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Quadro tecnico Druscié Cortina, arriva Andrea Appierto, psicologo dello sport

Quadro tecnico Cortina Druscié, arriva Andrea Appierto, psicologo dello sport
Pochi giorni fa lo sci Club Druscié Cortina ha rinnovato il quadro tecnico, fondamentalmente confermando quello precedente. C’è però una importante novità, l’inserimento nell’organico di uno psicologo dello sport che sarà a disposizione delle varie squadre non in maniera occasionale.

Si chiama Andrea Appierto, 29 anni friulano di Pordenone, ma vive a Padova dove lavora per Psicologi Dello Sport Italia. Un istituto di formazione molto prestigioso, nato nel 1972. Da dieci anni ha una sezione dedicata alla Psicologia dello sport e, a oggi, eroga uno dei Master più seguiti in Italia per la formazione. Chi vuole proseguire il percorso può aprire il suo official point Psicologi Dello Sport e ce ne sono diversi in tutto il paese. A Pordenone c’è il suo. Andrea ha un passato da atleta fino alla categoria Senior. Poi è diventato maestro e allenatore. Ha seguito per 4 anni ragazzi dell’area Fis, ma l’anno scorso ha preso in mano ragazzi che partecipano a gare Fisi, situazione meno impegnativa

Quindi la psicologia ha battuto lo sci?
Ah, ma non è una gara. La mia professione è quella di psicologo dello sport che ha bisogno di studi e approfondimenti continui. Tuttavia lo sci non lo mollo di certo. Anche perché mi torna molto utile per sperimentare e a avere riscontri tra teoria e pratica. Quest’anno sarò presente come docente al corso di formazione maestri di sci del Friuli sia dell’Alpino che del fondo e dello snowboard, per l’area psicologico-didattica. Poi inizio questa nuova avventura anche con il Druscié Cortina.

Com’è nato questo rapporto?
Vivendo il mondo delle gare conoscevo bene il Presidente Flavio Alberti. Il rapporto è partito questa stagione quando ho seguito individualmente cinque atleti di questa società. Pochi giorni fa abbiamo fatto un bilancio e il presidente, considerando gli ottimi feedback ricevuti sia dai ragazzi che dagli allenatori, ha voluto estendere il rapporto all’intero sci club per Children e Giovani.

Quindi sarai sempre a disposizione?
Abbiamo concordato un tot di giornate per il momento nel periodo estivo e autunnale con blocchi di 2/3 giorni. Seguirò direttamente sul campo i diversi gruppi a partire dai children fino ai Giovani. Mi interfaccerò con gli allenatori e lavorerò con gli atleti. Il tutto sarà organizzato in base al numero dei ragazzi.

Li seguirai in gruppo o individualmente?
Dipende quanti sono. Ad esempio, coi Giovani vorrei procedere con dei colloqui individuali, oltre alla supervisione in pista. Diverso è con i più piccoli, che hanno gruppi più numerosi, con cui agirò diversamente affiancando al mattino gli allenatori in pista, mentre al pomeriggio faremo delle sedute di gruppo.

Con quest’ultimi quali tematiche affronterai?
La gestione degli obiettivi, dello stress, quella emotiva prima della gara. Insomma, per loro è importante offrire un’infarinatura generale. Poi pian piano, come sempre accade, salteranno fuori altre tematiche proprio parlando direttamente coi ragazzi. Si procederà singolarmente in base a specifiche esigenze o per chi vorrà seguire un percorso dedicato.

Come si misura nella pratica il risultato del lavoro che fai?
Da diverse componenti che dipendono dalle tematiche che hai affrontato con l’atleta. Ti faccio un esempio. Capita che un ragazzo presenti problemi relazionali e di comunicazione con il suo allenatore. Situazione che non crea la giusta fiducia necessaria tra i due e che dunque può generare dubbi e frustrazioni. Lavoro con l’atleta ricercando feedback per monitorare la situazione e mi interfaccio con l’allenatore chiedendo indicazioni su tale rapporto con una certa frequenza. In base alla mia esperienza si possono ottenere buoni risultati. Per quanto riguarda la questione emotiva il feedback non può che arrivare dall’atleta stesso.


