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La famiglia Pizzato: Sofia, Lucia, Matteo e Stefano, in 4 è un vero miracolo!

La famiglia Pizzato: Sofia, Lucia, Matteo e Stefano, in 4 è un vero miracolo!
Questo è un viaggio alla scoperta dei fratelli Pizzato, anzi dell’intera famiglia. Antonella e Guido sono genitori di quattro atleti dai 18 ai 22 anni di ottimo livello.

Mettetevi comodi, perché la storia è lunga e intensa. Sicuramente unica in Italia e in pochissime altre parti del mondo.

Più numerosi dei Pizzato ci sono soltanto i famosi fratelli Vorlaufer! Sofia, Matteo, Lucia e Stefano, in ordine di nascita, tutti sciatori delle leve giovanili, chi in Polizia, chi nell’Esercito, chi al Drusciè.

A nostra memoria ci sono solo due situazioni simili. Una è sempre in casa nostra con i Bergamelli, Sergio, Norman, Thomas e Giancarlo, l’altra è il Simari Birkner ski team argentino con Maria Belen, Macarena, Angelica (qui sopra) e Cristian. E poi in futuro chissà, forse la famiglia allargata di Bode Miller con i suoi sei figli.

Ma torniamo alla Pizzato Family, dove non vi sono tracce di trascorsi passati. Il capostipite di questa specie di miracolo sportivo è papà Diego che se la cava benino con lo spazzaneve.

Di mestiere fa il medico chirurgo a Camposampiero in provincia di Padova, sua moglie Antonella lavora nell’odontoiatria. Hanno quattro figli. Sofia, 22 anni, corre con i colori dell’Esercito.

Matteo ne ha 20 e indossa la giacca verde del Druscié Cortina. Lucia è appena maggiorenne ma le Fiamme Oro di Moena se la sono presa. E già che c’erano hanno messo le mostrine del corpo anche sulle spalle di Stefano, 17enne.

Signor Diego, è sicuro di stare bene?
Capisco la domanda e la ringrazio perché sottintende una specie di comprensione, ma direi che sto benone.

Ma cosa vi è venuto in mente?
Siamo sportivi, io facevo gare di ciclismo, mia moglie era una ballerina di danza classica e moderna. Con lo sci niente di che, io poco più dello spazzaneve e Antonella oltre la virata. La settimana bianca era però un appuntamento fisso. Tutto inizia, ovviamente, con Sofia.


Aveva appena 8 anni, quando il suo maestro di sci, a San Vito di Cadore, mi fermò per dirmi: “Sua figlia deve iniziare a fare le gare. Non l’ho mai messa nei pali, ma ha la velocità nel sangue”. Capiamo allora che serviva uno sci club. Così ci affidiamo al Nottoli, che la inserisce nella categoria baby 2.

Perché proprio il Nottoli?
Me ne avevano parlato bene e poi era comodo. I miei abitavano a Conegliano e la loro casa poteva essere un valido appoggio. Soprattutto quando abbiamo iscritto anche Matteo. Aveva sei anni quando ci chiese: “Posso anch’io?”.

Cosa fai, non lo accontenti? Lo sci piaceva davvero tanto a entrambi. Sofia iniziava a fare sul serio. Si allenava anche nei giorni infrasettimanali, così da San Vito a Conegliano il tragitto era meno stressante. Poi noi andavamo a prenderli alla sera.

Di conseguenza anche Lucia e Stefano…
Loro più che altro giocavano sulla neve, anche perché avevano 4 e 3 anni. Ma era inevitabile che anche loro entrassero al Nottoli.

Non erano attratti anche da altri sport?
Altroché, non erano affatto fissati sullo sci. A Matteo piaceva tantissimo ginnastica artistica, Lucia e Sofia nuoto sincronizzato ed equitazione. Ma giocavano anche a tennis, pattinaggio su ghiaccio. Ne hanno fatte una pelle. Alla fine però tutti, nel loro percorso giovanile, hanno selezionato lo sci.

