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Combinata maschile: Pinturault vince una gara che non convince

Una pista inedita, quella della discesa libera maschile con partenza dal penultimo salto, praticamente in piano. Un tracciato corto, dove bisognava rischiare tanto. Il tecnico francese Mouniet ha tirato l’acqua al proprio mulino, quello degli slalomisti. Una tracciatura aritmica con doppie strette e angoli vivi per mettere subito in difficoltà i discesisti. Un dubbio era legato alla tenuta della pista, annaffiata e salata prima del via nella speranza che tirasse.

In linea di massima, discesa libera corta e manto nevoso non preparata adeguatamente nello slalom non hanno contribuito a rilanciare una disciplina che oggi potrebbe aver “cantato” per l’ultima volta e che vede prevalere quasi sempre gli slalomisti.

La domanda che ci si pone ogni volta prima del via è: riusciranno gli slalomisti a ricucire il secondo abbondante di svantaggio rispetto ai primi? La risposta era quasi scontata. Poco lo svantaggio a causa della cortezza della discesa e una tracciatura per slalomisti puri, ce la faranno sicuro. E così è stato. Tre slalomisti sui primi tre gradini del podio.

Pinturault non ha tradito le attese, facendo il proprio dovere. Secondo tempo di manche e migliore totale. Il francese ha sfruttato al meglio l’uscita dal cancelletto per settimo. Fondo ancora non troppo segnato e tracciato disegnato per lui. Il francese si è messo davanti a Stefan Handalin, partito per primo grazie all’inversione dei 30, che aveva subito dato un’indicazione per il tempo di manche (38:80) e totale (1:47,71). Portato il proprio nome in cima al leaderboard ha atteso al traguardo il connazionale Muffat-Jeandet, troppo dritto sul palo nel finale e fuori dal podio sin dal taglio del traguardo, e Marco Schwarz, che ha chiuso al terzo posto, pagando sulla parte finale che iniziava a segnarsi.

Capito da subito che per i discesisti non ci sarebbero state opportunità, l’ultima insidia era rappresentata da Riccardo Tonetti. Il nostro connazionale ha pagato da subito una sciata poco aggressiva. Non gliene si può fare una colpa perché, oltre a essere partito quindicesimo (mannaggia è andato troppo bene in discesa) ha anche trovato un momento non favorevole con la neve che aveva iniziato a scendere dal cielo. Quarto totale ma nessun rammarico. «Sono andato vicino alla medaglia – ha detto Tonetti – sono entrato male nel ritmo sulle prime porte, poi ho ripreso a metà ma ho pagato nel finale dove il segno era già largo». Non è rimasto amaro in bocca neppure per gli altri che non avrebbero potuto fare meglio di quanto ottenuto: Paris nono, Casse 26° e Innerhofer uscito. Domme non ha risparmiato critiche alla Federazione Internazionale, incapace a suo dire di preparare una pista degna di una competizione di questo livello. Così è finita la combinata, sarà stata l’ultima della storia?

About the author

Andrea Ronchi

Andrea Ronchi è milanese di nascita e di cuore, rigorosamente a strisce rossonere. Ama lo sport in generale e da ragazzo si è cimentato in diverse discipline. Discreto tennista e giocatore di pallone, è rimasto folgorato dalle palline con le fossette in tarda età, o meglio, troppo tardi per ambire a farne una carriera ma sufficientemente presto per poter provare il brivido e la tensione dell’handicap a una cifra. La passione lo ha portato a fare del golf un lavoro e oggi, oltre a essere nel corpo di redazione della rivista Golf & Turismo, è prima firma di Quotidiano Sportivo e ospite fisso nella trasmissione televisiva Buca 9. Quando la neve copre i fairway prende gli sci, sua altra grande passione, e gira per le Alpi “costretto” dal suo ruolo di responsabile del turismo per la Rivista Sciare. È un duro lavoro, ma qualcuno le deve pur fare...

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