Quest’anno ho seguito un ragazzo che riscontrava problemi di mantenimento della tensione tra una manche e l’altra. Andava bene nella prima, ma aveva spesso difficoltà a confermarsi nella seconda. Dopo un ottimo percorso, è capitato che l’atleta stesso mi abbia raccontato di come, usando gli strumenti su cui abbiamo lavorato, in diverse situazioni fosse riuscito a superare l’ostacolo.

Mi è capitato anche un altro ragazzo che aveva deciso di interrompere le gare per un periodo da quanto pativa un certo stress. Non riusciva a mettere a fuoco gli obiettivi principali per un approccio alle gare poco funzionale. Con un lavoro dedicato è tornato in pista ed è riuscito a migliorare i suoi punteggi FIS. A parte il risultato il vero successo è stato proprio il raggiungimento della sua consapevolezza.

Ci tengo a dire che lo psicologo non è un mago! Il “funzionamento” di un atleta dipende da tanti fattori e lo psicologo ne fornisce un contributo, ottimizzando ciò che già funziona e facilitando la gestione di situazioni complesse.

Tra Children e Giovani qual è la categoria più impegnativa?
Il Children è più plastico. Con ragazzi e allievi puoi impostare un lavoro fornendo determinati strumenti che poi ognuno metabolizzerà con i propri tempi.

Sai, con un ragazzo di quell’età parti da zero, perché è meno strutturato e lui stesso si conosce anche poco. Quindi è più facile inserire tasselli laddove non ce ne sono. Con l’atleta più grande, dotato di una personalità già in parte formata, il percorso può rivelarsi un po’ più complicato. È bene dire però, che non ci sono standard. Puoi essere Children o Giovane ma dipende come sei.

A parte questo è importante o se vuoi utile, intervenire a livello giovanile perché lo psicologo non fornisce soltanto strumenti ai fini della prestazione, ma può lavorare anche sulle abilità di base come la motivazione. Questi sia in caso di successo o di fallimento. Com’è noto i children non hanno punti Fis, ma basano il loro rendimento solo sulla classifica. Quindi arrivare quarti a 2 decimi purtroppo conta poco! Nel primo anno Giovani, invece, puoi anche classificarti 25esimo, ma se intanto stai migliorando il punteggio Fis, l’obiettivo è raggiunto.

Dinnanzi a questo quadro, con la piena sinergia dei tecnici, focalizzare l’attenzione sul miglioramento dell’abilità piuttosto che sul risultato è più funzionale come approccio. Anche perché se procedi per obiettivi ti puoi monitorare nell’arco della stagione. Dovendo puntare tutto sul risultato, se questo non arriva, non riesci a percepire tutto il percorso fatto fino a quel momento, proprio perché pensi di aver fallito. Per puntualizzare, se non hai preso 10, unico voto per te importante, ma hai meritato 8, ebbene, quell’8 non ha alcun significato. E questo è sbagliato. Se non ti poni degli step può venire a mancare la motivazione.

Avrei detto il contrario, cioè fosse più impegnativo parlare con i 12, 13enni, più restii a raccontarsi…
Non è un’osservazione stupida. Lo credevo anch’io all’inizio della mia professione. Però mi sono subito reso conto, e la cosa mi ha colpito non poco, come proprio i 12, 13enni, tirassero fuori determinati argomenti. Ti accorgi che la loro consapevolezza di essere atleti è logicamente minore rispetto al professionista, eppure parlano. E parlano un sacco, specie della componente emotiva. Ed è abbastanza sorprendente come, una volta iniziato il percorso, abbiamo proprio voglia di ritagliarsi quell’oretta e mezza alla settimana per raccontare loro stessi a qualcuno senza alcun tipo di filtro, sentendosi in un ambiente protetto.