Proprio lo sport più complicato. Come mai?
Eh dovrebbe saperlo. Lo sci è davvero particolare. L’ambiente, la compagnia, la bellezza della montagna, il fascino della neve. Faccio solo un esempio che mi sembra il più eclatante.

L’anno scorso, durante il lockdown, si sono fatti compagnia a vicenda rimanendo da soli nella casa che avevamo affittato per l’inverno a Cortina, per tre mesi e mezzo. Anche se costretti, penso sia stata una bella esperienza anche questa.

Quindi da San Vito siete passati alla regina delle Dolomiti…
Inevitabile. Sono finiti tutti nello stesso liceo scientifico che c’è a Cortina. Crescendo l’attività sciistica era aumentata di intensità.

E lì il passaggio dal Nottoli al Druscié?
Dal Nottoli siamo passati allo Sci Club 18 incontrando l’allenatore Mauro Baldo. Quando lui si è spostato al Druscié lo abbiamo seguito. Noi non è che siamo così ferrati dal punto di vista tecnico, ma non bisogna essere delle cime per capire che Mauro è un ottimo coach.

Sofia in realtà dopo il 18 è entrata nel corpo forestale, che poi è stato dismesso, motivo per cui è passata nell’Esercito. Ora nel club di Flavio Alberti è rimasto solo Matteo perché Lucia e Stefano dopo qualche tempo sono entrati in Polizia.

Hanno fatto più o meno lo stesso percorso, significa che…
La interrompo, so cosa vuol chiedermi. No, sono uno diverso dall’altro.

Iniziamo, Sofia?
Quello che di lei mi stupisce da sempre è che si è dimostrata capace in tutto quello che ha scelto di fare, sia in ambito scolastico che sportivo. A livello agonistico ha fatto buone cose e adesso è lì che lotta. Da quando è in Forestale è nelle mani di Paolo Zardini. Ops, volevo dire Zarda! Dirgli 1000 volte grazie credo sia riduttivo. Un grande uomo, oltre che allenatore.

Matteo?
Ha patito un poco il continuo cambio di allenatore, cosa che avveniva ogni anno. Il primo aveva abbandonato il club, il secondo, era, ahinoi, il povero Pera Puicher Soravia, scomparso a novembre, divorato dalla leucemia. Ora è al Druscié.

Diciamo che nel periodo di crescita più critico è come se gli fosse mancato il punto di riferimento. Ma non parlo solo dal punto di vista tecnico. Credo sia importante anche il rapporto umano che si instaura con l’allenatore. Non faceva in tempo a entrar in sintonia con uno che poco dopo doveva ricominciare a capo. Insomma, ha avuto qualche periodo di smarrimento. Normale che a lungo andare si perda un po’ di convinzione.

La piccola?
Molto determinata e la più autonoma di tutte. Il che rappresenta un vantaggio e uno svantaggio. Quando fai un po’ troppo da sola poi ti perdi qualche consiglio o suggerimento. Dal punto di vista sciistico è passata da Mauro a Michel Davare (Polizia).

E il giovane poliziotto?
Stefano è quello che ha respirato tutto dai fratelli. Posso dire che dei quattro è il più determinato. Bravissimo a scuola e preciso in tutto quello che fa. Purtroppo nel settembre del 2019, in allenamento di superG a Saas Fee, ha subito una frattura a tibia e perone.

Ha tolto il chiodo lo scorso giugno. Nel frattempo ha provato a sciare ma avvertiva dolore per un callo osseo che lo faceva dannare nell’adattamento del piede allo scarpone. Tolto il chiodo è tornato a respirare. E via!

L’obiettivo di tutti e quattro è di arrivare in Coppa del Mondo?
Non credo che la vivano come un’essenza di vita. Bisogna sempre avere i piedi per terra, ma l’obiettivo è per forza quello. Matteo è quello meno fiducioso, motivo per cui si è iscritto anche a ingegneria gestionale e ha già dato gli esami del primo anno.

