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Elezioni Fisi, l’ex azzurra Betty Biavaschi è tornata: “Allenando i bambini ho capito tante cose!”

Elezioni Fisi, l’ex azzurra Betty Biavaschi è tornata: “Allenando i bambini ho capito tante cose!”
19 marzo 2000, Bormio, slalom speciale di Coppa del Mondo: vince l’americana Kristina Koznick davanti per un soffio ad Anja Paerson e a Betty Biavaschi! Per l’Azzurra, classe ’73, sarà il primo podio in carriera che nel ’95 aveva sfiorato due volte. Sarà anche l’ultimo, perché l’infortunio capitato nel gigante di Aare nel 2002 è devastante al punto da costringerla al ritiro, dopo aver verificato che più di tanto non era più in grado di esprimere.

Betty, chiavennasca, tuttora arruolata nella Forestale (Carabinieri), si è candidata come Consigliere Laico alle prossime elezioni federali.

Betty, eri sparita dalle scene e ora mi ricompari così?
Me ne sto sulle piste d ‘allenamento  di Madesimo a trasmettere la mia grande passione per lo sci  ai bambini e ragazzi dello Sci Club Campodolcino. La cosa non è che faccia molta notizia!

Sui campetti dal 2004 a oggi?
In realtà l’ultima gara l’ho fatta nel 2005, una Fis quando seguivo il Comitato Alpi Centrali perché avevo ancora i punteggi e potevo far abbassare le penalità ai ragazzi. Poi basta, sai quando metti gli sci ai piedi, la testa è quella di sempre, dunque tiri come una dannata, ma il fisico non c’è più. E allora capisci che è meglio lasciar perdere!

Cosa ti venne in mente di cacciarti giù in quel gigante?
Il gigante era propedeutico per lo slalom e ti dirò, in allenamento andavo anche bene. A me piaceva ma i tecnici preferivano non iscrivermi alle gare temendo potessi patire il ricorrente mal di schiena o andare incontro a incidenti. Ad Aare  lo  slalom di Coppa del Mondo, ultima gara  prima della mia partenza per le Olimpiadi di Salt Lake City,  era due giorni dopo il gigante, per non stare ferma e distogliere la concentrazione da un unico obiettivo l’allora allenatore Luis Prenn decise di farmi correre con tanta gioia da parte mia. Il destino alle volte…

Peccato perché nei miei programmi  c’era di arrivare fino a Torino 2006, passando dai Mondiali di St. Moritz, praticamente di fianco a casa, e da quelli di Bormio. Ho provato a rientrare dopo le cure di medici e preparatori di L’Aquila davvero eccezionali, con i quali mi sento ancora oggi, ma quell’infortunio era troppo grave, anche se mi hanno letteralmente ricostruito. Al di là della frattura al femore e il grave trauma all’anca, sono subentrati  problemi neurologici perché l’osso nel fratturarsi andò a lacerare  anche alcune fibre nervose. Ancora oggi non ho la sensibilità e i movimenti dell’anca sono limitati… Nella sfortuna mi è  andata ancora bene perché se mi prendeva l’arteria… ciao! Così ho smesso rimanendo però sempre  sul campo come allenatrice.

Ricordo male o hai anche allenato i giovani Azzurri?
Prima ho dato una mano all’Elio Presazzi in Comitato con le ragazze, ma ero solo in affiancamento perché dovevo ancora diventare maestra e allenatore. Ottenute le due figure, lì sono rimasta fino al 2009, fin quando la Fisi mi ha offerto il ruolo di allenatrice nella squadra nazionale giovanile. Pensa, ancora oggi sono la prima e unica donna che ha ricoperto il ruolo di tecnico in Nazionale. Così per due anni, fino al 2011, ho lavorato assieme ad Alberto Ghezze con la squadra C nel neonato progetto Ratiopharm, guidato da Flavio Roda.

Poi, licenziata?
Mi sono sposata e con due bimbi ho pensato fosse anche il caso di fermarsi. Così sono entrata nello Sci Club Campodolcino per occuparmi dei bambini col ruolo di direttore tecnico. Non abbiamo chissà quali ambizioni, ma a me piace guardare la felicità negli occhi dei piccoli.

