Turismo

Terminillo, a un passo dalla rinascita

Sono almeno sei anni che il Terminillo combatte per non chiudere e ora si è arrivati a un passo della rinascita. Questo perché il progetto di riqualificazione generale dell’area è in via di approvazione. Anche se per ora bisogna rimanere ancora cauti, quantomeno finché non verrà posta la firma definitiva.

La situazione è piuttosto complessa. Attualmente il progetto, presentato dalla Provincia di Rieti che coinvolge i comuni di Rieti, Leonessa, Cantalice e Micigliano, si trova in commissione V.I.A. in Regione Lazio. Il Covid ha rallentato l’ok definitivo e la decisione ha dovuto slittare.  Il progetto è finanziato dalla Regione Lazio per 20 Milioni di €, ed avrà un costo complessivo di circa 45 Milioni.

Sul Terminillo da molti decenni esistono 2 stazioni sciistiche distinte. Sul versante reatino Monte Terminillo Pian De Valli, sul versante Leonessano Campo Stella. Il progetto denominato Tsm2 non prevede soltanto il ripristino di vecchi impianti dismessi negli anni da una gestione privata.

La parte più importante consiste nel collegare le due stazioni esistenti per aumentare e migliorare l’offerta utilizzando la parte della Montagna Reatina con esposizione a Nord. Quella dove la neve naturale è presente da Novembre a Maggio da quota 1900 a quota 1400.

Il Tsm2 è l’evoluzione del Tsm1 che è stato bocciato anni fa in fase di valutazione di impatto ambientale. La Regione ha allora indicato cosa andava smussato e ogni punto è stato seguito con grande scrupolosità.

La società impianti è privata e seguita da un imprenditore non più giovanissimo. Questo aspetto è rilevante poiché – facile comprenderlo – frena progetti e programmi imprenditoriali di sviluppo.

Tuttavia l’indotto interessato al funzionamento degli impianti è molto importante. Terminillo non è una collinetta col cucuzzolo spolverato di bianco trasformato in campo giochi per il divertimento dei romani.

Il Terminillo è una fabbrica di sciatori. Sulle sue nevi si muovono i primi passi, si forgia la passione, l’amore per lo sci e per la montagna. Quando questo disegno è completato è chiaro che il Terminillo non basta più. E allora si va alla ricerca di comprensori più grandi e affascinanti.

Però senza quella prima scintilla, la Valgardena, Campiglio o la ViaLattea possono pure scordarsi che un giorno saranno raggiunti dagli sciatori laziali. Che, è bene ricordarlo, sono tra gli sciatori più numerosi in Italia.

Non solo questo. Terminillo è un paese ricco di tradizione e cultura montana costruito in ottant’anni di storia. I cinque comuni che lo guardano dalle pendici devono l’intera loro vita a questo monte.

I 2.500 appartamenti turistici che tra l’altro non obbligano l’uso dell’auto per raggiungere la neve, sono quasi tutti chiusi. Eppure chi ha frequentato il Terminillo fino ai primi anni del 2000 sa quante persone venivano e soggiornavano.

Quelle persone non sono sparite ma si sono allontanate solo perché l’offerta, l’accoglienza non erano più adeguate alle loro aspettative. È un dato assodato e riconosciuto a livello nazionale che il giro economico generato dal sistema impianti e piste da sci, è moltiplicatore per l’indotto di almeno 6 volte il giro economico prodotto dalla sola società di gestione impianti.

Uno studio realizzato da Cgil, Cisl, Uil, prevede un’occupazione di 4.400 posti di lavoro su tutto l’indotto.

Questo fa capire bene l’importanza socio economica del progetto per l’intera Provincia e Regione Lazio non solo per la comunità Reatina. Cos’è che non ha funzionato nell’ultimo ventennio?

Non il fattore climatico e nemmeno le condizioni ambientali o l’esposizione geomorfologica avversa. Due le cause. La prima è di carattere gestionale, con la mancanza di un piano strategico imprenditoriale in grado di adeguare l’offerta turistica, analogamente a quanto fatto dalle località concorrenti.

La seconda ancora più critica è dovuta alla lentezza burocratico amministrativa degli enti locali, nell’individuare soluzioni di compatibilità, tra norme ambientali. E le necessità di adeguamento strutturale della stazione di sci, che esisteva ancora prima che nascesse la comunità europea, promulgatrice in parte delle norme ambientali oggi in vigore.

Una volta realizzate le opere previste si potrà sciare su un comprensorio di 37 km, per un totale di n° 17 impianti di risalita di cui solo cinque ex novo. Prima delle dismissioni di alcuni impianti si poteva sciare su 25 km di piste.

Tutti conosciamo le criticità delle temperature e precipitazioni nevose dell’inverno appena trascorso. Dunque molta attenzione nella progettazione è stata data all’innevamento programmato, fondamentale per una stazione da sci moderna.

L’impianto progettato, in circa 40 ore di esercizio consentirà la copertura con uno spessore di 30 cm. dell’80% delle piste del comprensorio. Questo grazie alle migliori tecnologie del settore e a due nuovi bacini di raccolta acqua.

Per attuare il progetto di unione e per incidere il meno possibile sull’ambiente, si è scelto di passare lungo la strada provinciale turistica del Terminillo SP n.10. Lo stato dei luoghi non cambierà di molto rispetto alle condizioni attuali.

Nel progetto ripresentato dopo lo stop del 2015 dalla Provincia di Rieti alla Regione Lazio la classificazione dell’impatto ambientale oggi è di livello Basso per la flora e Medio Basso per la fauna. Come è noto il Terminillo è raggiungibile senza grandi difficoltà da tutto il centro nord del Lazio, da tutta l’Umbria, da parte delle Marche.

Pertanto nel raggio di circa 130 km dispone di un bacino di circa 4 milioni di residenti, di questi circa 800.000 persone sono sciatori, che attualmente si recano per la maggior parte a fare settimane bianche sulle Alpi o nel vicino Abruzzo.

Detto questo, l’investimento regionale previsto non copre l’intera somma necessaria per attuare il progetto. E il resto dell’investimento chi lo assolve? Non la proprietà degli impianti che ha già dichiarato di aver terminato l’attività. Quindi chiuderà. Dinnanzi però a una spinta forte regionale, è molto facile intuire che diversi privati si faranno sotto per intervenire. Nessuno è disposto a investire in mancanza di un progetto di sviluppo lungimirante. L’approvazione del TSM2 è il lasciapassare per trovare entusiasmo e fiducia.

Dunque, con l’approvazione del progetto ci sarà un intervento territoriale per tenere aperti gli impianti il prossimo inverno, neve permettendo. Questo perché il TSM2 per essere attuato ha bisogno di almeno un anno per iniziare a prendere luce. Il primo passo è senza dubbio quello dell’innevamento programmato. Poi, via via, la rete degli impianti.

Qualora il provvedimento dovesse subire altri stop rimarrà soltanto una cosa da fare. Ringraziare il Terminillo per quello che ha saputo regalare finora e dirgli addio. A quel punto gli sciatori continueranno ad andare a sciare da altre parti, mentre gli abitanti dei 5 Comuni saranno costretti ad aggiungere disperazione alla disperazione.

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).