Poi accade che va all’Abetone e fa una seconda manche incredibile andando a vincere il GPI Giovani. Non si può però entrare così in profondità nella testa di un ragazzo di 20 anni. Sono sue sensazioni, sta a lui trovare motivazioni e individuare gli obiettivi.

Gli altri tre invece tendenzialmente questa idea ce l’avrebbero. Lucia poi quest’anno ha la maturità e Stefano deve superare il quarto anno di liceo. Quindi oltre all’agonismo, lo studio rimane ben presente nella loro attività.

Come fanno due genitori a gestire quattro ragazzi sparsi per le Alpi? Vivete al telefono?
Quando possiamo li raggiungiamo. Almeno una volta alla settimana questo accade. Poi io posso sfruttare i tempi del mio lavoro scandito dai turni. Mia moglie nei week end bene o male li incontra. Certo è che ci vuole sempre la massima disponibilità. Per noi non è un problema, ogni momento libero lo dedichiamo a loro.

Gli date anche una mano nella gestione dell’attività? Materiali, sponsor…
Ribadisco che non siamo nemmeno lontanamente tecnici dello sci. Quando ci capita di fare qualche commento alle gare, proprio i nostri figli ci prendono subito in giro! “Tu papà continua a lavorare col bisturi e tu mamma occupati dei tuoi pazienti!”.

La chiudono subito così insomma. No, guardi, non ci fanno entrare nelle loro cose. Noi comunque non molliamo, anche se veniamo immediatamente zittiti il nostro modesto parere lo diamo lo stesso.

E tra di loro vanno d’accordo?
Si stimano molto e cercano di condividere le reciproche esperienze. Si aiutano a vicenda e non esiste una competizione esasperata tra di loro. Questo non significa che siano dei santi eh. Capita che si mandino al diavolo ogni tanto, come succede in qualsiasi famiglia tra fratelli e sorelle.

Non voglio dire che uno sia l’esempio dell’altro perché, sanno ormai riconoscere da soli le proprie debolezze, come le sicurezze.

Diciamo che si stimolano a vicenda. Ma la cosa più importante è che si vogliono un bene dell’anima. Quando tre anni fa Stefano e Lucia si sono cresimati assieme, hanno scelto Sofia e Matteo come madrina e padrino.

Non hanno mai momenti di sconforto al punto di mollare lo sci?
Mai. Nemmeno quando il risultato non arriva. Poi capita che si sfoghino con noi.

Lei e sua moglie per loro avete lo stesso identico ruolo?
Direi di sì, poi c’è chi è più legato a me o ad Antonella. Questo perché siamo sempre in perfetta sintonia e crediamo nei medesimi valori. Non è sempre così scontato e credo sia un aspetto importante per loro.

Come vivete le loro gare?
Quando possiamo li seguiamo. Ieri appena sono uscito dalla sala operatoria mi sono attaccato al computer per vedere com’era andata. Oppure ci telefonano, devo dire specie quando la gara va bene.

Vi considerate una famiglia fortunata?
Certamente. Ma c’è un aspetto che ci aiuta non poco. Siamo molto religiosi e in un certo senso quando loro quattro sono lontani da noi è come se li affidassimo ai Santi!

Mi piace pensare, ad esempio, che Matteo sia stato, come dire, assistito in quella manche incredibile portata a termine all’Abetone. Non per il risultato in sé di una gara, ma perché credo sia stata una svolta per lui.

Soprattutto perché spesso e volentieri va bene nella prima e meno nella seconda. Ritengo possa ragionare con maggiore serenità. Se non altro ha messo da parte dubbi e incertezze che lo stavano punzecchiando un po’ nell’ultimo periodo.

Volevo entrare un po’ di più nel discorso tecnico ma…
Non posso aiutarla. C’è solo una persona che può dirle tutto. Mauro Baldo.

