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Terri Maffei Gueret e una mostra che racconta la storia e gli Azzurri di Madonna di Campiglio

Terri Maffei Gueret e una mostra che racconta la storia e gli Azzurri di Madonna di Campiglio
A Madonna di Campiglio, fino al 29 agosto è aperta al pubblico una mostra dello sci che lo racconta dagli anni 30 fino a oggi. Si trova presso la struttura Museo delle Guide, al piano superiore dello Chalet Laghetto di Campiglio.

L’iniziativa è di Teresa Maffei Gueret, per tutti Terri, figlia di una nota guida alpina di Pinzolo, moglie di Abramo Giacomini, Maestro di sci della Nazionale Des Alpes in inverno, grenkeeper del campo di golf in estate.

La vocazione di Terri è l’arte, la cultura e l’amore per la storia e per questo si dedica a curare e ad allestire mostre di spessore, sfruttando i suoi studi di grafica, arredatrice e decoratrice.

La rassegna, che sarà disponibile al pubblico fino al 29 agosto, con ingresso libero, è nata quasi per caso.
Ho iniziato con una raccolta di cartoline d’epoca. Oggi purtroppo sono praticamente scomparse, inghiottite da whatsapp e altre diavolerie digitali, ma un tempo avevano un significato importante”.

Poi cos’è accaduto?
Che Claudio Detassis mi ha messo in mano una lista infinita di Azzurri da contattare per farmi mandare oggetti dell’epoca. Persino i contatti dei familiari dei campioni scomparsi. 43 contatti in totale!

Vuole dirmi che li ha chiamati tutti uno a uno?
Proprio così!

E…?
E me li hanno mandati!

Che lavoro!
Eh sì, è stato abbastanza impegnativo e tutti in fretta e furia se considera che ho iniziato a maggio! Devo dire anche che muoversi di questi tempi ha complicato non poco le cose. Ammetto che stavo per gettare la spugna. Poi la delegata del Comune mi ha convinto a proseguire.

Tutti campioni dell’epoca?
Non solo, ci sono anche Alberto Maffei (snowboard), Cecilia Maffei (Short Treck), Laura Pirovano. Lei è di Spiazzo in realtà, a 20 km, però dai, alla fine sciisticamente è di Campiglio!

Quindi stiamo parlando solo di atleti di lì?
Fondamentalmente sì, ma sa quanti sono? Claudio, Franco Vidi, Renato Valentini… Ogni tanto le hanno suonate anche a Killy! Oppure di atleti che comunque hanno avuto a che fare con Campiglio. Ad esempio Annalisa Ceresa è valdostana, ma da anni si è sposata qui per cui ormai è dei nostri! Di lei c’è anche una foto del podio del gigante ai Campionati Italiani di Falcade ’98, Prima Putzer, seconda lei, terza Deborah Compagnoni.

Cosa le hanno mandato?
Eh, ci sono di quelle chicche! Michele Stefani, lei ricorderà che è stato anche un allenatore delle donne, mi ha dato tutto quello che usava negli anni 60 e 70. Abbiamo recuperato un manichino e l’ho vestito con l’abbigliamento che usava ai tempi. C’è pure uno scarpone di cuoio della Brixia con ganci, ma fornito di piastrine d’acciaio interne coi ribattini che Michele aveva messo per irrigidire un po’ la struttura. E anche un casco di cuoio rivestito di tela! Di fianco si può notare la divisa preolimpica di Olindo Cozzio che è anche stato presidente del comitato organizzatore della 3-Tre. Oppure gli sci del ’74 di Wilma Gatta.

Bastoncini?
Michele non li aveva ma li ha chiesti a Detassis. Poi, quando Claudio si è reso conto della cosa si è messo a telefonare a tutti i suoi ex compagni di squadra e di club. E un po’ così che è iniziato tutto!

Pettorali?
Una marea! Uno degli ultimi è di Alberto Maffei indossato ai Giochi di Pyeongchang. O quello di Kitzbühel di Paolo Pangrazzi.

La mostra è divisa per epoche?
Più o meno sì, quindi si parte dagli Anni 30 con il fondo. Per esempio c’è un ricordo di Feo Gatta, il papà di Wilma, bravissimo fondista. O la foto di Livio Paoli mentre salta dal trampolino. Lo sa vero che anche qui ce n’era uno? Io l’ho scoperto allestendo la mostra! Poi ho un pettorale di Maroni usato alla Vasaloppet. Insomma dai ce ne sono di cose…

Perché ha fatto tutto questo?
Perché mi sono trovata in mano un sacco di cartoline e fotografie, quindi tutto cartaceo messo sotto vetro. Capisce che sarebbe stata una mostra troppo piatta? L’oggetto rompe questo effetto e ti fa immergere ancor di più nella storia. Con la “s” minuscola però eh, non ho pretese. Diciamo che è una bella passeggiata nella storia di Campiglio.

Non mi riferivo al modo, ma al fatto di essersi messa a organizzarla.
Allestire mostre è il mio mestiere, ma questa mi è un po’ scoppiata in mano. Come dicevo prima, una coppia di collezionisti, marito e moglie, mi ha portato centinaia di cartoline del posto. Ne ho selezionate 458 ma sarebbero 1700 e tutte di Campiglio. Ah… se non ci fosse stata Wilma Gatta a darmi una mano non ce l’avrei fatta! Per questo la mostra si intitola Ricordi di Campiglio in Cartolina.

Campiglio le è grata per quello che ha messo in piedi?
Diciamo questo. Tutti quelli che entrano si emozionano, non tanto perché possono ammirare gli oggetti usati dagli Azzurri e le immagini di un tempo. Il fatto è che davanti agli occhi di ognuno scattano ricordi bellissimi, anche della propria storia, seppur di semplici appassionati. Quindi, quello che auspico è che la gente provi un’emozione, nulla di più. Se però, pur usando mezzi modesti, mi patrocinano ancora, significa che un valore esiste ed è apprezzato.

 

Chi patrocina?

Entrambi i Comuni di Madonna di Campiglio, l’APT, l’Associazione albergatori e commercianti. Non raccolgo tantissimo ma non è che utilizzi strutture troppo dispendiose. Ci stiamo dentro.

Cosa succederà dopo il 29 agosto?
Tornerà tutto ai legittimi proprietari. Ci metterò almeno una settimana a rimettere le cartoline nei rispettivi album!

Non me lo dica!
Eh caro mio, è così. Sono cinque anni che dico alle autorità locali che questa mostra meriterebbe di essere permanente. Questo permetterebbe di aggiungere tante cose. Sa quante ce ne sono della 3-Tre? È che in quella location non ci stanno, dannazione! Per non parlare dei campigliani che mi fermano per strada per offrirmi altri oggetti di valore storico. Ma come si fa? Dove li metto? Se ci fosse una struttura fissa da arricchire anno dopo anno…

Qui ci vuole una petizione!
Lo hanno scritto sul libro dei visitatori anche Claudia Giordani (neo eletta vice presidente del Coni) e Lorenzo Conci. Accidenti, facciamola!

Sindaci Michele Cereghini e Matteo Leonardi, fatevi in quattro perché questo possa accadere!
Aggiungerei anche questo: una mostra permanente di quello che può offrire il paese della propria storia ha un valore inestimabile!

C’è tempo anche per un ultimo invito corale da parte di Claudia Giordani e Wilma Gatta, assieme a Terri Maffei Gueret sui tappeti verdi del campo di golf: “Andate a vedere la mostra, a distanza di tanto tempo a noi vengono ancora i brividi!”

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About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).