Sempre più sciatori utilizzano la bici da corsa per allenarsi e questo intervento elaborato dal professor Walter Stacco spiega come farlo con scientificità
Tra i principali strumenti, utilizzati per la preparazione fisica dello sci alpino, la bicicletta da strada occupa sicuramente un posto di rilievo… anche per gli atleti più giovani.
La bicicletta trova sempre più spesso, e ormai da lungo tempo, un posto di rilievo come mezzo di allenamento funzionale per lo sci alpino.
Coloro che pensano che la bicicletta sia assurta solo da pochi anni alla cronaca come strumento atto alla preparazione fisica degli sciatori, non ricorda che già negli anni ’80 se ne faceva ampio uso.
E questa è cronaca. Per quanto riguarda modalità e interazione con la complessa organizzazione degli stimoli allenanti e di quanto l’uso della bicicletta possa interagire con essi e migliorare la performance dello sciatore, sarà ampio argomento futuro.
Come purtroppo accade nel mondo della preparazione fisica, condotto spesso da persone non così competenti, ci si preoccupa per lo più della mera funzione “allenatoria” di un mezzo.
O peggio ancora di somministrare carichi di lavoro per fare volume e allenamento. Senza indagare sulle vere e necessarie priorità da osservare nella attuazione di un qualsiasi piano di lavoro programmato per l’allenamento funzionale.
Purtroppo, la carenza di competenza del settore si qualifica con tipologie di allenamento spesso copiate da quelle effettuate dai campioni. Magari pure di ciclismo. Senza dunque rendersi con che, magari, si sta conducendo una procedura allenante con un giovane atleta della categoria “children”.
Con istanze biologiche e oggettive necessità, ben distanti da quelle possedute da atleti in età di massima prestazione.
Fortunatamente chiunque può smascherare tali “personaggi”, nel momento in cui, agli stessi, gli si chieda di evidenziare la metodica utilizzata. Unitamente al percorso fatto per giungere ad un determinato programma di allenamento.
Partendo da questo contesto, vediamo come far rientrare l’utilizzo della bicicletta come strumento di allenamento dello sci alpino. Per esempio, nell’ambito della preparazione fisica di una atleta children.
Naturalmente in prima istanza bisognerebbe individuare quale mezzo più si adatti a un allenamento funzionale dello sci alpino.
Attraverso il gesto della pedalata che però è comune a una vasta e differenziata gamma di attrezzi. Che hanno in comune spesso ma a volte solo, il pedale come comune denominatore.
Qui bisognerebbe descrivere le varie tipologie di mezzo che si potrebbero utilizzare. Da un punto di vista metodologico la parola d’ordine dovrebbe essere multilateralità.
E quindi la possibilità di far pedalare i nostri giovani atleti con tutte le tipologie di bicicli (ma perché no, anche tricicli, monocli e velocipedi in generale) del panorama indotto dal gesto ciclico.
Vincolato e ripetitivo relativamente privo di sovraccarichi, per le già molto provate articolazione degli arti inferiori (e non solo).
Sicuramente la pedalata è un gesto idoneo alla preservazione delle articolazioni. E anche utile in varie tipologie di ricerca di alcune capacità. Che comunque potrebbero essere allenate anche in frangenti e con metodi diversi, forse maggiormente utili ma anche più difficilmente controllabili.
Correre è sicuramente un gesto utile e proficuo per lo sciatore. Cosi come saltare, ma i sovraccarichi articolari e il controllo del gesto, che dovrebbe sempre essere sottoposto alla vista, correzione del coach, pongono sicuramente limiti rispetto a un’ attività. Che proprio per le sue “semplici” istanze biomeccaniche del gesto, è sicuramente di più facile attuazione.
Eseguire il gesto della pedalata, dopo aver fatto un’opportuna analisi del gesto e seguenti correzioni, può essere eseguito indipendentemente dalla presenza o no del trainer.
Di mezzi e metodi pensiamo di soffermarci più a lungo nel prossimo futuro. Come primo atto e così come dovrebbe fare chiunque si approcci a un nuovo strumento o mezzo di allenamento, agiamo per metodo. Identificando qual è la priorità base per chi si approccia al gesto della pedalata e all’acquisto, e/o utilizzo della bike.
Partiamo dal presupposto che la bike di riferimento, per gesto, tipologia e principale utilizzo, deve essere bicicletta da corsa. Su essa si potrebbe trascorrere un tempo abbastanza lungo di allenamento. E dove il numero di pedalate eseguito a seduta di allenamento e per periodo può essere tranquillamente a cinque/sei zeri.
Quindi partendo dal presupposto che il gesto viene ripetuto per un numero di volte notevole. E che lo stesso si produce attraverso una posizione mantenuta per più tempo, è fondamentale che il mezzo utilizzato sia e rispetti le caratteristiche morfo-strutturali. Meglio note come antropometriche, dell’atleta.
Questa norma è valida in generale per chiunque ciclista, se poi di giovane età, diventa fondamentale che la posizione in bicicletta sia conformata sulle caratteristiche del soggetto.
E ancor già, se si ha a che fare con un esperto di biomeccanica e allenamento del ciclismo, correggere gli eventuali errori posturali che il giovane atleta potrebbe anche peggiorare con una brutta posizione in sella.
Quindi prioritariamente, se si pensa di utilizzare una qualsiasi tipologia di bike per produrre un allenamento funzionale allo sci alpino, bisogna prima di tutto conformare l’attrezzo secondo le caratteristiche dell’atleta.
Nel nostro caso ci si è rivolti ad uno dei maggiore esperti di biomeccanica del ciclismo. E forse anche uno dei primi a mettere in atto una ricerca scientifica della posizione in sella.
Si tratta di Giovanni Camorani (foto qui sopra), classe 1948. Uno che ha messo in sella generazioni di ciclisti, tra i quali campioni assoluti.
Assieme a Lui e al suo staff ci siamo approcciati per posizionare al meglio una giovane atleta dello sci alpino. Angelica Bettoni Mameli (in tutte le foto), proprio nel contesto di utilizzo della bike come mezzo di allenamento allo sci alpino.
Quindi non un mezzo fine a se stesso ma un mezzo per raggiungere l’obiettivo di migliorare alcune capacità utili allo sci alpino. Interferendo il meno possibile sulle fragilità dei giovani atleti.
Per evitare che un mal posizionamento sulla bicicletta possa creare problemi strutturali e perché l’allenamento abbia il miglior effetto positivo sull’atleta, bisogna avere più dati possibili sulla conformazione e postura.
Dopodiché con i dati acquisiti in anamnesi, sommate anche le indicazioni dei medici specialisti, fisio e osteopati, si passa alla posizione in sella.
Prima su un ciclo ergometro col quale si adattano tutte le misure strutturali del mezzo, al soggetto. Quindi si rilevano le misure che verranno riproposte sul mezzo di allenamento.
Le variabili del posizionamento sono poi riportabili anche alla bike stazionaria per l’allenamento indoor.
E di cui avremo modo di approfondire le caratteristiche, magari elaborando insieme un metodo di allenamento per sciatori.