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Valle d’Aosta, non c’è nessuna apertura impianti

Spiace dirlo, ma in Valle d’Aosta non c’è nessuna apertura impianti. Le notizie lette e sentite a destra e a manca sono il frutto di un uno + uno, che evidentemente non sempre fa due.

La situazione vera ce la siamo fatta spiegare da Marco Carrel, consigliere regionale con l’incarico di Funzionario dell’ufficio Gestione dei beni culturali presso la Soprintendenza alle attività e ai beni culturali ed è all’opposizione. E racconta che oggi la Giunta non ha parlato di aprire impianti, piste, ristoranti o hotel.

Niente di tutto questo. Si tratta di un’azione atta a sostenere l’autonomia regionale. Ne più ne meno come ha fatto L’Alto Adige nel maggio scorso.

“Esatto, è proprio quello di cui abbiamo discusso oggi – ha detto Carrel. “Avere l’autonomia e dunque la possibilità di decidere noi quando aprire e quando chiudere. Non l’abbiamo fatta prima, come l’Alto Adige, perché non c’era la giunta e le elezioni di aprile sono slittate a settembre. Quindi, non abbiamo votato per aprire gli impianti. Anzi, potremmo anche prendere una decisione opposta al Governo Centrale riguardo alla riapertura.

Esattamente come ha fatto Arno Kompatscher, presidente della Provincia di Bolzano, quando ha colorato di rosso l’Alto Adige prima che il Premier Conte emanasse l’ultimo DPCM. È quello che vuole fare anche la Valle d’Aosta.

La maggioranza si è astenuta…
Abbastanza facile capire questo gesto. In Valle d’Aosta c’è una maggioranza di sinistra, quindi situazione piuttosto imbarazzante.

Dunque, nessuna speranza?
Non ci sono le condizioni adesso. Ma comunque è una cosa che sarà valutata più avanti, non certo ora. E lo dice uno che impazzisce per lo sci, ma ci sono troppi  “se” attualmente

A Roma però non l’hanno presa bene. Impugneranno il provvedimento.
Posso farlo, certo, soltanto che dovranno trovare le motivazioni giuste. L’Alto Adige sì, la Valle d’Aosta no? Il provvedimento è praticamente identico. La differenza unica sta che da noi, fa capo anche la protezione civile, in Alto Adige no. Per il resto l’ordinanza è identica.

Qualcuno si era illuso di poter sciare in Valle d’Aosta. Almeno i residenti
Ma lo sappiamo di quanta gente stiamo parlando? Togliamo pure il 30 per cento che sono tutti lavoratori delle stazioni. Devo andare avanti? Chi può pensare che una stazione rimanga aperta per così poche persone. E così pure gli hotel. La Valle d’Aosta è piccola con i suoi 120 mila abitanti.

Qualche altra stazione però potrebbe ospitare gli atleti oltre a Cervinia, con l’ordinanza di oggi.
“Già, 10mila euro al giorno fino al 27 dicembre. Potrebbe essere, perché sappiamo che c’è l’interesse di alcune stazioni. Ho sentito parlare di Pila e La Thuile, ma questo si vedrà in questi giorni
(MdM)


Ed ora il pensiero del maestro di sci dal titolo

“UNA SCONFITTA ANNUNCIATA”

Tutti felici e contenti, almeno per quel 78% di italiani che, secondo un sondaggio messo in onda da La7, sono favorevoli alla chiusura degli impianti e allo stop delle vacanze di Natale. Felici anche quelli del giornale “Il Fatto Quotidiano”, che hanno fatto passare la nostra Federazione di sci come un’associazione di opportunisti, che garantirebbe sci libero a tutti, anche in caso di lockdown, facendo finta di non conoscere i regolamenti che disciplinano la Fisi. Contenti pure i molti virologi, star delle televisioni, sempre presenti, che hanno individuato nella montagna un grande pericolo e, bontà loro, non tanto per quanto riguarda l’uso degli impianti e la pratica stessa dello sci, ma per i possibili assembramenti che si verrebbero a creare in baita, nei rifugi, negli hotel, nei bar e nei ristoranti.

