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La risposta di Flavio Roda alle critiche su slalomiste e gigantisti

FLAVIO RODA:
Faccio seguito a quanto riportato nell’articolo “Slalom crisi infinita”, pubblicato questa mattina sul Corriere della Sera a firma di Flavio Vanetti, per chiarire la posizione della Federazione, che emerge molto confusa dalle dichiarazioni riportate.

Per quanto riguarda lo slalom femminile, si fa oggettivamente fatica a dire che le cose vadano bene. Ne ho parlato con il dt Rulfi, ed è emerso che il c. E’ un problema di approccio alla competizione. Stiamo cercando di dare stabilità tecnica al team per vedere se darà risultati, ma ci vorrà tempo.

Per quanto riguarda slalom e gigante maschili, non è vero che non ci sono atleti validi. Se si analizza con attenzione qualcuno c’è. Certo che quando si sbagliano le prime gare della stagione si può andare in crisi. Molte volte basta un risultato positivo e cambia tutto. Io credo, in generale, che i tecnici debbano difendere le loro scelte, ma ogni tanto devono avere il coraggio di fermarsi e fare un’analisi approfondita di ciò che non funziona e, se necessario, adottare dei correttivi. Su questo bisogna lavorare. La prestazione può non venire per un fatto tattico o per altro.

Quello che la Federazione deve fare è creare le condizioni per permettere agli atleti di potersi esprimere al meglio, e questo cerca di fare da anni, con investimenti economici impressionanti. Gli allenamenti dei migliori sono ormai personalizzati, la preparazione atletica lo stesso, il supporto medico e psicologico pure. L’atleta di alto livello è “allenatore di se stesso”, ha bisogno solo della migliore organizzazione possibile.

Per quanto riguarda i giovani, abbiamo da anni un gruppo molto allargato che è quello degli Osservati, con tecnici dedicati che ne curano la crescita. I gruppi B e C lavorano insieme per coprire al massimo le caratteristiche di ogni atleta. Vanno a sciare in Sudamerica in estate e stiamo usando sempre più le piste del Nord Europa in autunno, evitando i ghiacciai.

Bisogna poi che i giovani atleti diano risposte concrete a tutto il lavoro che viene fatto per loro. Detto questo, senza dubbio c’è ancora da lavorare sul salto dalle gare giovanili alla Coppa del mondo: bisogna capire se sia meglio farli debuttare giovanissimi in Coppa o, come si fa ora, lasciarli crescere gradualmente. Ma, a parte ciò, la struttura federale rimane quella, perché è di primissimo livello anche a confronto con le altre nazioni.

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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