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Gigante Parallelo, cosa non ha funzionato

Gigante Parallelo, cosa non ha funzionato
L’Italia è pazza di gioia per la medaglia d’oro conquistata da Marta Bassino nel gigante parallelo in coabitazione con all’austriaca Katharina Liensberger. Non passano però inosservate le numerose critiche che sono state scaricate addosso un po’ da tutti alla specialità. L’ira espressa da Federica Brignone non è un fatto isolato.

Lo raccontano le interviste realizzate nel dopo gara anche delle Tv austriache ed elvetiche. Così c’è una Wendy Holdener abbastanza inviperita, ma non è certo l’unica.

Sono stati commessi diversi errori, il terreno, la tracciatura, il regolamento, il dopo gara. La più grande difficoltà di questo format è trovare la massima uguaglianza del percorso blu e quello rosso. Se ci si trova su un terreno in contro pendenza, come quello di ieri, tale punto di incontro è praticamente impossibile da raggiungere.

L’approfondimento di Poligono 360° di Eurosport con il commento di Dario Puppo, Massimiliano AMbesi e Camilla Alfieri

Non si era mai vista, poi, una porta lunga in una specialità che dovrebbe prevedere porte sempre sulla massima pendenza (dritte, quindi) e con una distanza abbastanza regolare tra un passaggio e l’altro.

Così si sono verificati recuperi impensabili proprio in quella porta lunga.

Chi si trovava indietro di diversi metri, nella lunga riusciva quasi sempre a passare addirittura davanti.

L’aspetto che però ha mandato tutti (o quasi) in bestia, è stato il regolamento. Il team che da tre anni lavora su questo format ha stabilito che il massimo ritardo attribuibile a chi perde nel primo run, non debba essere superiore a 5 decimi.

Quindi se un atleta taglia il traguardo con un secondo di ritardo rispetto all’avversario, il suo gap è di default di 50 centesimi. Ieri cosa è accaduto: che il percorso rosso era nettamente più veloce, sia come tracciatura che come terreno.

La contropendenza era più dolce e la neve era meno rovinata. Si consideri che le temperature si erano alzate tantissimo rispetto ai giorni precedenti. E la scelta riguardo alla preparazione della pista decisa dalla Fis forse non è stata così azzeccata.

Sta di fatto che chi nel ritorno partiva sul percorso rosso, pur con il cancelletto che si apriva con un ritardo di 5 decimi, facilmente passava il turno, proprio perché la differenza dei due percorsi, a parità di sciata, era superiore ai 5 decimi.

Quando Marta Bassino ha affrontato la finale con Liensberger partendo sul percorso blu nella prima sfida, era già quasi certo che avrebbe vinto. Soltanto una caduta nella prova di ritorno avrebbe potuto cambiare le sorti della gara.

Ma non è finita qui, perché non proprio tutti avevano letto il regolamento che stabiliva il pari merito assoluto nella sola finale. Quindi, anche se il foto finish aveva evidenziato come Marta avesse tagliato il traguardo davanti a Katharina, questo non è stato preso in considerazione.

Nell’immediato dopo gara però, le atlete sono state schierate nella flower cerimony, con Marta al centro e Katharina alla sua destra, a rappresentare il secondo posto.

La federazione austriaca, che i regolamenti evidentemente li  legge, ha sporto immediatamente reclamo alla giuria. E solo dopo è stata annunciata la vittoria a pari merito. Questa scena ha mandato in tilt i commentatori di tutte le TV che non hanno capito subito cosa stesse accadendo quando Marta e Katharina sono salite mano nella mano sul gradino più alto del podio.

Tanto di cappello alla conduttrice Rai Sabrina Gandolfi che con quel suo modo spigliato e simpatico ha riconosciuto l’errore inevitabilmente commesso nel racconto della premiazione. Per il quale colpe davvero non poteva averne!

Questo nulla toglie al valore della medaglia d’oro conquistata da Marta, perché se l’è messa al collo lottando sul campo in base a ciò che questo format ha previsto. Il punto, infatti, non è questo ma un altro. Se la Fis non trova la soluzione per garantire agli atleti di giocarsela alla pari, farebbe bene a togliere di mezzo questa gara.

In realtà non ci sono tantissime vie di uscita se non quella di tenere valido il ritardo reale che si determina nella prima sfida. E aumentare il ritardo di default nel caso, nel primo run, uno dei due atleti dovesse cadere. A quel punto, anche se i due percorsi sono differenti, gli atleti se la possono giocare alla pari.

Va bene lo spettacolo e nuove soluzioni atte a rendere sempre più eccitante lo sci alpino in TV, ma un regolamento zoppo non può eludere il senso e il valore tecnico sportivo degli atleti. Che scendono in campo per vincere contando sul proprio talento e abilità. E magari anche per portare a casa qualche soldo. gigante parallelo cosa non

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).