Ski World Cup 2010-2011 - - Slalom Gigante Maschile - Bode Miller (USA) (Gio Auletta/Pentaphoto)
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Mental Coach, come rimuovere il trauma di un incidente

La nostra mental coach Lucia Bocchi, affronta un argomento che, purtroppo, interessa molti appassionati: come rimuovere il trauma di un incidente. E non si riferisce per forza ai soli atleti professionisti, anche se per loro tale problema può interrompere un’intera carriera, al di là dell’infortunio.

Durante la carriera di un atleta sciatore, spesso avvengono piccoli o grandi infortuni che causano traumi fisici, collegati quasi inevitabilmente a traumi mentali.

Un trauma fisico (ad esempio una tibia fratturata) è chiaramente visibile e quindi disturbante. Con le corrette terapie, reagire all’evento traumatico è tutto sommato relativamente facile. Risolvere un trauma squisitamente mentale è ben più complesso, poiché esso genera (spesso inconsapevolmente) nella testa dell’atleta sensazioni di continuo pericolo.

Lo sciatore prova una paura di fondo, che lo induce a «tirare i freni» e a irrigidire costantemente la muscolatura, anche se in realtà l’intenzione è di «mollare» e spingere gli sci al massimo. In tutto questo, la buona notizia è che il nostro cervello è dotato di una innata capacità di elaborare i traumi, senza nessuno sforzo volontario da parte nostra.

La cattiva notizia è che esistono traumi così intensi o frequenti che possono bloccare la capacità di elaborazione spontanea della mente umana. A volte, alcuni atleti pensano di aver superato il trauma (come un incidente o una brutta caduta sugli sci),  in realtà continuano a trascinare dentro di sé paure inconsce, producendo prestazioni agonistiche sottotono senza rendersene conto.

In particolare, nello sci alpino, sarebbe auspicabile avere la mente sempre libera dalle classiche paure: cadere, farsi male, spigolare, inforcare, ribaltarsi, perdere aderenza sul salto in disequilibrio corporeo, ecc. Ciò compromette fortemente la fluidità della sciata e quindi la prestazione stessa. Tra i vari approcci terapeutici, esiste un metodo specifico e molto efficace per superare in tempi brevi i traumi. È la tecnica EMDR, dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing.

Bode Miller

EMDR è una metodologia che utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra per trattare disturbi legati direttamente a esperienze traumatiche. Oppure quelle stressanti dal punto di vista emotivo, in particolare per forti eventi vissuti come catastrofici. Dopo una o più sedute di EMDR, i ricordi disturbanti legati all’evento traumatico come un infortunio sugli sci, viene desensibilizzato e riprocessato, fino al punto di perdere la sua carica emotiva negativa.

Il cambiamento è molto rapido, indipendentemente dagli anni che sono passati dall’evento. L’approccio EMDR è basato sul modello di elaborazione adattiva dell’Informazione (AIP), secondo il quale l’evento traumatico vissuto dal soggetto viene immagazzinato in memoria insieme alle emozioni, percezioni, cognizioni e sensazioni fisiche disturbanti del momento dell’incidente.

Tutte queste informazioni immagazzinate in modo inadeguato, restano «congelate» all’interno delle reti neurali, incapaci di mettersi in connessione con altre reti, e provocando continuo disagio. Le cicatrici degli avvenimenti più dolorosi, infatti, non scompaiono dal cervello. Molte persone continuano anche dopo decenni a soffrire di sintomi che ne condizionano il benessere, impedendo loro di tornare a essere sani come prima dell’infortunio/incidente.

Questa tecnica, utilizzata dai terapeuti certificati EMDR, viene impiegata oltre che nella psicologia classica, anche nella psicologia dello sport. Si ottengono ottimi risultati in tutti quei casi in cui un evento traumatico impedisce mentalmente all’atleta di essere veramente libero da emozioni, sensazioni, immagini, pensieri intrusivi e credenze negative che l’infortunio ha creato nel suo cervello.

Infatti, subito dopo aver vissuto un evento traumatico il nostro organismo e il nostro cervello vanno incontro a una serie di reazioni di stress fisiologiche, che nel 70-80% dei casi tendono a risolversi naturalmente. Alcune di esse sono: Senso di irrealtà: sembra di vivere in un incubo. Reazioni fisiche come la tachicardia e il senso di nausea, stanchezza. Pensieri intrusivi, cioè pensieri, ricordi e immagini di quello che è successo. Problemi di sonno, in genere il sonno è leggero, ci si sveglia spesso, si hanno degli incubi o sogni ricorrenti dell’evento.

Difficoltà di concentrazione, poca concentrazione in attività quale la lettura, la visione di un film. Vulnerabilità, paura del futuro oppure impazienza e irritazione con gli altri. Il significato della vita, le persone pensano ripetutamente a quello che è successo per cercare di capire e dare un senso a quanto accaduto.

Per uno sciatore elaborare il trauma con l’EMDR, significa poter ricordare ciò che è accaduto durante un infortunio, riconoscendo che ormai il ricordo fa parte del passato, percependo quindi il vissuto della caduta in modo distaccato, senza più collegamenti nel corpo (la muscolatura non è più tesa) e nel mentale (non ci sono più sensazioni di pericolo).

Il ricordo ha perso totalmente la sua carica emotiva e ansiogena, diventando neutro e non disturbante, solo, appunto, un ricordo. Così, lo sciatore sarà in grado di discriminare in modo oggettivo i pericoli reali da quelli immaginari (condizionati da un’attivazione di ansia spesso inconscia). E potrà evitare finalmente la sciata rigida, contratta e poco performante… per tornare libero e felice sulle amate piste di sci.

Per approfondimenti: www.emdr.it 

About the author

Lucia Bocchi

È nata a Gazzaniga (BG) il 19 giugno 1969. Ex atleta nel Comitato Alpi Centrali, maestra di sci dal ‘90, allenatore federale dal 2000, si è laureata in psicologia alla Cattolica di Milano con una tesi su «Sport e scuola. Integrazione sport agonistico e formazione scolastica: una sfida». Attualmente è Preparatore mentale di 1°grado per il tennis . Dopo l’ attestato di frequenza al Master di psicologia dello sport di Psicosport tenuto dalla professoressa Muzio, oggi ne è docente!