La scelta di candidarti da dove nasce?
Dalla consapevolezza di aver vissuto praticamente l’intero iter dello sci sia davanti che dietro il palcoscenico. Atleta, tecnico, consigliere provinciale, consigliere regionale… Manca quello nazionale! La pulce nell’orecchio me l’ha messa Franco Zecchini (Presidente Alpi Centrali) col quale ho un rapporto di amicizia e di riconoscenza infinita. Mi è sempre stato molto vicino nei momenti di difficoltà, specie dopo l’infortunio. In tempi non sospetti mi ha detto: “La Fisi ha bisogno di rafforzare il rapporto con la base, tu vivi da anni a contatto coi bambini, e con le informazioni che ha immagazzinato grazie alle esperienze passate, credo che tu possa dare una grossissima mano. Pensaci!”.

Tutti, bene o male, dicono :“la Fisi deve stare più vicina alla base”, mi spieghi qual è la tua visione?
È normale dedicare la massima attenzione all’alto agonismo, ci mancherebbe, ma questo non deve mai far perdere contatto con gli sci club. Significa tenere sempre alimentato il rapporto, saper ascoltare e accoglierne le problematiche. Ci sono società super organizzate che hanno l’impianto di vere e proprie aziende. Quelle viaggiano da sole col vento in poppa. Poi ci sono sci club piccoli che devono lottare quotidianamente per far fronte a spese insostenibili e a ostacoli territoriali insormontabili. Vediamo che succederà questo inverno.

Trasferte, skipass, materiali…?
Non basterà più pagare lo skipass. Qui a Madesimo siamo privilegiati perché la società degli impianti ci mette a disposizione una pista per allenarci, almeno, l’anno scorso è stato così. Pensa, ci sono società, ad esempio quelle della Valsassina che non avendo la disponibilità delle piste per allenarsi nelle loro zone sono costrette ad arrivare sino a Madesimo e condividere gli spazi con noi. E non sto parlando dei Giovani, ma dei pulcini!

Non è poi solo questo. Come comitato Provinciale di Sondrio la scorsa stagione  abbiamo avuto problemi ad  organizzare e a mettere in calendario le gare di superG. Tanta  fatica per trovare una località che desse la disponibilità per la pista, tra l’atro per una sola giornata. E per gli allenamenti ancora peggio.

Albi Ghezze mi ha insegnato che i ragazzi vanno avvicinati alla velocità pian piano, ma con gli spazi che abbiamo a disposizione questo non è permesso. So che il Comitato Alpi Centrali  ha già iniziato a fare qualche passo e dovrebbero essere disponibili tracciati a uso di tutti gli atleti. Con un progetto finanziato e ben costruito si può evitare che tutto finisca sulle spalle dei genitori, perché è impensabile aggiungere ancora costi ai costi! Non so se la mia è utopia, ma io ci credo e mi batterei per sostenere progetti di questo genere. Poi, se mi chiedi come sarà la mia Fisi, non ti rispondo da rivoluzionaria. Ho imparato tante cose e se gli sci club mi daranno la loro fiducia potrò applicarle al sistema che ha già una valida struttura. Va solo migliorata.

Parli di velocità, vuoi dirmi che i tuoi piccoli Tommaso e Francesca (10 e 7 anni) non diventeranno slalomisti?
Che ne so! Non sono il tipo di genitore che impone ai figli di seguirne le orme. Per ora sciano e si divertono, poi sceglieranno loro a cosa dedicarsi. Spero rimangano nello sci, ma l’importante è che trovino uno sport di loro interesse che li tenga impegnati. Da parte nostra possiamo soltanto trasmettere la nostra passione e finora ci stiamo riuscendo.

La nostra?
Mio marito Francesco è il cosiddetto sciatore della domenica ma lo sci per lui è un obbligo di famiglia. È lo zio delle Fanchini, fratello della loro mamma, che dunque è mia cognata. Io allenavo Sabrina, la sorella più piccola di  Elena e  Nadia, e durante i festeggiamenti per la medaglia vinta da Elena ai Mondiali del 2005, ci siamo conosciuti. Poi il matrimonio nel 2011 con la decisione di vivere qui da me. D’altra parte, il detto dalle nostre parti dice che nelle coppie è sempre quello non di Chiavenna che si trasferisce a Chiavenna!

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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