Statisticamente ci sono punti che ti trovi ad affrontare più di altri?
La gestione emotiva, perché comprende tante aree. C’è quello che ha troppe aspettative da parte della famiglia o dell’allenatore. Chi, come dicevo prima, è totalmente orientato al risultato, dunque può andare incontro a uno stato d’ansia cognitiva. Per atleti più grandi, come quelli di Coppa del Mondo (Andrea ne segue uno, ndr), è importante anche la gestione dello stress, non solo sulla singola gara, ma nell’arco dell’intera stagione. Significa non arrivare a marzo sfiniti.

Con gli allenatori invece come ti rapporti?
È bene che l’allenatore consideri un aspetto fondamentale:

La presenza di uno psicologo non significa che per forza ci sono problemi da risolvere.

Il lavoro è complesso, coinvolge anche il genitore e il tecnico. Quindi diventa una figura, come dire, fantasma perché lavora dietro le quinte, ma non è altro che un facilitatore di processi. Atto dunque ad ottimizzare la comunicazione all’interno dello staff.

Agli allenatori e a mamma e papà, per segretezza professionale, non posso rivelare tutto quello che mi viene detto. Rielaboro alcune informazioni che ritengo possano tornare utili a entrambe le figure per facilitare il benessere del ragazzo. Ad esempio a un allenatore posso dire:“So che il ragazzo sta attraversando un momento emotivamente un po’ difficile e ricerca la massima fiducia con te, quindi dai un occhio di riguardo a questo aspetto”. Oppure: “Guarda che questo atleta è già fin troppo in palla e ha bisogno di ricercare la calma o di essere lasciato di più nei suoi pensieri prima di partire”. Insomma, si tratta di dare informazioni utili all’allenatore che alcune situazioni non può certo immaginarsele. Ecco che la presenza dello psicologo massimizza l’efficienza tra l’allenatore e l’atleta.

Cosa riscontri quando segui un atleta che subisce un infortunio grave?
Cambia da persona a persona. In questo caso, dalla mia esperienza, può essere più problematico per i più giovani, vuoi perché è la prima volta che lo subisce e si accorge di non essere un super uomo! Sai, spesso l’atleta si sente invincibile sotto questo punto di vista. La questione diventa più semplice, invece, con gli atleti più maturi. Il primo momento è forse quello meno complicato. Con l’aiuto di chi ti è vicino ti convinci che tornerai più forte di prima. Poi, dopo un paio di settimane, inizi a realizzare. Vedi magari come atleti che hai sempre battuto vanno avanti, si qualificano, vincono e allora diventa un pochino tutto più difficile. Poi c’è il ritorno in pista. Anche in questo caso possono verificarsi dei momenti emotivi complessi. Però attenzione, non stiamo parlando di tragedie. E poi si consideri sempre che nessuna persona è uguale all’altra e non esistono cliché.

Il Covid, invece ha influito emotivamente sugli atleti?
Dipende dalla disciplina sportiva. Sotto questo punto di vista lo sci è tra gli sport più fortunati, perché non si è mai fermato. Anzi, ti dirò, paradossalmente si è creata una situazione positiva. I ragazzi hanno capito che praticare sport era l’unico momento per poter fare aggregazione. Quindi solo con la squadra potevano vivere una certa socialità.

Da atleta hai avuto la possibilità di confrontarti con uno psicologo dello sport?
Purtroppo no, e a ripensarci, in alcuni momenti, ne avrei avuto un sacco bisogno. Mi accorgo che figure come le nostre assumono sempre più importanza nel mondo dello sport. Lo dico perché a Padova, con Psicologi Dello Sport, lavoriamo con diverse discipline sportive, non solo lo sci. Ad esempio il rugby. Loro sono stati massacrati dal covid e hanno subito diverse ripercussioni a livello emotivo. Però ribadisco un aspetto. È importante che passi un concetto: la presenza dello psicologo non significa che c’è per forza un problema. Se allenandoti ti procuri una piccola contrattura cosa fai? Vai dal fisioterapista. Questo vale anche per la testa. Puoi affrontare un periodo di difficoltà e hai bisogno di un supporto. Oppure vuoi dedicare del tempo all’allenamento di aspetti mentali e allora ecco che interviene lo psicologo che è alla pari del preparatore atletico, del fisioterapista, dell’allenatore.

