Toni Sailer in una delle sue prime gare di alto livello
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Il mondo dello sci piange la scomparsa di Toni Sailer

Il mondo dello sci piange la scomparsa di Toni Sailer. E’ accaduto ieri, 24 agosto al termine di una malattia che lo ha assediato negli ultimi anni, anche se non aveva mai voluto mollare la presidenza della Commissione dello Sci Alpino della Fis. Toni Sailer era nato 73 anni fa a Kitzbühel e lo stesso sci club di appartenenza ha dato la triste notizia.

E’ in lutto l’Austria, ma il mondo dello sport in genere, perché Toni Salier è stato capace di firmare pagine straordinarie in una carriera che ancora oggi si ricorda con grande ammirazione.  Ai Giochi Olimpici di Cortina d’Ampezzo, nel 1956 riuscì a vincere la medaglia d’oro in slalom, gigante e discesa, impresa che nessuno, prima di lui, era riuscito a compiere. Nel suo palmares poi, le tre medaglie d’oro conquistate ai Mondiali di Badgastein nel 1958 e 1 d’argento.

Soprannominato Blitz from Kittz, ovvero il lampo di Kitzbühel, si ritirò dalle competizioni nel 1959 dopo appena sei stagioni. Divenne un vero idolo in Austria, al punto che registi e coreografi lo trascinarono sul set cinematografico come attore protagonista di una ventina di film. Poi si dedicò alla musica riscuotendo notevole successo anche come cantante.

Ricoprì anche il ruolo di responsabile tecnico per la federazione austriaca di sci tra il ’72 e il ’76, stagioni firmate dai successi di un certo Franz Klammer. Negli ultimi dieci anni e oltre ha lavorato per la Fis come Presidente della Commissione sci alpino. Toni Sailer ci ha lasciati, ma di certo non abbandonerà mai la storia del Grande Sci.

LA STORIA
TONI SAILER (Austria) Nato il 17 novembre 1935
Per alcuni è lui “il più grande di tutti i tempi”. All’epoca dei suoi trionfi l’hanno ribattezzato in modi diversi ma significativi come “Il falco delle nevi”, “L’angelo delle nevi”. In soli tre anni, dal 1955 al 1958, ha lasciato un segno leggendario nella storia dello sci.

La carriera di Toni Sailer è passata come un lampo di luce: ha 21 anni quando, alle settime Olimpiadi di Cortina d’Ampezzo del 1956, vince tutte e tre le medaglie d’oro in palio (soltanto Killy, dodici anni dopo, sarebbe riuscito ad eguagliarlo); ha 23 anni quando si ritira dall’agonismo dopo aver dominato anche i Campionati Mondiali di Badgastein del 1958 .

Sciatore leggendario, fenomenale sugli sci, bello, alto, aitante come un attore di Hollywood, si può considerare il primo atleta della neve ad avere conquistato una dimensione di personaggio pubblico a livello internazionale. Come un divo del cinema, insomma.

E’ stato  “il discesista che non cadeva mai” . Dominava grazie alla tecnica, all’eccezionale forza fisica, al grande coraggio. Cresciuto a Kitzbühel, nel tempio della discesa libera, aveva la velocità nel sangue e conosceva tutti i segreti per controllarla. Durante la discesa di Cortina, corsa su una pista velocissima e gelata battuta dal vento, non riesce ad evitare una profonda buca provocata dalla caduta del francese Collet all’uscita della zona boscosa.

Per quasi cento metri continua la sua corsa su uno sci solo. Attimi di suspence, la caduta sembra imminente. Invece la “folgore di Kitzbühel”,  riprende l’equilibrio a vola a vincere la prima delle sue tre medaglie d’oro olimpiche.

 

Nato nella località del Tirolo dove è tracciata la mitica Streif, Toni è figlio di un contadino appassionato di musica, direttore della banda musicale del paese. E’ naturale che papà Sailer voglia vedere il figlio impegnato nella musica, magari studente al conservatorio di Vienna, strumentista o addirittura compositore.

Il piccolo Toni delude, però, le aspettative del padre. Impara e leggere la musica e prende qualche lezione e diventa un discreto pianista (cosa che gli sarà utile in futuro) e niente più.

E’ il fascino dello sci ad attrarlo subito più di ogni altra cosa. Come tutti i bambini del paese ha calzato i primi sci piccolissimo, a 3, 4 anni. Crescendo, però, il suo talento appare subito evidente.

