Turismo

E se le piccole stazioni diventassero di interesse nazionale?

Il “Pensiero di un maestro di sci di oggi si intitola: “E se le piccole stazioni diventassero di interesse nazionale?”, quindi questa volta, una domanda più che una risposta. Vediamo perché.

In attesa del 7 gennaio, di quello che il CTS deciderà, sulla base di un ipotetico “numero chiuso” di sciatori turisti, proviamo a fare alcune considerazioni, per rispondere con eventuali proposte concrete alle riaperture degli impianti.

Ovviamente sono “liberi” pensieri, più che altro dettati dalla voglia di fare, di poter iniziare una stagione con un minimo di certezze legate a tutte quelle attività di montagna, inclusa la nostra professione di maestri di sci, oggi ancora ferme.

Se numero chiuso sarà perché non “dirottare” sulle piccole stazioni gli atleti di “interesse nazionale?”.

Mi spiego: con l’apertura ai “children”, che di fatto sono atleti minorenni, l’accompagnamento dei genitori agli allenamenti diventa in molti casi necessario, onde evitare affollamenti sul pulmino.

Ebbene, la piccola stazione, già penalizzata da un probabile “numero chiuso”, avrebbe la garanzia di usufruire di un numero fisso di passaggi giornalieri sugli impianti.

Senza dimenticare l’indotto derivato dal soggiornare nella stazione ospitante, dagli atleti, agli allenatori ai genitori accompagnatori.

Questo senza nulla togliere ai grandi comprensori che tuttora consentono alle squadre nazionali e agli sci club di allenarsi, ci mancherebbe!

Soltanto una semplice proposta per aiutare anche quelle piccole località, che hanno ottime piste per “fare pali”, ma che rischiano con l’eventuale numero chiuso di non avere passaggi ed essere costrette a chiudere, dopo questo Natale senza sci.

Certo, è un palliativo, un cercare di limitare i danni a una stagione che parte in negativo, ma seguendo l’esempio della Valle d’Aosta, a queste piccole stazioni, che eventualmente decideranno di “aprire” ai club agonistici, giusto sarebbe riconoscere loro un indennizzo in chiave economica.

E in caso di gare, aggiungo, ulteriori benefit, per coprire le spese di gestione di un evento agonistico.

Mi rendo conto che è facile parlare di queste cose, più difficile poterle attuare senza aiuti governativi e regionali.

Grandi e piccole stazioni devono però essere un tutt’uno, e con esse i maestri di sci e gli allenatori (comunque maestri), portatori di idee costruttive insieme a tutte le altre maestranze della montagna, affinché con proposte concrete si possa essere ascoltati a Roma, rivendicando diritti al lavoro e allo stesso tempo diritti alla salute di tutti, con protocolli e vademecum di comportamento ampiamente illustrati nelle conferenze Stato e Regioni.

Le piccole stazioni, per ovvi motivi di budget, non hanno la possibilità di farsi sentire. Il loro grido di disperazione spesso non trova spazio in TV e sui giornali (fatta eccezione per l’informazione di settore, in primis Sciare e Sciaremag, detto per onestà intellettuale e credo condivisa da molti sciatori). Ma è bene ricordarlo, anche tra maestri, perché molti di noi operano in queste piccole realtà.

Che sono fondamentali per l’avvio allo sci, prima di approdare nei grandi e blasonati comprensori dello sci.

Proviamo allora, per una volta, a invertire i fattori. Agonisti in allenamento nelle piccole stazioni e turisti nelle grandi. Purché nell’ipotetico “numero chiuso” di sciatori sia sempre contemplata la figura del maestro. Alla quale va riservato un posto speciale.

“Quindicimila professionisti e quattrocento scuole distribuite su tutto il territorio nazionale”, così scrive Amsi e Collegio: gente che la montagna la conosce e la vive. Chiedendo di lavorare nel rispetto di protocolli adeguati.

Walter Galli
P.S. “Saper congiungere le piccole cose alle grandi senza esagerar quelle, né queste deprimere, è grandezza vera”. (Niccolò Tommaseo).

 

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).