Turismo

Tutto chiuso e se scappi… ti metto in quarantena!

Tutto chiuso e se scappi… ti metto in quarantena” non è un attenti al lupo o una minaccia, ma un probabile punto del prossimo dpcm. Eh già, non a caso si sta scatenando l’inferno. Il popolo della montagna è sul piede di guerra. Lo descrive il nostro sempre più affezionato maestro di sci, passato dalle lettere ai pensieri.

Tutto il settore è in subbuglio, sentendo Conte dichiarare in questi giorni la chiusura degli impianti di sci per questo Natale. Notizie annunciate in televisione, ma non ancora diventate ufficiali.

Tanto è bastato per mettere sottosopra il mondo del turismo invernale, che ancora non sa quello che potrà accadere a breve, quali decisioni prenderà questo governo a proposito delle vacanze sulla neve.

Autorevoli voci (ma al momento non c’è ancora nulla di confermato) parlano di una chiusura degli impianti per tutto il periodo natalizio e forse oltre, in data da destinarsi. Alla faccia dei protocolli di sicurezza presentati dall’Anef (Associazione nazionale esercenti funiviari), probabilmente neanche letti dal Governo, che considera lo sci sport contagioso al massimo.

Inutile ricordare a questi Ministri che gli impiantisti, da Nord a Sud, hanno proposto precise linee guida per evitare contagi ed è superfluo qui riportarle.

Noi del settore le conosciamo bene, meno chi ci governa. La cosa che più lascia interdetti è la superficialità con cui questo argomento viene trattato da Roma. L’eventuale chiusura degli impianti si ripercuoterebbe sull’intera economia di montagna. Il Natale è paragonabile, per volume d’affari, a un Ferragosto al mare. Quest’anno permesso, liberi tutti! Adesso il conto (e il Conte) dovrebbe pagarlo solo la montagna.

La domanda in questi casi sorge spontanea: chiusura, bene (anzi malissimo!), ma quantomeno sono previsti ristori? E se sì, come verranno calcolati e su quali basi? Come giustamente ha anche ribadito in un’intervista in TV Matteo Zanetti, presidente della società impianti Cervino.

Tutto tace, solo proclami restrittivi, come quello, sempre detto per bocca del premier Conte, di chiudere le frontiere  agli italiani che decidessero di andare a sciare oltre frontiera, in Austria o in Svizzera.

Il governo fa annunci in nome della sicurezza nazionale ma tace sulle date, ormai prossime, di eventuali e programmate chiusure e aperture degli impianti. Saranno prima di Natale, dopo o passata l’Epifania? In compenso, a tempo di record, si pensa alla quarantena per chi dovesse rientrare dalle vacanze all’estero sulla neve, dai quei paesi dove lo sci turistico è e sarà consentito.

Conte invoca un piano unico europeo, è nel suo diritto come capo del governo. E l’Austria risponde subito a questo appello chiedendo, nel caso di lockdown degli impianti, immediati ristori da Bruxelles per tutta la filiera del turismo invernale.

Questo è parlare chiaro, difendere l’operato e gli interessi di tutti i lavoratori, senza lasciare indietro nessuno.

Due parole ancora riguardo al fatto che lo sci sia stato equiparato per contagi in Italia al mondo delle discoteche aperte quest’estate. Affermazioni del genere non meriterebbero nessuna risposta.

Se non quelle di tenerle chiuse, se questo era il pericolo, non lo sapevano? Comunque, lo sci si fa all’aria aperta e – non!!! – in locali al chiuso. Punto e a capo.

Quanto alle eventuali code agli impianti, basterebbe leggere con attenzione i protocolli proposti e inviati “da tempo” ai nostri governanti per capire che impiantisti, maestri di sci, gestori di bar, rifugi sulle piste e albergatori, hanno a cuore la sicurezza di tutti, dalla quale dipende il loro lavoro di una stagione.

Tutte queste categorie, nessuna esclusa, si sono attrezzate, investendo del proprio, per rispettare ordinanze che adesso valgono meno di zero!

Voi che con amorevole passione ci governate, rispondete alla domanda: è più sicura una risalita in seggiovia, contingentata e controllata da personale addetto, o quella in metro o su un bus di linea, dove i controlli sono pari a zero, anche se dite al 50%?

Fa ridere, per non piangere, che si possa praticare jogging, mentre lo sci, che è sport anch’esso all’aria aperta… va assolutamente vietato! Viene il dubbio, se non la certezza, che quelli di Roma (intesa non come bella città, ma come governo) non conoscano o pratichino per niente lo sci.

Facciamo così, Conte e tutti i suoi ministri, provate, se ancora non l’avete fatto, a sciare: noi maestri siamo disposti a farvi conoscere la bellezza di questo sport, che si pratica in movimento e distanziati.

Qualora accettaste, vi chiediamo soltanto di pagare la nostra prestazione, perché con seicento euro al mese, se e quando arriveranno come liberi professionisti a partita IVA, o da eventuali sussidi di disoccupazione, comunque non avremmo ugualmente soldi in tasca per arrivare a fine mese e dar da vivere, con dignità, alle nostre famiglie. Vi aspettiamo.

Walter Galli
P.S. A chi va dicendo che lo sci è solo divertimento, vorrei rispondere che dietro ogni forma di divertimento, c’è una filiera che lavora per soddisfare tali esigenze. Noi maestri di sci facciamo questo di mestiere. Con tanta passione. Tutto chiuso e se Tutto chiuso e se

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About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).