Mauro Baldo ha iniziato a fare l’allenatore a un anno. Forse non è proprio così, ma dirlo rende l’idea per far comprendere chi stiamo per intervistare.

Quattro anni allenatore del Gruppo Sportivo Forestale, poi altri quattro con i discesisti Azzurri quando aveva appena 23 anni (squadra B ma gruppo unico) ai tempi di Helmuth Schmalzl e Theo Nadig. Una foto del 3 febbraio 1990 lo ritrae assieme a Ghedina, quando l’allora giovane velocista vinse a Cortina la sua prima gara di Coppa del Mondo.

Decide però di dare le dimissioni (cosa mai vista) e si occupa per otto anni del Comitato Veneto. Sente però ancora il desiderio di cambiare. Così entra nelle file dello Sci club 18 quando c’erano soltanto tre atleti. Oggi ci sono circa 150 ragazzini, una ventina di allenatori…

Cinque anni fa la decisione di passare al Druscié Cortina come direttore tecnico, qualcosa come 480 tesserati.

Mauro, questi quattro ragazzi…
Mi sono arrivati tutti e quattro un po’ col passaparola. Diciamo che erano dei globtrotters. Sai, sono diversi anni che il basso Veneto offre tanti giovani di buone aspettative e sta rifornendo i club dell’Alta Belluno.

In particolare la zona di Padova è una fucina di atleti di ottimo livello già da piccolini. È ormai una tradizione. Loro sono arrivati un po’ in punta di piedi. Non erano dei numeri uno assoluti.

E la famiglia?
Una così votata allo sci non l’ho mai conosciuta. E non è che abbia iniziato ieri a fare l’allenatore. C’è un’organizzazione incredibile che coinvolge non soltanto i genitori, ma anche zii, nonni, parenti vari. Insomma, sono tutti precettati!

Cosa fanno per  i ragazzi?
Ti faccio un esempio. La vacanza al mare non è organizzata per far riposare Diego o Antonella. È tutto in funzione delle attività dei ragazzi. Quindi ci dev’essere vicino una palestra, un fisioterapista, la pista di atletica…

Per un allenatore una situazione del genere è una manna dal cielo. Perché sai fin da subito che il percorso che intraprenderai sarà in discesa. Non avrai di certo a che fare con genitori cui devi spiegare ogni cosa. Poi in realtà non è proprio tutto semplice, perché dall’altra parte della medaglia, l’allenatore non può permettersi di improvvisare. Loro sono sempre sul pezzo.

È stato così fin dall’inizio?
Con Sofia hanno subito capito e conosciuto questo mondo. Non ci è voluto molto per capire come porsi nel migliore dei modi. Ti faccio un esempio.

Se per i ragazzi affittano una casa per la stagione a Cortina, la prima cosa che guardano è che sia sulla strada che porta alle piste, in modo che il pulmino li vada a prendere o li riaccompagni con facilità. Poi, che sia bella o brutta, piccola o grande è un fatto secondario.

In effetti immagino ci sia un bel traffico…
Altro che traffico, essendo in quattro categorie diverse, uno va, l’altro torna, quello è in palestra, l’altra dal fisioterapista… E poi, uno col club, l’altro col comitato, poi c’è la squadra, il centro sportivo… Un vero casino!

Per questo cercano di facilitare al massimo l’organizzazione ai figli ma anche a chi li segue. Se no sai che delirio?

Delirio che conosci bene, anche tu hai figli, no?
Infatti mi chiedono tutti come mai non gli ho mai fatto fare questa vita. Gli rispondo, “Non sono mica matto!”. Guarda, con uno dei due in realtà è andata proprio così. E ti assicuro che quando scopri che sta andando bene, non hai più una vita normale.

Papà Diego dice che i ragazzi vanno sempre molto d’accordo
Sono tutti molto educati, però tra di loro c’è una competizione pazzesca.

Parli di rivalità?
Accidenti se c’è! Ti dico solo che se dovessimo contare tutti i podi che hanno conquistato nelle categoria giovanili da children, saranno almeno cinquanta, forse anche di più! Ma te ne racconto un’altra. La taverna di casa ha completamente cambiato la sua funzione.

