Tecnica

A scuola di MTB: la curva senza appoggio

Oggi vediamo come affrontare la curva che con maggior frequenza troviamo sui sentieri, quella senza appoggio o sponda. Siamo in discesa e la curva, magari un tornante, si avvicina. Come l’affrontiamo? La regolazione della velocità è importante ma, anche andando piano, la scivolata è dietro l’angolo. Il motivo principale è la mancanza delle giuste forze impresse alla bicicletta. Ecco come agire con i consigli degli amici di scuolamtb.it

L’approccio alla curva è quello della posizione base, vista nell’articolo precedente: in piedi sui pedali, pedivelle alla stessa altezza e peso ber ripartito su entrambi i pedali. Gambe estese (non rigide), ginocchia in posizione naturale e non strette a cercare la sella. Busto piegato in avanti quasi a 90° e schiena piatta con braccia larghe e gomiti piegati. La bicicletta deve essere libera di muoversi liberamente tra le gambe in modo che il biker non sia coassiale al mezzo. Le biciclette girano inclinandosi verso l’interno della curva ma l’effetto giroscopico è solo una delle componenti che intervengono.

L’approccio alla curva

Dalla posizione base, dove le dita (uno solo!) sono sempre sui freni, adeguiamo la velocità. Lo sguardo è sempre aventi, lontano dalla ruota anteriore. La prima cosa da fare è abbassare il pedale esterno alla curva così da caricare tutto il peso del corpo sul pedale. Se correttamente effettuato questo movimento porterà il pedale esterno al raggio di curva a essere totalmente abbassato. Se volete essere sicuri di avere tutto il peso sul pedale esterno potete staccare l’altro piede dal pedale interno che sarà alzato.

La curva

Contestualmente all’abbassamento del pedale, la bicicletta dovrà essere indirizzata a curvare e spinta verso l’interno della curva. Questo provocherà un’inclinazione del mezzo (attenzione non del corpo in stile Valentino Rossi!). Lo sguardo, fondamentale, sarà già rivolto al centro della curva. Le mani sulle manopole imprimeranno sul manubrio una discreta forza e il peso centrale permetterà all’avantreno di non essere mai scarico. La mano interna al raggio di curva eserciterà una spinta del manubrio verso l’interno curva, quella esterna aiuterà con un’impercettibile azione sterzante compiendo quasi una trazione verso l’alto. Abbiamo detto impercettibile ma comunque presente.

Caricando in questo modo la ruota anteriore, diamo direzionalità alla spalla interna del copertone che, deformandosi, avrà il grip necessario per non scappare verso l’esterno, dirigendosi in questo modo verso la traiettoria che i nostri occhi hanno precedentemente individuato. Il peso sul pedale esterno al raggio di curva serve invece a caricare la spalla interna del copertone posteriore, anche qui per deformarlo facendo aumentare l’attrito del medesimo, impedendo pericolosi slittamenti a derapare. La gamba in appoggio sul pedale esterno non dovrà mai essere rigida ma flessa, per facilitare il compito del bacino che vedremo nelle curve evolute.

Al centro della curva lo sguardo è già rivolto verso il punto d’uscita che, una volta raggiunto, ci riporterà alla posizione base.

About the author

Andrea Ronchi

Andrea Ronchi è milanese di nascita e di cuore, rigorosamente a strisce rossonere. Ama lo sport in generale e da ragazzo si è cimentato in diverse discipline. Discreto tennista e giocatore di pallone, è rimasto folgorato dalle palline con le fossette in tarda età, o meglio, troppo tardi per ambire a farne una carriera ma sufficientemente presto per poter provare il brivido e la tensione dell’handicap a una cifra. La passione lo ha portato a fare del golf un lavoro e oggi, oltre a essere nel corpo di redazione della rivista Golf & Turismo, è prima firma di Quotidiano Sportivo e ospite fisso nella trasmissione televisiva Buca 9. Quando la neve copre i fairway prende gli sci, sua altra grande passione, e gira per le Alpi “costretto” dal suo ruolo di responsabile del turismo per la Rivista Sciare. È un duro lavoro, ma qualcuno le deve pur fare...