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Ecco le piste di Pechino2022, costruite nel nulla!

Se ancora oggi ci si chiede come abbiano fatto gli Egiziani a costruire le Piramidi, abbiamo invece le prove di come i cinesi stanno “ricavando” le piste di Pechino2022, costruite nel nulla! Anche se, quando a metà febbraio guarderemo in tv le gare preolimpiche di Yanqing, non ci sfiorerà nemmeno il pensiero del lavoro fatto per concepire, progettare, allestire, preparare e mettere in sicurezza quella pista.

Non guarderemo nemmeno le reti che la circonderanno (speriamo che nessuno le testi, insomma che non servano a nulla!). Ci godremo lo spettacolo e basta. Magari valutando, criticando o lodando l’operato degli uomini che l’hanno reso possibile in un luogo che fino a pochi anni fa non esisteva sulle cartine dello sci e della Coppa del Mondo.

A tre mesi dai primi test event dell’Olimpiade 2022 (e alla vigilia dalla prima gara Fis mai disputata in Cina, in calendario alla fine di novembre) eccoci a raccontarvi in esclusiva, con le foto e le parole di chi l’ha vissuto in prima persona, quello che è successo negli ultimi mesi sulle montagne di Yanqing.

Eccoci con gli uomini della SPM, l’azienda italiana d Brissago che lo scorso mese di giugno ha vinto una commessa da quasi 2 milioni di euro per la prima parte dei lavori sulle piste olimpiche destinate alla velocità.

Il progetto Pechino2022 per SPM era partito già alla fine del 2018 con le prime ispezioni sul posto, a luglio invece sono cominciati i lavori, con l’installazione, come ci racconta Matilde Giovannoni, responsabile della comunicazione dell’azienda. «Di oltre cinquemila metri lineari di strutture di protezione di tipo A lungo le piste che verranno utilizzate per le discipline veloci e per gli allenamenti: nello specifico 230 pali in ferro SPM – diverse tipologie – e novemila metri di reti.

A questi materiali si aggiungono tutte le reti di tipo B, BC e C, i materassi di protezione in gommapiuma e tutti gli airpads (materassi gonfiabili che vanno posizionati nelle zone di arrivo e in quelle più a rischio di impatto, ndr).

SPM inoltre fornirà a Pechino 2022 tutti i pali da slalom, 1.300 tra snodati e fissi, e tutti i 430 teli».

PAOLINO… TRA GIOIE E DOLORI
Il responsabile delle operazioni sul campo di SPM è Paolo Fumis (nella foto col cappellino azzurro), che negli ultimi tre mesi è stato appunto sul campo per dirigere i lavori di allestimento delle misure di sicurezza attorno alle piste. Ecco il suo racconto al ritorno in Europa.

«Stanco ma felice. Sono stati tre mesi duri, ma ricchi di soddisfazione. È bello sapere che stai lavorando per un progetto molto importante come i Giochi Olimpici, un evento che sarà sotto gli occhi di tutto il mondo. Per me che lavoro da 20 anni nel massimo circuito dello sci è sempre bello girarsi e ammirare quello che si è fatto».

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Tutto bene, tutto bello… ma immaginiamo ci siano stati anche problemi o aspetti negativi in questo imponente lavoro in Cina…

«La cosa negativa è lo scontro con culture e realtà diverse da quelle europee. I cinesi ovviamente non hanno alcuna esperienza in questo settore e perciò non è stato facile far capire come andavano gestite le cose. Il nostro lavoro richiedeva una specifica competenza, perciò bisognava guidarli in tutto e per tutto con evidenti problemi di comunicazione, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Certo i cinesi con cui abbiamo lavorato non erano così intraprendenti ma ci sta… L’ estrema tecnicità dei prodotti da installare ci obbligava a una supervisione continua».

 

MONTAGNE VERTICALI
Ma che posto è questa Yanqing? «D’istinto direi un postaccio! Si trova in una vallata completamente diversa da quelle dalle nostre Alpi o Prealpi, con montagne molto verticali ricchissime di vegetazione, anch’esse diverse da quelle cui siamo abituati noi.

Quanto alla pista di discesa, a mio parere è molto tecnica, presenta dei muri impegnativi a metà e nell’ultima parte entra in uno stretto ma scorrevole canyon naturale. La definirei un mix di piste europee. L’incognita sarà il vento, specialmente nella parte alta, dalla partenza fino alla stazione intermedia, che si sviluppa su una cresta».

