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Michele Tomasi, la passione totale tra i gatti battipista Prinoth e le gare Master

Il direttore commerciale dell’azienda PRINOTH per l’Italia è un brillante cinquantenne che (non a caso…) batte la neve da quando era bambino e a cinque anni cominciava a sciare con il fratello maggiore Riccardo a Collio Valtrompia, figli di quel Ferruccio (scomparso nel 2021) che è stato tante cose in FISI, nel mondo dei maestri di sci, nel Parco Nazionale dello Stelvio.

Michele Tomasi è nato a Brescia il 3 aprile 1969, una storia da raccontare e un ruolo da interpretare con competenza in un mondo, quello del turismo invernale, «che non è per niente in crisi, la passione non manca e la gente vuole sempre andare a sciare».

La sua storia personale contempla l’attività agonistica da ragazzino («Il mitico Trofeo Ciao Crem eccetera…») fino ad un ginocchio sfasciato nel primo anno Giovani («E lasciamo perdere altri sport, tra i quali anche il pugilato…»), il diploma di perito aziendale corrispondente lingue estere, il militare in Polizia dove riprende a gareggiare per il centro universitario sportivo, l’iscrizione e la laurea in scienze motorie all’ISEF nel 1994, quando diventa allenatore di 3° livello («Ho allenato gli atleti dell’OS Noi Sarezzo e altre squadre») quattro anni dopo essere diventato maestro di sci («…e da 2004 sono riconosciuto come allenatore di 4° livello europeo»).

Poi l’ingaggio per collaborare all’organizzazione delle Case Italia

per rappresentare al meglio il nostro Paese alle Olimpiadi e negli altri grandi eventi degli sport invernali. Comincia ad Atlanta nel 1996 e finisce a Torino 2006 passando per Nagano’98, i Mondiali di Vail del 1999, Sidney 2000, Salt Lake City nel 2002 e Atene 2004.

In quel periodo, agli inizi degli anni 2000, c’era un marchio glorioso nella storia dell’impreditoria da montagna (PRINOTH) che doveva consolidarsi e c’era un giovane uomo che cercava una solida prospettiva per il proprio futuro.

PRINOTH nel 2000 entrò nel gruppo HTI (LEITNER) nel quadro della formidabile strategia di sviluppo impressa da Michael Seeber alla storica azienda di Vipiteno; e fu così che nel 2003 («Precisamente nel marzo di quell’anno…»), Michele Tomasi entrò in PRINOTH come «ragazzo di bottega. Non avevo un’esperienza specifica, facevo di tutto ma avevo voglia di imparare».

In palestra con i compagni di giochi master!

Il ragazzo di bottega però ci sapeva fare. Sulle nevi di tutta Italia intrecciava rapporti con i gestori delle stazioni invernali esibendo il suo stile perfetto secondo i canoni ortodossi della Scuola Italiana Sci; in officina conosceva in prima persona le trasformazioni e le evoluzioni delle tecnologie dei battipista secondo le ibridazioni che in quel periodo stava vivendo il marchio italiano fondato da Ernst Prinoth nel 1962. «Esistevano ancora rapporti di reciproca collaborazione con l’americana Bombardier – ricorda Michele – e anche Leitner produceva ancora battipista come l’LH500. C’erano diverse soluzioni per diverse problematiche e questa situazione di scambio di conoscenze è stata una fonte di arricchimento. Possiamo dire che oggi PRINOTH è la sintesi di tutte le conoscenze e di tutte le esperienze che hanno contribuito a farne un brand solido, un leader di mercato».

Quale mercato?
Negli anni, con i collegamenti tra comprensori, la fondazione di consorzi, qualche chiusura, la platea della committenza dei gestori delle skiarea si è ridotta ma non è diminuita la volontà di fornire all’utenza degli sciatori la massima qualità nella preparazione delle piste per la quale il ruolo dei battipista è indispensabile e fondamentale.

PRINOTH quest’anno ha venduto in Italia più di 100 battipista tra nuovi e usati. Il modello LEITWOLF è il nostro cavallo di battaglia; un battipista di consolidate capacità di performances con motorizzazione Mercedes, sospensioni idropneumatiche, fresa a parallelogramma, guida centrale.

Con i software come Skadii progettati e sviluppati nel nostro gruppo, oltre a LEITWOLF anche gli altri due modelli della nostra produzione, BISON e HUSKY possono usufruire di una serie di funzioni come la possibilità di valutare l’altezza del manto nevoso, quindi di programmare con precisione il lavoro di battitura con notevoli risparmi sul piano energetico, o la capacità di fermare la macchina in caso di pericolo. Inoltre con il sistema Leica è possibile avere rendering di modellatura delle piste, particolarmente utili per la realizzazione di snowpark».

A un direttore commerciale è anche lecito chiedere come viene gestita la vendita di macchine dal costo certamente non irrisorio.
Certo, l’impegno finanziario per il nostro top di gamma, un LEITWOLF con verricello, non è lieve, si parla di circa 600 mila Euro. Il 40% della clientela affronta l’impegno con la modalità del leasing ma sapendo anche di poter contare sulle agevolazioni del Piano Industria 4.0 a cui tutte le nostre macchine sono ammesse per soluzioni di interconnesione tecnologica di cui dispongono. Nel 2017 siamo stati i primi a vendere con quello che allora si chiamava l’iperammortamento.

 Altra domanda: e il futuro?
Da sempre un impegno preminente di PRINOTH è stato quello di mitigare emissioni e consumi secondo la filosofia produttiva che abbiamo battezzato Clean Motion. Questo vale per le motorizzazioni a combustile fossile che ancora non possono essere del tutto eliminate ma sapendo che gli sviluppi della ricerca stanno orientandosi verso sistemi di propulsione alternativi e del tutto puliti come l’idrogeno e l’energia elettrica. In Italia sono già operative, sul campo, due macchine a idrogeno (ancora prototipi), una a combustione esterna e una a combustione interna. Abbiamo venduto diversi HUSKY elettrici per la battitura delle piste da fondo. E non si tratta di prototipi sperimentali, sono già al lavoro, hanno già cumulato centinaia di ore di attività. Sia per la propulsione a idrogeno che per quella elettrica esistono ancora delle criticità da affrontare e superare ma la strada è imboccata e va percorsa con convinzione.

Ultima domanda, per il «battitore di pista» con due sci ai piedi: come va l’attività Master?
Già, perché il nostro uomo nelle gare ha scoperto la seconda giovinezza della categoria agonistica che nella sua origine amatoriale (anni ‘70/’80) si chiamava «Over 40» e che oggi è una palestra di veri atleti dai capelli d’argento.
Sono nella Rappresentativa Nazionale Master dal 2017.

Tre miti della storia dello sci italiano: Ferruccio Tomasi, papà di Michele, Umberto Corvi e Piero Lorati

Dopo aver partecipato alle winter master games di Innsbruck nel 2020 con un ottavo posto in slalom gigante, mi sono mmesso in gioco anche a quelli da poco conclusi a Pontedilegno e all’Aprica. 11esino in gigante, 15esimo in slalom, 20esimo in superG. 

Ok, va bene così. Per Michele Tomasi, a 54 anni, basta e avanza.

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Roberto Della Torre

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