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Italia infinita, è d’argento ai Mondiali di Biathlon a Oberhof nella staffetta mista

Italia infinita, è d’argento ai Mondiali di Biathlon nella staffetta mista di Oberhof
Che giornata, che Mondiali, che Italia, Gli Azzurri del Biathlon vincono la medaglia d’argento nella staffetta mista ai mondiali di Oberhof. L’oro alla Norvegia, ci mancherebbe, ma l’Italia è stata al suo pari fino agli ultimi metri, quando il primo atleta al mondo, Johannes Boe se ne va via, lasciandosi alle spalle Tommaso Giacomel, comunque pazzo di felicità quando taglia il traguardo per secondo, a 11 secondi, con Lisa Vittozzi, Dorothea Wiere e Didier Bionaz ad attenderlo al traguardo.

La Francia prende il bronzo ma rischia di perderlo quando Fillon Maillet sul rush finale inizia a salutare il pubblico a destra e a sinistra ma prende il percorso del giro di penalità. Si ferma in tempo e riprende il canale giusto per concludere al terzo posto a 55 secondi dalla Norvegia. Che vince, più grazie a Laegreid che a Boe e soprattuto alle ragazze che hanno sbagliato tanto.
I nostri invece sono stati stupendi e non c’è nulla da rammaricarsi. Anche se Giacomel non avesse sbagliato l’ultimo colpo come Boe, probabilmente il norvegese lo avrebbe preso lo stesso. È incredibile come Bionaz abbia raggiunto un simile livello in così poco tempo, perché da Lisa e Doro una grande prestazione te la spetti sempre. Eccezionale anche Tommaso Giacomel che sembra lì da una vita per come è riuscito a gestire la pressione che si è trovato sulle spalle.

La Cronaca

Lisa Vittozzi deputata al lancio si trova in batteria contro la francese Julia Simon, la svedese Hanna Oberg, la norvegese Tandrevold, l’elvetica Julia Gasparin. Al primo poligono si mette bene con Lisa che esce per prima assieme al Canada con zero errori. Ne sbaglia uno Simon, due Oeberg, mentre Tandrevold è precisa ma lenta. La tedesca vanessa Voigt si prende 21 secondi di ritardo.
Lisa non va in fuga e il gruppo si compatta ma Oeberg stenta a far parte del gruppetto perché Lisa lancia un bel segnale: attaccare!  E allora il gruppetto si sfilaccia. Si arriva al secondo poligono col tiro a terra: Julia Simon è un cecchino e se ne va davanti a tutti. Lisa ne sbaglia uno ma copre subito con la prima ricarica. La usa anche Tandrevold ma non riesce a centrare il quinto bersaglio.
Lisa paga solo 6 secondi alla francese che poi diventano 11 come il Canada (Emma Lunder), 14 per la Slovakia (Paulina Fialkova), mentre, Oeberg accumula 22 secondi. Germania e Norvegia sono a quasi un minuto. Al primo cambio Lisa lascia la canadese e si riporta vicino a Julia cambiando a +9,7.

Tocca a Dorothea Wierer a caccia della francese Anais Chevalier-Bouchet ma deve guardarsi dalla svedese Elvira Oeberg che ci mette poco a riprendere l’Azzurra. La Germania punta tutto su Denise Hermann, la Norvegia su Marte Olsbu Roeiseland.
Primo poligono a terra: Dorothea Wierer tira il fiato sul secondo colpo ma li centra tutti mentre Anais ne sbaglia uno. Vanno via assieme con Elvira Oeberg a 18,1. Perché è molto lenta al tiro. Roeiseland (ne sbaglia uno) ed Hermann inseguono a 40 secondi. In mezzo ci sono anche Canada e Svizzera. Si arriva al poligono in piedi con la francese che non sbaglia mentre Doro ne manca uno e accumula 7 secondi di ritardo. Elvia Oeberg ne sbaglia due e passa a +34 mentre Hermann rimane a 41 secondi e Roeiseland a 49.
Dorothea però si scatena e va a prendere subito Chevalier. Hermann è impressionante e si accoda a Oeberg per poi superarla e arrivare agli 11,2 km a soli 28 secondi, mentre Roeiseland paga 42. A quel punto Dorothea lancia il suo ultimo attacco e lascia sui suoi passi Chevalier che conclude la sua fatica a 6 secondi dall’Azzurra. Hermann riesce a recuperare fino a 26,9 secondi, appena davanti a Oeberg, mentre Roeiseland dà il cambio a 50 secondi.

Terza frazione: c’è Didier Bionaz che si mette sulle code del francese Emilien Jacquelin. La Svezia ha Ponsiluoma, la Germania Doll, la Norvegia Laegreid. C’è il primo poligono a terra. Didier ed Emilien sbagliano il primo e coprono entrambi con la prima ricarica ma l’Azzurro è il più lesto. Ponsiluoma e Doll ne sbagliano due: è lo scotto di una prima parte di fondo eccessiva. Laegreid invece fa impressione e anche paura. Capita però una cosa inaspettata: Bionaz si sente la magia nelle gambe e stacca Jacquelin che sente arrivare Laegreid a 18 secondi da lui mentre ne ha poco meno di 6 sull’Azzurro da recuperare. La Svezia è a 33 secondi, la Germania a 58, ma davanti a sé c’è anche la Repubblica Ceca, L’Austria e la Svizzera. Secondo poligono: Italia e Francia ne sbagliano due e Laegreid che invece è infallibile azzera il distacco e ora se ne vanno via in tre. Ponsiluoma passa a +16,9, David Komatz, porta l’Austria in quinta posizione a +26,2 assieme a Repubblica Ceca e Svizzera mentre Doll ne sbaglia uno che non copre con le ricariche e ritorna a 53 secondi.

Quarta e ultima frazione: Bionaz passa il testimone a Tommaso Giacomel con 8,1 di ritardo sulla Norvegia che con Laegreid trova un diavolo, bravissimo a chiudere la sua frazione assieme a Jacquelin. L’Italia rimane in zona medaglie anche se Giacomel sta per essere ripreso dallo svedese Samuelasson. Al Poligono però accade di tutto: Giovannino Boe copre con le ricariche i due errori, Fillon Maillet anche ma Tommaso è pulito e passa per primo, mentre Samuelasson è costretto al giro di penalità.

A questo punto L’azzurro si trova 4 secondi davanti a Boe che decide di non ingranare la sesta per giocarsela all’ultimo poligono e nell’ultima parte di fondo, Fillon Maillet rimane a 25 secondi, ma le medaglie prendono la loro direzione solo all’ultimo poligono: ne sbagliano sia Tommaso che Giovannino e se ne vanno via. A questo punto la medaglia c’è bisogna solo capire se Fillon Maillet che in piedi è un fenomeno riesce a prenderli, ma questo non accadrà perché sbaglia anche lui E allora l’oro p una questione tra Norvegia e Italia. Joghannes Boe ovviamente tira come un pazzo fin da subito. Giacomel è a tutta ma rimanere dietro a quel mostro è impossibile. Arriverà alle spalle di Boe con 11 secondi mentre Fillon Maillet si accontenterà del bronzo.

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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