Turismo

Pensando alla prossima stagione…

Il pensiero di un maestro di sci di oggi si intitola: “Pensando alla prossima stagione”.

Sulla base dell’ultimo DPCM, la montagna ha subìto il definitivo colpo di grazia, dal momento che gli impianti dovranno restare chiusi fino al prossimo 6 di aprile. Cioè quando ormai la grande maggioranza delle piste (tranne quelle in alta quota) non saranno più agibili per mancanza di neve.

Dobbiamo quindi fin da ora pensare a una strategia che consenta la prossima stagione l’apertura degli impianti e l’esercizio della professione per i Maestri di sci.

Credo che, allo stato attuale dei fatti, sia illusorio pensare che entro il prossimo autunno il COVID sarà completamente sconfitto. A causa della lentezza con la quale si sta vaccinando la popolazione è facile prevedere che non si raggiungerà l’immunità di gregge, quindi il virus continuerà a circolare anche durante la stagione 2021-22.

Con la premessa di cui sopra, risulta fondamentale identificare un protocollo che venga approvato dal Comitato Tecnico Scientifico e dal Governo. E la cui applicazione non dipenda dallo stato della curva epidemiologica. Non possiamo più accettare le altalenanti decisioni del Governo e del CTS, che hanno portato tra l’altro, a 12 ore dalla prevista apertura del 15 febbraio, a una inaspettata quanto devastante chiusura dell’ultimo momento.

Aprire una stazione sciistica non è una operazione immediata e richiede tempo e investimenti. Controllo degli impianti, operazioni di manutenzione, preparazione delle piste, assunzione del personale stagionale ecc. Quindi va programmata per tempo e non può essere soggetta alla variabilità della situazione epidemiologica. A meno di un tracollo drastico della situazione stessa, con valenza pari a un’inaspettata catastrofe naturale.

Vorrei anche fare rilevare che, non per polemica ma per obiettività, nella vicina Svizzera gli impianti sono aperti da inizio stagione. E i dati ufficiali mostrano un pieno controllo dell’epidemia e un calo della curva dei contagi stessi.

Quindi, come primo suggerimento, si potrebbe analizzare e copiare le misure di prevenzione messe in atto dalla Svizzera, dal momento che hanno determinato risultati positivi.

Sarebbe poi anche auspicabile un coinvolgimento delle Scuole Sci, per il semplice fatto che i Maestri conoscono perfettamente la loro località. E possono quindi dare dati e suggerimenti utili e obiettivi.

Se il problema risiede nel controllo degli assembramenti, bisogna intanto precisare che ogni comprensorio sciistico ha caratteristiche sue peculiari.

Per esempio, vi sono località dove l’accesso alle piste avviene con vari impianti. E dove quindi è più facile smistare la clientela. Mentre vi sono altre località dove si accede alle piste mediante un primo impianto (funivia/ovovia) e dove il rischio di assembramento è maggiore.

Quanto sopra, in caso di contingentamento del numero totale giornaliero di sciatori, deve essere preso in considerazione nel calcolo del numero stesso, numero che non dipende solo dalla portata oraria degli impianti.

Un altro elemento riguarda la possibilità di fare rientro a fine giornata, direttamente con gli sci o attraverso un impianto. E anche questo condizionerebbe il calcolo della portata massima che la stazione può assorbire in assenza di assembramenti.

Ci sono ovviamente anche molti altri elementi di prevenzione (già messi in atto e purtroppo puntualmente disattesi dai DPCM governativi). Quali l’acquisto dei biglietti online, la prenotazione online delle lezioni di sci. L’adeguamento delle Scuole sci a norme igieniche anti-covid, la riduzione del numero di persone sugli impianti. L’uso obbligatorio della mascherina, la riduzione del numero di allievi nelle lezioni collettive.

Sarebbe auspicabile la creazione di una task force tra tutte le regioni al fine di identificare un protocollo che una volta per tutte cancelli la demonizzazione che è stata fatta dello sci e della montagna e che consenta, nonostante il COVID, l’esercizio della professione per tutti i maestri di sci.

Inutile precisare che un’altra stagione in bianco significherebbe la definitiva scomparsa della categoria dei Maestri di sci italiani. Che con la loro passione e professionalità hanno dato da sempre un contributo fondamentale allo sviluppo del turismo nel nostro paese.

Roberto TomatisPensando alla prossima stagione Pensando alla prossima stagione

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).