Che noia, ma i dati dei possibili contagi in montagna noi aspettiamo ancora di conoscerli. Segreti di stato.

Intanto domani sono attese le decisioni del Governo, ma la risposta per quanto ci riguarda già la conosciamo. Anche sa la Valle d’Aosta, notizia dell’ultima ora, approva una legge anti-DPCM per decidere in autonomia cosa fare per il Natale.

Molti amici del Governo già inneggiano al dietrofront dell’Austria che consentirà (come sembra) di tenere gli impianti aperti soltanto per i residenti nei comuni alpini, vietando l’accesso a chi viene da fuori.

Se questa decisione fosse confermata, è lecito pensare che Vienna saprà imporsi (già lo aveva preannunciato) in sede europea per ottenere congrui ristori.

A battere cassa si unirà pure la Francia, qualora proseguisse nella decisione di tenere chiuse funivie e seggiovie.

L’Italia di Roma festeggerà sicuramente per questo ma vedremo, nel nome dell’Europa Unita, quanto i nostri rappresentanti a Bruxelles saranno capaci e rapidi nel richiedere immediate sovvenzioni per le nostre montagne e garantire la sopravvivenza economica agli addetti agli impianti, ai ristoratori, agli albergatori e ai maestri di sci.

Proprio nell’intervista che prossimamente pubblicherà da Sciaremag al Presidente dell’ AMSI (l’Associazione italiana dei maestri) Maurizio Bonelli, a proposito di ristori, sbandierati come panacea dal Governo, ma non ancora arrivati nelle tasche di molti italiani (partite IVA in primis), ha spiegato le oggettive difficoltà per ottenerli come categoria. Aspettiamoci presto un “bel due di picche”. A meno che, come pare, alcune regioni, mettano mano al portafoglio.

Contro la montagna si è scatenata una vera e propria campagna mediatica senza precedenti, non vi è alcun dubbio. C’è chi sostiene che, dopo un’estate ricca di presenze turistiche (e meno male!), un Natale senza ospiti non sia poi la fine del mondo; altri della “tastiera facile” raccontano di una montagna egoista che non dimentica i morti per COVID.

Stupidaggini, a cui non vale neppure la pena replicare, se non rispondere così: “conoscete la montagna?”.

Non credo proprio, d’altronde campionissimi dello sci sono stati bersaglio di feroci critiche e invitati a stare zitti. Ma la montagna vuole soltanto lavorare, ed è in grado di farlo in massima sicurezza.

Sempre oggi, la Valle d’Aosta ha approvato in Consiglio Regionale una proposta di legge della Lega, condivisa con i gruppi di maggioranza e minoranza, che garantisce un rimborso economico alle società degli impianti che danno la possibilità agli atleti di allenarsi. Una bella notizia, che certamente farà piacere a tutti coloro che hanno a cuore lo sci agonistico.

La montagna, se si vuole salvare da questo disastro annunciato, deve avere il coraggio di unirsi, compattarsi e chiedere a gran voce l’anno fiscale bianco, unirsi a tutte quelle forze politiche che invocano in parlamento tale decisione.

È chiedere troppo a chi ha concesso il reddito di cittadinanza a gente che non lo merita affatto, agli stessi navigator adesso a spasso e che dovevano risolvere il problema del lavoro in Italia? In montagna siamo tutti ricchi.

Permettetemi di ringraziare il giornalista Nicola Porro che in TV ha parlato del fatto che con questi decreti i maestri di sci non lavoreranno a Natale e del danno economico che subiranno.

Walter Galli
P.S. “Se qualcuno all’ultimo momento cambia idea, gatta ci cova”. Pensierino per gli amici austriaci, come diceva Giulio Andreotti: “A pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina”. Valle d’Aosta non c’è Valle d’Aosta non c’è Valle d’Aosta non c’è

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).