Ormai è un magazzino di Coppe. E guai a metterne via qualcuna. Anche il trofeo piccolino della gara sociale deve rimanere lì, in bella vista. Togline qualcuno e vien fuori un macello!

Hanno altri punti in comune?
Non hanno niente in comune se non l’iscrizione all’anagrafe! Fisicamente sono uno diverso dall’altro per non parlare dell’aspetto caratteriale.

Troviamo le differenze allora…
Sofia è ben piazzata. Carattere bellissimo, molto affabile ma anche un po’ furbetta. Capisce come comportarsi in ogni situazione per portare a sé la convenienza. È espansiva e ti conquista subito. Lucia è agli antipodi. Sbagli una volta con lei ed è finita, ti mette una pietra sopra! Fisicamente è uno scricciolino, ma prova a pestarle i piedi…

Stefano, il “piccolo” è un tipo molto riservato. Un calcolatore su tutto. Se prima di andare a dormire mette il calzino rivolto a sinistra e al mattino lo ritrova rivolto a destra, la giornata ormai è andata… Se il dietologo gli dice di mangiare tre spaghetti lui ne mangia tre, non due e novantanove!

Matteo completamente l’opposto. Diciamo un po’ sbadato, capita che si dimentichi questo o quello, a volte un po’ in ritardo. Se Stefano è il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via, ecco Matteo… Quei genitori lì non so proprio come facciano. Sono veri eroi!

Spenderanno una fortuna!
Non mi piace fare i conti in tasca agli altri, ma lo sci a questi livelli non è certo uno sport a buon mercato. Ma non stiamo parlando di una famiglia che può fare ciò che vuole. Fanno sacrifici e sono votati alla rinuncia.

Se serve un appartamento per i figli evitano di cambiare la macchina. Molto utile poi, che tre di loro siano nei corpi militari e grazie ai buoni risultati che ottengono hanno qualche facilitazione con l’attrezzatura.

Quindi si allenano con i centri sportivi?
Non completamente. Diciamo che è già un fatto positivo che li tesserino fin da giovani come investimento. Però poi non riescono a seguirli totalmente. Quest’anno col covid la situazione si è ulteriormente complicata. 

Chi segui di più attualmente?
Lucia è stata poco in Polizia, per cui è quasi sempre con me. Anche se è un po’ sballottata. L’estate l’ha fatta in parte con loro, gli Osservati e con me. Poi l’autunno col Comitato, poi ancora con me. Se ci metti poi qualche problemino fisico, ecco che la stagione non è stata splendida.

Quando si hanno troppi punti di riferimento si può creare confusione a questa età. È un problema abbastanza diffuso. E credo sia anche un po’ colpa nostra. Fin da giovani li seguiamo con un tasso di professionalità forse eccessiva. Quando poi riescono a fare il salto di qualità e approdano in Nazionale, devono resettare tutto e ripartire da zero. Coccole finite insomma!

Così alcuni ragazzi rimangono spiazzati. Non tutti sanno gestirsi con autonomia e si rendono conto che tutto viaggia a duecento all’ora. Se non ti tiri fuori da solo, non c’è nessuno che ti aspetta.

Sei diventato uno di famiglia?
Sì ma non nel senso generico del termine. Quando devo dirgli qualcosa non mi faccio né scrupoli né problemi di sorta. Lo stesso fanno loro con me. Non ce le mandiamo a dire e questo ha creato il massimo rispetto tra le parti. Non si sono mai permessi in 15 anni di dirmi fai questo o fai quello. Né io mi sono mai intromesso nella loro gestione.

Domanda difficile, chi è più forte dei quattro?
Quando qualcuno mi chiede un parere rispondo sempre di non capire niente di sci!

Fai un tentativo
Stefano. Però poi non so se hai visto cos’ha combinato all’Abetone l’altro giorno Matteo. Roba da mangiarsi un pollo vivo come diceva Caspani!

