Il “Pensiero di un maestro di sci” di oggi si intitola: “Gli Angeli della neve”.
Un Governo a pezzi? Francamente Roma è lontana e poco interessa a chi ha sempre lavorato, tutti i giorni, lisciando piste, spalando neve o insegnando. Impiantisti, maestri di sci, esercenti, sono ormai allo stremo.
I Sindaci di molte località di montagna si sono trasformati in “Angeli della nevehttps://www.sciaremag.it/turismo/larrivo-dei-covid-angels/“, dicendo ai propri cittadini di non avere vergogna nel farsi aiutare economicamente per arrivare a fine mese e dare da mangiare alla propria famiglia.
Perché è questo che sta succedendo, un vero e proprio tsunami. Un disastro annunciato.
A essere in prima linea, come spesso capita in occasione di calamità naturali, sono i “primi cittadini”, che conoscono il proprio territorio, vivendolo.
Con queste chiusure e con aperture sempre ritardate dal CTS, la montagna ne esce sconfitta, senza alcuna possibilità, se non quella di ricevere, nell’immediato, aiuti economici.
Per alcuni fondamentali per mangiare, indispensabili invece per le società degli impianti e tutti gli altri imprenditori del settore neve per poter, un domani, ripartire.
Da alcune indiscrezioni (e questa sarebbe davvero una bella notizia) questo giovedì, in occasione della Conferenza Stato Regioni, si avrà finalmente il tanto atteso parere del Comitato Scientifico riguardo le linee guida da seguire per poter riaprire gli impianti, quando? Non si sa ancora. Ma è un importante passo in avanti.
In molti, però, si aspettavano azioni decisamente più incisive da parte di quelle associazioni e categorie di settore che oggi rappresentano la montagna: forse più preoccupate nel chiedere al Governo i giusti e dovuti ristori, ma decisamente meno determinate nell’affrontare l’altrettanto grave problema delle aperture, rimandate e stop.
Intanto affondiamo nella neve fresca, che non manca su tutte le Alpi e sugli Appennini: paradosso di un inverno senza turisti.
È giunto il momento di guardare dritto negli occhi tutti coloro che, con la scusa della politica e della sua ingarbugliata dialettica, hanno fatto precise promesse di ristori e annunciato date certe di aperture.
Se i politici di Roma fossero davvero “responsabili”, “volenterosi”, oggi la montagna non si troverebbe in questa situazione, ricordando che altre nazioni hanno affrontato il lockdown in modo totalmente diverso: chi chiudendo ma “ristorando” (Francia), chi tenendo aperti gli impianti (Svizzera e Spagna), chi con limitazioni (Austria). Noi, sempre chiusi e nessun ristoro, a oggi!
Meglio allora farsi sentire, non più con semplici “letterine” ma con i fatti. Lasciamo ai giornalisti il compito di scrivere, ai politici diamo quello, molto più importante, di risolvere i problemi della gente, anche di montagna. Se ne sono capaci. E fino a oggi… gli angeli della
Walter Galli
P.S. Dicono che i tempi della politica siano lunghi, quanto le promesse da marinaio. Noi però siamo gente di montagna.