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La zona d’ombra

Ogni atleta, in quanto persona, possiede una parte di se stesso consapevole e gestibile con la propria volontà , tuttavia ha anche una parte inconscia e di conseguenza incontrollabile.
Proprio questa ultima parte, sfuggendo al controllo, può essere l’artefice di episodi negativi. Durante la vita è capitato a tutti di dire o fare la cosa più sbagliata in un momento topico, rimediando una figuraccia o, peggio, un disastro totale. Ecco le famose gaffe, frasi o atteggiamenti impagabili, per cui tutti noi immediatamente dopo avremmo voluto sotterrarci sotto metri e metri di terra (o neve…). A nulla serve cercare di capire il meccanismo che ci ha spinto a fare una gaffe, l’unica spiegazione plausibile, ormai universalmente accettata, è che abbiamo fatto un «agito inconscio». Questo significa che l’inconscio ha agito senza la nostra volontà. Questo non vuol dire che l’inconscio faccia cose a caso, senza una logica o un motivo; piuttosto accade il contrario, esso agisce sempre con logica… ma con la sua logica!
La nostra parte profonda e oscura, che sfugge al controllo della mente razionale, è composta dai vissuti del passato, da emozioni e immagini, spesso accantonati e ormai apparentemente dimenticati per svariati motivi. Ciò che ci interessa è sapere che l’inconscio non ha un tempo lineare, ma tutto in esso si mischia. Ciò che è accaduto trent’anni prima, per lui potrebbe essere capitato da due minuti. Dobbiamo anche sapere che spesso il nostro profondo non riconosce persone in quanto tali, non le distingue per il loro aspetto, tuttavia è bravissimo a creare collegamenti rispetto alle emozioni (profonde) che le persone causano in noi. Ad esempio, se una persona ha un atteggiamento aggressivo verso di noi, l’inconscio la confonde con la prima persona della nostra vita che ha vissuto come aggressiva, reagendo per qualche attimo in modo impulsivo-emotivo (scappando o aggredendo); solo successivamente interviene la razionalità che (non sempre) riesce a riconoscere la situazione e la persona in modo realistico. Analizziamo il caso di una persona che ha avuto un genitore con tratti caratteriali impulsivi, perdendo il controllo fisico e verbale sui figli. Il figlio, spaventato, si chiudeva in camera e restava in un angolo per proteggersi. Crescendo, questa persona diventerà un adulto che agirà in maniera similare di fronte a un allenatore troppo autoritario. Il suo comportamento sarà di allontanarsi dalla situazione e si chiuderà in se stesso per proteggersi, e solo attraverso tanti sforzi riuscirà ad agire con modalità più adulte. Ma a volte il cambiamento può essere ottenuto solo grazie a un intervento psicoterapico, poiché la volontà spesso non basta: il suo inconscio ha più potere di lui!
Il nostro inconscio è anche molto più veloce della nostra mente nei collegamenti, quest’ultima è capace di processare da sette a nove informazioni contemporaneamente, mentre lui è come un supercomputer del futuro, riesce a elaborare contemporaneamente un numero spropositato di informazioni (circa 2milioni e 300 mila!)
A questo punto appare ovvio che se la parte inconscia di un atleta non è d’accordo con la parte razionale, si comporterà in modo opposto, cioè farà di tutto per attuare un fallimento. Tutti gli autosabotaggi, come: i piccoli (a volte grandi) infortuni, le dimenticanze, le amnesie, la confusione mentale, le improvvise omissioni e dimenticanze ecc., spesso sono frutto della parte inconscia di un atleta.
Detta così la questione sembra disperata… non siamo padroni a casa nostra! Non abbiamo la gestione del nostro corpo, non siamo i piloti del nostro mezzo, o meglio ancora non siamo noi i protagonisti della nostra vita! In realtà la questione è meno drammatica, la nostra mente ci aiuta a riprendere il controllo: possiamo ragionare, pensare e agire con buonsenso e con volontà per la maggior parte del tempo che trascorriamo. Tuttavia, in particolari momenti in cui l’aspetto della pressione emotiva è intenso (e lo sport agonistico è uno di questi), spesso avvengono gli «agiti inconsci» elencati sopra. Quindi, sportivi, se siete in forma, convinti e determinati nel perseguire i vostri obiettivi lavorate sodo ogni giorno, ma nonostante tutto ciò c’è sempre qualcosa che accade, che vi ostacola e che vi impedisce il meritato successo… chiedetevi chi è l’artefice di tutto questo… adesso lo sapete! Il signor Inconscio…

CHI E’ LUCIA BOCCHI
È nata a Gazzaniga (BG) il 19 giugno 1969. Ex atleta nel Comitato Alpi Centrali, maestra di sci dal ‘90, allenatore federale dal 2000, si è laureata in psicologia alla Cattolica di Milano con una tesi su «Sport e scuola. Integrazione sport agonistico e formazione scolastica: una sfida». Attualmente è Preparatore mentale di 1°grado per il tennis . Dopo l’ attestato di frequenza al Master di psicologia dello sport di Psicosport tenuto dalla professoressa Muzio, oggi ne è docente! I lettori che volessero sottoporle argomenti e problemi inerenti agli aspetti psicologici dello sci possono inviare una mail a sciare@sciaremag.it

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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