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Claudio Ravetto: è come ho sempre sognato

Le creste delle montagne della Barre des Ecrins si stanno illuminando, il sole sta sorgendo, una luce forte che fa presagire una giornata redditizia e costruttiva per tutte le squadre nazionali di sci. Il cielo stellato ha fatto sì che la neve si indurisse al punto tale da poter permettere alla nazionale di allenarsi in supergigante, come era stato previsto nei giorni precedenti da Rulfi e Carca. Sono in Funivia con Claudio Ravetto e stiamo osservando insieme il paesaggio, è un’altra alba che resterà tra i miei ricordi di mattine trascorse qui a Les 2 Alpes.

Stavo dicendo a Claudio che tutti gli allenatori delle tre squadre presenti a questo allenamento collegiale sono veramente affiatati e legati tra loro.

"Il processo di formazione di questo gruppo è iniziato già da tempo, da quando Flavio Roda era direttore. Da una mia idea questo progetto tecnico è maturato anno dopo anno e se vogliamo proprio dirla tutta era già stato concepito nella mia mente durante gli anni in cui ero allenatore del comitato. Il gruppo storico degli allenatori di questa squadra è cresciuto attraverso l’esperienza comune nei tempi in cui allenavamo insieme il comitato Aoc, anzi alcuni di loro li ho anche potuti conoscere ancora prima come atleti. Ho cercato di infondere un’idea che fosse comune a tutti, dal modo di pensare di ognuno si è creata una filosofia tecnica che è la base di tutte le squadre nazionali, dalle giovanili alla coppa del mondo. Sono molto contento perché questo progetto è stato apprezzato anche dalla scuola italiana di sci che per la prima volta ha chiesto una nostra collaborazione per la stesura del nuovo dvd di presentazione di tutta la progressione tecnica. In seguito alla presentazione del dvd della scuola tecnici federali ci furono dei contatti con alcuni istruttori con cui scambiammo alcune idee e da quell’incontro abbiamo cercato di creare una base solida, facile e comprensibile."

L’apporto di programmi ed innovazione ha bisogno di idee. La realizzazione  di tutto ciò deve essere comune e condiviso. Non voglio assolutamente che si pensi che siano solo mie.  Per costruire una squadra in cui credo c’è bisogno di progetti, che dovranno nascere attraverso un confronto comune, non dimentichiamo che c’è già una base solida che è cresciuta, in questi anni, passo dopo passo, dalla posa di mattoncini che sovrapposti uno sull’altro potranno essere un buon piedistallo per il futuro. Da questo spero che i sogni diventino realtà."

 

– Che cosa mi dici dei risultati ottenuti?

Non voglio che si guardi solo alle Olimpiadi perché sarebbe un’offesa per tutti gli atleti della squadra e i loro allenatori. Basti pensare che solo due anni fa sono saliti sul podio 8 atleti differenti, mai nessuna federazione di nessuno sport ha ottenuto, nella storia dello sport italiano, un così grande risultato tra i maschi. Ma non solo, rinfrescatevi le idee e sfogliate i risultati delle gare di quest’anno dove 6 atleti sono saliti sul podio, e quindi come l’anno scorso la ritengo una stagione positiva e ne sono molto orgoglioso.

Questo sta a dimostrare che il solco su cui verrà seminato il lavoro di un’equipe seria e competente è già stato fatto. Ed è proprio per la fiducia che ripongo nei miei collaboratori che ho potuto accettare un così importante incarico, la mia nuova sfida di direttore agonistico di tutte le squadre nazionali."

– Quali sono i tuoi obiettivi?

Sto cercando di esportare il know-how di alcuni allenatori dei maschi nel settore femminile e per questo sono stati fatti alcuni spostamenti."

 

– Alcuni atleti ripongono in te una grande fiducia, ti ritengono ancora un grande consigliere ed allenatore, non pensi con questo incarico di non poter rispondere alle loro esigenze?