Al di là di questo, dico Stefano per l’attenzione che pone in quello che fa. Non ti riprendi per caso come sta facendo lui dopo l’incidente che ha patito. Insomma, testa e potenzialità ci sono tutte, poi come ben sai, nello sci vale tutto e il contrario di tutto.

Vediamo come cresce Lucia. Ha un carattere pazzesco. Come dire, un barboncino con l’animo del leone. È dominante e senza quell’impeto non sarebbe arrivata dov’è ora. Vediamo se saprà fare il fatidico salto di qualità.

Sofia l’ha fatto?
Credo sia stato commesso un errore. Lei ha vinto tantissimo da piccola in gigante e c’era da investire lì. Il primo anno del circuito giovani era una bomba! Pensa che aveva confermato 20 punti Fis, dunque tra le migliori al mondo.

Purtroppo quell’anno c’era la regola che non prendevano in squadra gli atleti del primo anno aspiranti. Passarono invece ragazze meno forti di lei. L’anno dopo ha avuto un leggero calo in gigante come può capitare, ma era invece cresciuta parecchio in discesa e superG.

Allora cos’hanno detto? “Non potevamo prenderla l’anno scorso, ma adesso sì, ma le facciamo fare la velocità perché in gigante ha perso un po’ i numeri”. Io però continuo a vederla meglio in gigante, anche se quando vede quattro porte dritte fa paura.

Sinceramente non riconosco in lei fino in fondo il vero spirito della discesista, anche se il fisico ce l’ha. Adesso va bene, ma quando cominci ad andare su piste molto difficili…

Se li mettiamo tutti e 4 assieme?
Viene fuori una bomba atomica. Un Hirscher e una Vonn in un colpo solo! Scherzi a parte, l’importane è che continuino ad affrontare la loro vita come stanno facendo. Massima onestà e rispetto. A scuola sono tra i primi della classe, sanno arrangiarsi in tutto e seguono la cosiddetta retta vita anche grazie al forte spirito religioso su cui si basa tutta la famiglia.

Ce l’hai anche tu?
Io sono il diavolo! Non passa giorno che non tentino di redimermi. Cercano in tutti i modi di portarmi in chiesa, ma non ci riusciranno! Gli ho detto: nel mondo intero ci saranno almeno 1000 divinità. Io non credo a nessuna di quelle, voi ne rispettate solo una, dunque non c’è tutta questa differenza!

I ragazzi invece sono molto credenti e nella loro organizzazione settimanale trovano lo spazio per onorare il Signore. Soprattutto Stefano. Non parte senza aver fatto prima il segno della croce. Sono molto felice che anche in questo si comportino con la massima serietà. È un ottimo segnale di personalità perché si vede che è una cosa che sentono e non v’è alcuna costrizione.

Per concludere, come giudichi la Pizzato Ski-family?
Non è un giudizio, non mi permetterei mai, ma ti dico quello che vedo. In sostanza la situazione è molto semplice. Siamo difronte a quattro ragazzi che amano fare quello che fanno e a due genitori che fanno di tutto per renderli felici. Tutto questo senza follie o eccessi, ma solo con il minimo indispensabile per quello che si possono permettere. Non è forse l’obiettivo di qualsiasi famiglia?

Non abbiamo fatto cenno ai risultati ottenuti dai ragazzi. Forse sfonderanno, forse no. Ma dinnanzi a tanta meraviglia questo ci sembra proprio un dettaglio. Il miracolo è un altro! La famiglia Pizzato Sofia La famiglia Pizzato Sofia La famiglia Pizzato Sofia La famiglia Pizzato Sofia La famiglia Pizzato Sofia La famiglia Pizzato Sofia La famiglia Pizzato Sofia La famiglia Pizzato Sofia La famiglia Pizzato Sofia La famiglia Pizzato Sofia La famiglia Pizzato Sofia

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).