Esiste l’atleta perfetto a livello mentale?
Perfetto forse no ma ci sono atleti che riescono ad essere molto efficaci anche senza un sostegno[A1]  psicologico. Di esempi ce ne sono molti, anche nell’alto livello. A meno che non si vogliano approfondire alcune tematiche o in momenti di particolare difficoltà, non ritengo che tutti abbiano bisogno di un supporto specifico. Non sono di quelli che sostiene come un atleta senza psicologo non possa andare da nessuna parte. Anzi!

Mi spieghi come fai a riconoscere se un atleta è forte di testa?
Non è questione di avere la bacchetta magica. Io ho la fortuna di essere stato atleta e di vestire i panni di allenatore. Se unisco questo agli studi che ho fatto finora, diciamo che non è così difficile individuare chi è forte di testa e chi riscontra più difficoltà.

Uno debole di testa non può vincere?
Certo che può vincere, è solo più labile. Costruisci la sicurezza con maggiore difficoltà e quando ti sembra di averla conquistata basta poco per distruggerla. La differenza è questa. Chi è forte di testa, difronte alle difficoltà riesce a recuperare più velocemente. Questo aspetto lo si denota soprattutto nell’alto livello. È uno degli elementi che crea la differenza tra gli atleti a parità di capacità tecniche. Ma non solo. All’interno delle squadre a volte si creano situazioni complesse. Ci sono atleti cui scivola tutto addosso, altri vanno in difficoltà. È quella piccola percentuale che ti fa appartenere all’élite assoluta o fuori dai big.

Il Presidente del Druscié Cortina Flavio Alberti ha ufficializzato, oltre alla nuova figura di Andrea, anche l’organico tecnico, riconfermando, di fatto, quello dello scorso inverno.

«Siamo pronti a ripartire per un’altra stagione, con uno staff tecnico molto solido» spiega Flavio. La struttura è rimasta sostanzialmente quella dello scorso anno (nella foto Bandion, qui sopra). Lo staff, coordinato sempre da Mauro Baldo, è un mix di tecnici esperti e allenatori più giovani che stanno crescendo molto bene. A tutti loro, l’augurio di un buon lavoro».

Direttore tecnico: Mauro Baldo
Categoria Baby e Cuccioli
Allenatori Baby: Cinzia Kratter, Maria Vittoria Di Fazio, Federico Lorenzi.
Allenatori Cuccioli: Michele Canei (allenatore responsabile), Clelia Ceccato, Nicolò Bugatti

Categoria Ragazzi Allievi
Allenatori: Davide Viel (allenatore responsabile), Amelia Bisicchia, Simone Stiletto e Francesco Gorian
Tecnico Discipline veloci: Silvano Varettoni
Psicologo dello sport: Andrea Appierto

Categoria Giovani
Allenatori: Mauro Baldo (allenatore responsabile), Simone Viotto, Stefano Savini e Oscar Pachner.
Psicologo dello sport: Andrea Appierto
Tecnico discipline veloci: Silvano Varettoni

Categoria Master
Allenatori: Ernesto De Mattia, Matteo Gobbo e Luca Lacedelli Quadro tecnico Cortina Druscié Quadro tecnico Cortina Druscié Quadro tecnico Cortina Druscié Quadro tecnico Cortina Druscié Quadro tecnico Cortina Druscié Quadro tecnico Cortina Druscié Quadro tecnico Cortina Druscié

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).