Questo nuovo incarico è un altro pezzo del puzzle che va a coronare una carriera molto importante. Se l’ho accettato è perché come allenatore  mi sono sentito come svuotato, le idee innovative si stavano esaurendo e per dare continuità al processo tecnico che avevo iniziato era giusto dare spazio a tutti quelli che sono in grado di apportare innovazione. Lo staff tecnico di una federazione di alto livello deve creare sempre ogni anno sistemi di allenamento nuovi e rivoluzionari. Mi piacerebbe essere il filo conduttore tra tutti gli allenatori, tra tutte le squadre, senza togliere personalità a ognuno, tanto all’atleta quanto all’allenatore. Stiamo facendo un lavoro funzionale al progetto tecnico ed è per questo che vorrei allenamenti collegiali, dove ci si vede e ci si confronta. Chiaramente ne tratta maggiore vantaggio il settore femminile.

– In cosa consiste il tuo nuovo impegno?

Sarà un impegno che dovrà passare dall’ufficio al campo. Quando dovrò essere in pista potrò assentarmi dall’ufficio perché ho delle collaboratrici veramente eccezionali, quando non potrò essere con gli atleti so di avere due validi collaboratori, responsabili dei due settori: Iliffe e Rinaldi.

Il lavoro più difficile è quello del confronto quotidiano con le parti burocratiche della grossa macchina che è la federazione. In tutto questo avverto un sincero sostegno da parte dei nuovi consiglieri e del presidente e la fiducia che mi hanno riposto spero sia presto ricambiata. Ma per fare qualcosa di nuovo, per poter cambiare velocemente alcune cose c’è bisogno di molta autonomia. La Federazione dovrà diventare sempre più azienda e all’interno di questa azienda devono esserci persone competenti. Per arrivare a queste competenze i consiglieri e i presidenti futuri dovranno avere memorie storiche e conoscenze sportive, devono essere cresciuti in questo sport per poter conoscere tutti i problemi che possono sorgere dalla base alle più alte sfere. Non credo nell’investimento in grandi manager: ne è la conferma l’esempio che abbiamo vicino a noi, quello della federazione Svizzera che ha come presidente il vincitore di una medaglia d’oro a Morioka: Urs Lehmann.

Un altro mio compito, forse il principale, sarà quello di indicare due persone che dovranno assumersi le responsabilità di direttori tecnici. Per avere più autonomia dovremo snellire il consiglio, disporre di materiali tecnici in grado di soddisfare le esigenze di ogni sport invernale, non possiamo pretendere che una ditta fornitrice di materiali fornisca agli atleti tessuti in grado di rispondere alle specifiche esigenze tecniche di sport diversi quali lo slittino, il biathlon e il fondo. Dovremo cercare nuovi sponsor che si interessino più da vicino allo sport in causa. Per ottenere tutto questo, ripeto, ci vogliono persone con competenze manageriali, ma provenienti dal nostro sport.

– Qui a questo allenamento abbiamo anche le squadre giovanili, per la federazione non è forse un po’ troppo?

 La nostra federazione è l’unica tra tutte quelle del Coni che si accolla l’atleta in toto. Abbiamo davanti ai nostri occhi un esempio lampante: l’età dei ragazzi appena arrivati della nazionale "C" maschile e femminile. Per alcuni di loro la permanenza nelle squadre nazionali durerà tra i 12 e i 15 anni. Per tutto questo periodo la federazione investirà parecchio denaro per procurarsi le risorse necessarie per questi giovani.

Per il futuro avremo bisogno di una federazione molto snella e veloce, che sappia decidere come una media impresa, che riesca a coinvolgere apparati statali, gruppi sportivi e il Coni. Con il loro sostegno economico potremo sviluppare programmi di ricerca che stanno alla base dei risultati. La gestione dell’atleta in toto è molto pericolosa, ma dall’unione può nascere la forza."

 

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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