Viene accolto dai “Diavoli rossi”, i maestri di Kitzbühel, come una promessa. Dopo la Guerra, Toni si perfeziona tecnicamente alla scuola di Christian Pravda e Anderl Molterer e ha modo di vedere all’opera  a Kitzbühel i migliori sciatori dell’epoca tra i quali l’italiano Zeno Colò, dominatore della discesa di quegli anni. E all’abetonese Sailer dirà di esseresi ispirato dopo aver vinto le medaglie di Cortina.

Nel 1950, a 15 anni, soprende tutto l’ambiente dello sci austriaco battendo Christian Pravda in un gigante disputato proprio a Kitzbühel. Mentre il padre, ostinato, tenta invano di prospettargli un avvenire spingendolo verso un’attività commerciale, Toni si impone sempre di più nel mondo dello sci. A 19 anni vince lo slalom della Coppa Ilio Colli a Cortina  d’Ampezzo e si piazza al terzo posto in discesa libera.

Nello stesso anno, il 1954, si impone nelle gare di Kitzbühel di cui è ormai l’idolo. Ma la vera esplosione a livello internazionale avviene nel 1955 quando Sailer vince la discesa (che si aggiudicherà per quattro anni consecutivi) e il concorso del Lauberhorn di Wengen, la discesa della “3-Tre” di Madonna di Campiglio e la libera preolimpica di Cortina d’Ampezzo. Le Olimpiadi di Cortina d’Ampezzo del 1956 lo attendono come il favorito d’obbligo.

Il tedoforo della cerimonia d’apertura è Zeno Colò, che esce definitivamente di scena tra le lacrime in quell’occasione dopo essere stato accusato di professionismo. E’ l’ideale passaggio di consegne, sul piano storico, tra due dei più grandi campioni della storia sciistica.

Sailer domina la scena dall’alto di una superiorità tecnica e atletica sconvolgente. In discesa, sulla pista Olimpia di 3461 metri, vince (nonostante il brivido di cui abbiamo parlato prima) alla velocità di 72,355 km/h staccandodi oltre tre secondi lo svizzero Fellay.

In gigante infligge addirittura 6 secondi ad Andreas Molterer e in slalom termina in testa sia la prima che la seconda manche concludendo con il tempo totale di 3’14″7 e lasciando a 4 secondi la medaglia d’argento, il giapponese Igaya. Toni Sailer è un mito. Compare sorridente sulle copertine di rotocalchi e nei cinegiornali. Le donne  lo sognano.

Kitzbühel erige una statua nella piazza del paese per il suo celeberrimo cittadino di 21 anni. Tutti lo vogliono ma Toni “resiste” fino ai Mondiali di Badgastein dove ribadisce la sua  straordinaria classe vincendo discesa e gigante e giungendo secondo  in slalom battuto (grande sorpresa) dal connazionale Josi Rieder. Qualche giorno dopo la conclusione dei mondiali viene accusato, come Zeno Colò qualche anno prima, di professionismo e squalificato dalla federazione internazionale pr aver violato la “status” di dilettante in cinque circostanze.

Queste: ha accettato dall’amministrazione di Kitzbühel 750 metri di terreno. Si è infilato al dito un anello d’oro con tre brillanti, uno per ogni vittoria olimpica. A fine di lucro ha sfruttato la sua fama partecipando ad alcuni film come attore. Quindi ha approfittato la sua fama a fine di guadagno incidendo canzoni. Infine ha dato il suo nome a un nuovo tessuto di abbigliamento sportivo.

Sailer respinge le accuse ma il 22 aprile 1959, quando deve ancora compiere 24 anni, comunica all’agenzia “United Press” la decisione di ritiarsi dallo sport per dedicarsi esclusivamente al cinema e ad altre attività Gira alcune pellicole in Giappone diventando l’idolo delle giapponesi. Incide alcuni di successo rispolverando le sue nozioni musicali. Gira per il mondo. Partecipa ad un film del famoso cineasta Luis Trenker. Ma alla fine la nostalgia della neve, dello sci e di Kitzbühel ha il sopravvento.

Sailer torna a casa, nel suo paese nel suo ambiente. Smentendo la teoria di Honoré Bonnet secondo il quale un campione non avrebbe mai potuto diventare un buon tecnico, Sailer ricopre per molti anni con successo la carica di direttore agonistico della squadra austriaca. Lasciata anche questa esperienza entra a far parte dei quadri dirigenti della Federazione Internazionale.

Quest’anno la “Schwarzer Blitz aus Kitz” (“la freccia nera di Kitzbühel”) compie 60 anni ma quando lo si vede sciare con il figlio Florian non smentisce ancora del tutto l’appellativo più appropriato tra quelli che gli erano stati affibbiati ai suoi tempi d’oro: divino. (Roberto Della Torre)

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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