Professione Montagna

È partita la campagna per “il noleggio consapevole”

La seconda edizione dello Ski Rental Summit coordinato da Alfredo Tradati si era chiuso con un impegno: redigere un «documento» che fissasse le regole auree per  definire la qualità di un’attività che non solo sta modificando il costume e le abitudini degli sciatori ma è ormai diventata una componente importante nel sistema di accoglienza di ogni località invernale.

L’impegno è stato mantenuto e adesso quel documento, realizzato sottoforma di 10 domande che lo sciatore deve porsi per valutare la qualità del noleggio, sarà  diffuso perché venga onorato nel rispetto della qualità dl servizio e della sicurezza nella fornitura dei materiali al cliente-sciatore.


Il noleggio che sta cambiando il mercato dell’attrezzo  e sta modificando il costume e le abitudini degli sciatori, è stato messo per la seconda volta sotto la lente d’ingrandimento dallo Ski Rental Summit  promosso da Prowinter Lab per  la fiera di Bolzano che chiude ogni anno la stagione invernale e curato da Alfredo Tradati.

Quella fiera che proprio il suo ideatore Erwin Stricker aveva voluto incardinare nei primi anni Novanta sull’idea allora anticipatrice del noleggio di qualità come volano per la diffusione della pratica dello sci.

E quel noleggio che si è evoluto velocemente da pratica «di sottobosco» con attrezzature di secondo livello da destinare a principianti e «cannibali» a mercato nobile anche per sciatori tecnicamente evoluti che cominciavano a trovare attrezzi d’alta gamma per soddisfare le proprie esigenze e cominciavano a considerare comodo trovarli e usarli direttamente nella località prescelta.

Un fenomeno prima sotterraneo poi sempre più  consistente  anche se non regolato, che ha incontrato una domanda crescente  ma  si è polverizzato in una galassia  di realtà diverse su cui ha deciso di fare chiarezza, con Prowinter Lab, la fiera che l’ha portato alla ribalta.

Un fenomeno che presenta ancora non poche problematicità, il cui orizzonte di sviluppo si gioca sul principio e sul valore della qualità del servizio che non in tutti i casi è ancora certa e garantita; un fenomeno che è comunque diventato componente importante se non proprio determinante nel sistema di accoglienza di una località su cui il giornalista Alfredo Tradati lavora da tre anni e che è diventato protagonista dello Ski Rental Summit, evento dedicato all’analisi del noleggio e a tutte le sue connesse problematiche svoltosi quest’anno nella grande sala MEC (Meeting & Event Center)  di Prowinter alla presenza di un folto pubblico di noleggiatori e addetti ai lavori.

La seconda edizione si era chiusa sotto l’egida di Fiera Bolzanoe Prowinter Lab con un impegno, sottoscritto da Tradati, dal direttore di Assosport Manuela Viel e dal presidente di del Pool Sci Italia Corrado Macciò: redigere un «documento» che fissasse le regole auree per  definire la qualità degli esercizi di noleggio. L’impegno è stato mantenuto ma prima era stato fatto un censimento aggiornato della realtà del noleggio in Italia.

Una raffica di numeri per un censimento indispensabile

Alfredo Tradati ha iniziato la sua esplorazione nel variegato mondo del noleggio nel 2017, nel 2018 ha presentato per la prima volta i risultati del suo inedito censimento che quest’anno, nella seconda edizione del Summit, ha perfezionato dati e percentuali, aggiungendo tra l’altro anche l’attrezzo scarpone tra le sue valutazioni ponderate. maturate attraverso un’indagine condotta con questionari on line e interviste telefoniche.

Nell’aprire il convegno, Tradati ha snocciolato le cifre raccolte: 926 realtà di noleggio reperibili sul territorio nazionale di cui 861 attive; di queste 641 hanno risposto alle domande dell’inchiesta che quindi può contare sul più che credibile dato del 75% di noleggi raggiunti e consultati.

Questa attività si inquadra nel vasto panorama dello sci  per il quale si calcolano nel nostro Paese circa 7 milioni di praticanti di cui 4,9 milioni (63%) italiani e 2,8 milioni (37%) stranieri.

Si stima anche che sono circa 3,4 milioni le persone che noleggiano  abitualmente l’attrezzatura per sciare, il 70% straniere, il 30% italiane complessive ma con casi locali che raggiungono anche il 50%.

Su questo segmento importante di praticanti  lavora il noleggio che nell’ultimo anno, rispetto all’anno precedente, ha comunque registrato un primo segnale di stasi con un bilancio negativo tra chiusure (-12%) e aperture (+5%) di attività.

Ma quali noleggi? Degli 861 esercizi attivi il 41% è composto da attività esclusiva, il 49% da attività collaterale al negozio di vendita diretta; il 10% da attività inserita in scuole di sci, negozi vari, perfino edicole, eccetera. Per il comparto noleggio lavorano 2900 addetti (3,38 di media a noleggio) che contribuiscono a realizzare un fatturato di circa 210 milioni di Euro.

Il 70% dei noleggi dichiara di formare internamente i propri addetti, evidentemente solo sulla base dell’esperienza, il 30% svolge invece formazione esterna per una più qualificata preparazione segnando un 8% in più rispetto all’anno precedente.

Quello della preparazione degli addetti dei noleggi tocca naturalmente il tema fondamentale della sicurezza degli sciatori che dovrebbero avere la certezza di vedersi assegnati attrezzi che garantiscano affidabilità, efficacia e  perfetto funzionamento del meccanismo cruciale dell’attacco in relazione delle caratteristiche fisiche dello sciatore.

E  qui le note sono dolenti perché solo una minoranza dei noleggi (44%) regola gli attacchi con l’ausilio di software specialistici che rispettino tutte le norme ISO in materia; la maggioranza (56%) si affida ancora all’esperienza personale e «praticona» che lascia non trascurabili dubbi sull’efficacia dell’intervento.

In materia di sicurezza non va trascurato  il prodotto-casco, inserito quest’anno nella ricerca di Ski Rental Summit, che è presente in 171 mila esemplari nei noleggi (199 caschi in media a noleggio).

Sono stati calcolati in circa 328 mila le paia di sci presenti  attualmente nel mercato del noleggio (380 paia in media a esercizio) che si rinnovano con un tasso di sostituzione medio annuo del 21%, ritmo basso da accelerare.

Sono 62 mila le paia di sci venduti ogni anno dalle aziende produttrici ai nolggi italiani tra modelli specifici e modelli di gamma pari al 36% del totale delle vendite.

Per quanto riguarda gli scarponi, capitolo importante entrato quest’anno nella ricerca di Tradati, sono 321 mila le paia presenti nei noleggi (373 paia in media a esercizio) e sono 64 mila le paia vendute ai noleggi dai produttori pari al 31% di vendite totali.

Poi c’è lo snowboard con 44 mila tavole presenti (51 a noleggio) per un comparto che da qualche tempo ha segnato una forte stagnazione.

Poi c’è lo sci di fondo, pratica da sempre minoritaria in Italia, rappresentato comunque in quasi tutti noleggi con circa 20 mila paia (23 a noleggio), e c’è lo sci alpinismo con 103 mila paia (12  a noleggio).