Smembrare una montagna e riempirla di strutture e costruzioni in ferro può sembrare una follia. Dietro però, c’è ovviamente il progetto di avvicinare allo sci milioni di cinesi, per dare vita a un nuovo mercato con possibilità di sviluppo davvero enormi. La speranza è che Yanqing non diventi una cattedrale nel deserto.

Secondo Paolo Fumis «il futuro c’è visto quello che è stato costruito, ma dal mio punto di vista sarà dura far scendere dei turisti da quelle piste molto ripide, tanto più se saranno innevate artificialmente. I cinesi non sanno sciare e ci vorrà un bel po’ di pratica prima che possano divertirsi su quei pendii!».

PRODOTTI AD HOC PER OGNI PISTA
Alessandro Galimberti è il direttore commerciale di SPM, è a sua volta stato in Cina per definire molti dettagli dell’operazione Pechino 2022. Avrà ancora molto da fare nei prossimi mesi, quando uscirà il bando per le forniture delle piste adibite alle discipline tecniche.

«Le piste sono in costruzione, anzi sono quasi finite, manca solo il piano pista nella parte iniziale mentre quella finale è pronta. Saranno servite da una telecabina e da una seggiovia Doppelmayr».

Gli chiediamo se SPM ha dovuto progettare e produrre strutture nuove per le gare cinesi e la risposta è molto interessante:

«Ogni pista, ogni montagna, ogni realtà deve avere strutture progettate ad hoc, cioè in base alla conformazione della montagna e della pista dove andranno posate. Bisogna essere veri e propri sarti d’alta moda. È come realizzare un abito su misura: partiamo dalla migliore stoffa disponibile e la modelliamo per realizzare qualcosa di unico e irripetibile.

Delegazione Cinese a casa SPM: Giovanni Berutti, attuale amministratore delegato della SPM e figlio del suo fondatore. A destra, Giorgio Munaretto e Alessandro Galimberti

Ciò non sarebbe stato possibile senza un lavoro di squadra con il nostro ufficio tecnico (capitanato dall’ Ing. Giorgio Munaretto), e il supporto costante e prezioso di Silvano Vidori. Ha un’esperienza pluriennale ormai ampiamente riconosciuta da tutti gli esperti del settore invernale».

Un lavoro enorme, come si diceva all’inizio nemmeno immaginabile da chi si siede comodo davanti al televisore.


COME NASCE UNA PISTA DI ALTO LIVELLO
Di Elena Gaja (Presidente Sotto Comitato piste sci alpino Fis)

Come nasce una pista di alto, altissimo livello?
Beh, innanzitutto dipende: si deve fare un restyling di una pista già esistente, oppure è necessario inventarla dal nulla?
La seconda opzione è stata la scelta obbligata di Yanqing, cittadina a circa 90 km e (per ora) 90 min di auto da Pechino.

Dico per ora poiché con la nuova superstrada e soprattutto con il nuovo super treno veloce, le distanze si accorceranno magicamente e, visto che siamo in Cina, in tempi super brevi. In questo caso è stato interpellato un famoso ex-atleta e course designer di tante piste importanti, Bernhard Russi, che ha disegnato una pista di velocità molto impegnativa.

Qualche giorno fa siamo stati insieme in Cina: lui per gli ultimi ritocchi al profilo della pista quasi ultimata e io per completarne l’omologazione, certificazione necessaria per poter svolgere qualsiasi gara internazionale FIS.

Elena Gaja Odiard in giacca fucsia, durante l’ispezione per l’omologazione della Fis. Con il capuccio tirato su, Atle Skaardal (ora Technical Expert Alpin) e Nikolay Belokrinkin (Mountain operation manager)

 

Completava il terzetto Atle Skaardal, ex Chief Race Director di Coppa del Mondo femminile, che da quest’anno ha cambiato ruolo in seno alla FIS e segue, tra l’altro, l’organizzazione operativa dei grandi eventi.

Il progetto di Russi parte da lontano: non avendo piste di discesa vicino a Pechino per prima cosa si è cercata la zona adatta. Quella con il dislivello necessario, durante parecchi sopralluoghi, prima dall’alto e poi per terra, a piedi lungo sentieri appena abbozzati e solo più tardi con mezzi fuoristrada.

