si fa per dire… classe 2002, naturalmente anche lui in squadra e presente alle Fis di Solda (oggi 28° in slalom). Sta per entrare in squadra, questione di poco. Poi altri due più piccoli di 15 e 13 anni, naturalmente sciatori.

La connessione con Janica Kostelic non riguarda solo i risultati, anche perché Zrinka deve farne di strada… Ma la famiglia ha lo stesso identico spirito. Zrinka ha iniziato a sciare ovviamente da bambina sulla collina di Sljeme, dove si disputa da anni la Coppa del Mondo.

L’ha messa sugli sci il padre che è sempre stato il suo allenatore. Certamente non improvvisato, se non altro perché ai tempi, dava una mano al team Kostelic. Esiste, dunque il rapporto padre-allenatore, situazione che rischia, a volte, di avere risvolti problematici

Non in questo caso – precisa Vedram Pavlek, presidente della federsci croata. “Conosco entrambi molto bene sia in ambito famigliare che agonistico. Più passa il tempo, più il loro rapporto si rafforza. E la stessa cosa capita col figlio Tvrtko, anche se giunti a questo punto,, è quasi impossibile dividersi in due. Allenamenti e gare diverse...”

Risponde il presidente in persona, perché abbiamo preferito non disturbare Zrinka e il suo staff in un momento dove è bene mantenere la massima concentrazione. E poi sappiamo che Vedram è un tipo molto friendly, come è stato descritto da Ninna Quario, che lo conosce molto bene da lunga data.

“Sono molto entusiasta che seguiate così nel dettaglio gli sviluppi dei giovani atleti. E subito dopo questi due primi successi di Zrinka Ljutic siate qui a chiedermene per raccontare la sua storia e il background dello sci in Croazia. Infatti la velocità della vostra reazione mi stupisce, ma mi fa davvero molto piacere!

Quando vi siete accorti che stava sbocciando un nuovo talento?
Oserei dire tre, anzi quatto anni fa. Ma fin da piccolina non aveva nessuna paura. Per lei c’era solo il tentativo di andare più veloce possibile.
La conferma che le cose si stavano mettendo bene, l’abbiamo avuta fondamentalmente a partire dal 2019. Ha iniziato a vincere e non l’ha più smessa. In quattro anni ha avuto una escalation di risultati di notevole valore.

Normale avere tante aspettative ora…
Calma. Zrinka è una ragazzina di 16 anni. Siamo perfettamente consapevoli del suo potenziale, ma per ora fermiamo le celebrazioni. Stiamo solo lavorando molto bene, senza addossarle chissà quali pressioni. L’importante è creare la situazione ideale perché possa proseguire il suo percorso con la medesima metodologia utilizzata da Janica. Ma niente pressing!

La metterete subito in squadra A?
Considerando il talento che sta esprimendo credo proprio di sì. Quando ti capitano tra le mani atleti di questo tipo, che raggioungono traguardi con simile rapidità è un bene riuscire a massimizzare il suo allenamento. Dunque inserirla sin da subito in nazionale e nel nostro team di Coppa del mondo. E le aspettative sono che in quel gruppo rimanga, per tutta la carriera!

Solo discipline tecniche o anche velocità?
Sicuramente sa esprimersi meglio in gigante, poi in slalom. Ma sia Zrinka che noi, e naturalmente la sua famiglia, desideriamo allargare gli orizzonti per renderla una sciatrice totalmente presente in tutte le discipline. Ha buone potenzialità anche in Super G. Lo abbiamo notato soprattutto questa estate. Detto questo vogliamo lavorare step by step. Non è pensabile ottenere tutto subito. Bisogna lavorare e lavorare…

Come definisci il suo stile?
Forse la parola più giusta è leggiadra”. Ovvero spontanea, istintiva ma composta. Questo atteggiamento le permette di gestire lo sci a seconda delle condizioni, in maniera rapida e precisa. Ne consegue una sciata molto pulita, essenziale, dunque bella da vedere. Certo è che ha sciato talmente tanto che ha potuto curare la tecnica in ogni particolare.

A noi è sembrata una iena!
Zrinka è una ragazza molto tranquilla. Quando serve però tira fuori la grinta, come accade al cancelletto di partenza. È una persona molto giovane sicuramente, ma di carattere. Generalmente pacata.

La Croazia non è così grande, già circola la voce su di lei?
Assolutamente sì!

Ma come fa un’atleta da sola a esplodere in questo modo? Non c’è un movimento federale?
Purtroppo si sa che la Croazia è un piccolo Paese. Quando sono entrato nel 1998 in Federazione, con Kostelic al top, lo sci giovanile non era così supportato.
Ci sono gli sci club come in altri Paesi, ma non così organizzati e indirizzati alla crescita degli atleti. Almeno, non come avviene da voi in Italia o Austria, Svizzera e Francia. Per questo, negli anni, abbiamo cercato di vedere sin da subito, i talenti . E quando ne individuiamo le potenzialità, cerchiamo subito di inserirli nell’organizzazione federale. Anche per garantire all’atleta, oltre ad sistema di allenamento più strutturato, anche un supporto migliore per i materiali e l’attrezzatura in generale.

