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Kristoffersen, lo slalomista

Non era tra i favoriti ma nessuno si stupisce più di tanto che a vincere il gigante Mondiali sia stato Henrik Kristoffersen, 17 anni di Raelingen, piccolo paese vicino a Oslo. Quando un atleta così giovane vince due slalom in Coppa Europa non può partire senza velleità di vittoria: “Nella prima manche era proprio così, non potevo immaginare finisse in questo modo. Ma nella seconda certamente sono partito per vincere”. Henrik ha proprio la faccia da ragazzino e un fisico non ancora forgiato completamente, ma la sua agilità probabilmente è stata la sua carta vincente oggi. In una seconda manche ricoperta di nebbia e con la neve che si è rotta in diversi punti, è riuscito a scappar via con agilità dagli angoli più acuti e presentarsi sui piani con una velocità decente. “Sapevo che la pista era rovinata e grazie al vantaggio accumulato nella prima manche ho scelto di non rischiare troppo e di affrontare il percorso senza strafare. Ho dato tutto ed ho tagliato il traguardo letteralmente sfinito. Per questo sono finito contro i materassi del parterre conficcandomi nello spazio tra uno e l’altro”. Mentre parla alza il braccio per indicare con immenso orgoglio che papà Lars Henrik (“Sì, ha il doppio nome e me ne ha regalato uno”) si trova nel parterre. Un saluto non strappalacrime, secondo lo stile norvegese: “Perché non affrontiamo mai questi appuntamenti con lo stress di dover vincere a tutti i costi” E’ uno degli allenatori della squadra scandinava che interviene. Einar Witteveen continua: “Così riusciamo a sciare senza tensioni, un atteggiamento che ci fa vincere le medaglie”. Se fosse capitato ai noi italiani si sarebbe creata una bolgia infernale: “Meglio non esagerare con scene di euforia estreme, perché il Mondiale non è ancora finito e Henrik deve ancora dare tanto venerdì in slalom, gara che lo vede questa volta tra i favoriti:” . Il norvegese quest’anno ha infatti conquistato due slalom in Coppa Europa e tre podi (1°, 2° e 3°) in gare fis tra i rapid gate,mentre in gigante era entrato nei 10 solo 4 volte ma in prove Fis. Se il team captain scandinavo Vognild si era distinto per il fair play, il tedesco Thomas Dressen, non è stato da meno al traguardo della gara:”E’ una cosa da pazzi, ero trentesimo e mi ritrovo secondo. E’ colpa della neve, perché gli ultimi a scendere hanno trovato una situazione totalmente differente. La differenza tra me e loro è tutta qui. E forse non è nemmeno giusto. Lo sci è davvero “crazy!” . Di poche parole ma ben scandite lo sloveno Zan Kranjec che si è detto: “Certo, la neve nella manche finale non era bellissima e non credevo che averi vinto una medaglia”. Totalmente zitti sono rimasti gli austriaci e i francesi dai quali attendersi un alloro era del tutto lecito. 

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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