Prima di poter andare fino in cima alla montagna, si sono dovute costruire le strade e per farlo tante persone sono salite a piedi e poi a dorso di mulo, dormendo nelle tende. Hanno scavato, spesso a mano, parecchie delle opere che io ho visto ormai ultimate nei giorni scorsi.

Nella fase di progettazione, Russi è stato affiancato da un allievo molto speciale: Didier Defago. Proprio lui, l’ex atleta svizzero campione olimpico 2010 e capace di vincere sulla Streif, che posso vantarmi di avere nella squadra di omologatori FIS (insieme peraltro a un altro mostro sacro come Marc Girardelli!).

Russi e Defago hanno disegnato una pista davvero completa: ci sono sezioni molto ripide e altre invece di scorrimento con pendenze poco importanti. E poi curvoni veloci e curve molto accentuate e molto tecniche. Salti? A volontà, con movimenti del terreno che non danno tregua. E per finire un canyon spettacolare e un salto letteralmente scavato nella roccia, che porta al traguardo.

Il giorno dell’ispezione siamo arrivati all’aeroporto di Pechino intorno alle 4 del mattino e siamo andati subito in pista dopo una veloce colazione. Invece delle abituali 4/5 persone, 10 se ci sono anche i Race Directors, mi sono ritrovatadinnanzi a un piccolo esercito. Segno che i cinesi prendono molto sul serio le omologazioni FIS.

Durante la discesa si controllano tutti i parametri. Quelli relativi a pendenze, larghezze, lunghezze, ecc. Poi la sicurezza, il profilo dei salti e soprattutto delle aree di atterraggio, gli eventuali ostacoli, l’innevamento programmato, le infrastrutture e altro ancora.

Al momento posso dire che i lavori sono quasi ultimati: entro la fine di novembre saranno completati gli ultimi aggiustamenti ai profili. Quindi l’installazione delle protezioni fisse (reti A), le prove tecniche degli impianti di risalita e l’impianto di innevamento artificiale.

Insomma, non manca niente perché le gare di Coppa (2-16 febbraio 2020) valevoli come Test Event per le prossime Olimpiadi, possano essere un successo.

Organizzare un evento di tale portata in una nazione come la Cina, che non ha alcuna esperienza nel nostro campo, presenta aspetti curiosi e complicati.

Un esempio è il servizio sanitario, poiché i cinesi sono medici di altissimo livello, ma non sanno sciare! Sembrano aspetti marginali, che in Europa diamo per scontati, ma non lo sono affatto poiché non si risolvono in poco tempo. Per colmare questo gap ci sono centinaia di progetti. E tutti vedono coinvolta una folla di professionisti europei e non per formare l’esercito di persone necessarie allo svolgimento di Beijing 2022.

About the author

Maria Rosa Quario

NINNA QUARIO È nota nel Circo Bianco per aver fatto parte della “Valanga Rosa” tra il ’78 e l’86. Milanese doc, da tempo si è trasferita a La Salle, in Valle d'Aosta. Ha conquistato 4 vittorie in Coppa del Mondo e un totale di 15 podi, tutti in slalom, oltre a una “bella” collezione di piazzamenti nelle gare a medaglia: 4° posto all’Olimpiade di Lake Placid 1980 (a 3/100 dal bronzo), 5° al Mondiale di Schladming 1982 (era in testa a metà gara) e 7° ancora ai Giochi, a Sarajevo 1984.
Dopo il ritiro dall’agonismo, nel 1986, si è dedicata al giornalismo e collabora con Sciare dal 1999.
Per la nostra rivista è stata a lungo la depositaria di tutto ciò che riguarda l’agonismo e ha seguito anche il programma test, in particolare i Test Junior. La sua lunga carriera giornalistica (ha collaborato anche con il quotidiano Il Giornale e con Infront Sports & Media seguendo da vicino quasi tutte le gare di Coppa del Mondo) si è interrotta nel 2022, quando ha deciso di cambiare vita per dedicarsi ad altre passioni.
Non ha però abbandonato del tutto la sua collaborazione con Sciare, per cui ora scrive in modo meno intenso e continuativo. E’ mamma di Federica Brignone, uno dei più grandi talenti della Squadra nazionale Italiana di sci alpino, e di Davide, suo allenatore dal 2017.