A proposito, a livello di attrezzatura e skiman com’è seguita Zrinka?
Inizialmente
sciava con Elan, poi due anni fa è passata a Rossignol ed è molto contenta per com’è seguita e della qualità. Per quanto riguarda lo skiman… indovina! Esatto, Zrinka ha la fortuna di avere un padre multi tasking!

La Croazia è un po’ distante dai luoghi di gare, come fate con il Covid, avanti e indietro da casa?
Diciamo che giriamo come trottole! Dopo il lockdown in giugno e luglio gli atleti croati, compresa Zrinka, si sono allenati sui ghiacciai Austriaci di Hintertux e Kaunertal. In agosto e settembre ci siamo spostati in quelli svizzeri di  Zermatt e Saas Fee. In ottobre ancora in Austria, principalmente a Hintertux e ora in novembre, c’è un nuovo lock down, ma più soft.

Noi siamo vicini alle piste austriache, anche perché per gli atleti quasi tutti i comprensori sono aperti. Ora gran parte del nostro team si trova in Italia tra a Val Senales e Solda. Comunque, attualmente, possiamo andare e tornare dalla Croazia senza problemi. Solitamente facciamo dai 5 ai 15 giorni di training e poi un piccolo break.

In Croatia siamo abbastanza fortunati rispetto ad altri Paesi. Il lockdown attuale è veramente lieve, bar e ristoranti sono aperti. La quotidianità della vita percepita non è molto differente rispetto a prima, solo con le giuste precauzioni.

A 16 anni si va ancora a scuola…
E Zrinka è molto brava anche negli studi. Già da prima studiava, come oggi fanno tanti a causa del Covid, con la didattica a distanza, sia per le lezioni che per gli esami. Segue un liceo normalissimo, non uno ski college.

In una famiglia di sportivi si dedicherà anche ad altre attività oltre allo sci…
Certamente sì. Suo fratello l’ha avvicinata al windsurf. Non è un’agonista ma se la vedi andare… Questa è stata però la prima estate che ha praticato soltanto lo sci. Insomma, si comincia a far sul serio!

Presidente, già che ci siamo, ci racconti qual è stato il  percorso che l’ha portato su quella sedia
Sono stato un atleta pure io e ho dato il massimo fino al 1998, poi ho deciso di lasciare l’agonismo. Sono stato tre volte alle Olimpiadi  (2002, 2006, 2010), l’ultima a Nagano, dove ho terminato la mia carriera da sciatore e nel 1996, la mia migliore stagione.

Al tempo del 1990 la Federazione non era organizzata come ora quindi vi era bisogno di un gestione autonoma maggiore. Spesso fungevo da allenatore e preparatore di me stesso. E Diverse volte mi aggregavo anche allo ski team sloveno!

Questo logicamente rendeva tutto molto più impegnativo e richiedeva molto più tempo per la gestione di uno sport a livello agonistico. Anche per questo forse non ho ottenuto molto nella mia carriera in termini di risultati.

D’altra parte questo mi è servito come punto di preparazione per il lavoro che svolgo ora. Infatti dal 2005, ho assunto l’incarico di Direttore Generale del Comitato Organizzatore delle gare di slalom della Coppa del Mondo di Sci Alpino Audi FIS a Zagabria.

Nel 98, subito dopo Nagano, però in maniera non ufficiale, avevo già assunto un ruolo manageriale delle squadre. Successivamente dal 2005 la Federazione lo ha reso ufficiale. Un lavoro molto complesso. Perché non è solo una questione di gestione delle squadre. Ci sono in ballo tanti altri settori. Come la gestione con le aziende fornitrici, gli sponsor. La creazione di  un nesso fluido tra tutti gli elementi che rendono grande un atleta e permettono di far valere il suo talento”.

Si riuscirà a dare il via agli slalom di Zagabria nel 2021?
Il 3 le donne, il 6 gli uomini, confermato! Avevamo già programmato tutto l’assetto per la stampa in modo da riuscire a renderlo un evento di richiamo nazionale, ma con le nuove regole rispetto all’emergenza Covid-19  abbiamo già deciso che la gara si terrà senza pubblico.

Nonostante ciò i lavori di preparazione per una gara di Coppa del Mondo non cambiano. Sono sempre molto impegnativi e già ora stiamo lavorando per preparare la pista e mettere in sicurezza il tracciato.
Da ottobre abbiamo iniziato a movimentare l’innevamento, così da preparare il terreno e creare le condizioni ottimali per la gara di gennaio.

L’unico elemento che abbiamo deciso di mantenere è quello relativo alla stampa, seppur in maniera limitata, in modo da permette un’eco a distanza tramite i media. Generalmente la mancanza di pubblico credo che sulla perfomance dello sciatore non influisca in modo troppo significativo. Questo lo ha confermato la prima uscita di  Sölden e così sarà con le prossime.

Zrinka Ljutic con Samuel Kolega a Solda

Ovviamente non voglio dire che il pubblico non sia importante, però sicuramente meno incisivo rispetto all’impatto che genera in altri sport come ad esempio nel calcio.

E gli impianti?
“Sono confidente che gli impianti rimangano aperti per le occasioni di importanza nazionale e per le gare. Come si sta dimostrando in questi giorni a Solda, il comparto agonistico di livello, è totalmente in grado di dare il via alle competizioni in totale sicurezza.

Intervista di Laura Cazzaniga
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About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).