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Quando il legamento crociato anteriore si rompe in un giovane atleta

Quando il legamento crociato anteriore si rompe in un giovane atleta.
La rottura del legamento crociato anteriore nei giovani sportivi (nella copertina Asja Zenere e Manuel Ploner in recente passato), in particolare negli atleti, è una delle lesioni più comuni del ginocchio. I bambini che praticano sport di contatto o sport ad alta esposizione traumatica come lo sci, sono tra i più esposti.

Il meccanismo lesivo si riconduce a torsioni violente dell’articolazione, che sollecitano le strutture capsulo legamentose al di sopra dei limiti biomeccanici di contenzione.

Le adolescenti sono 8 – 10 volte più esposte rispetto ai maschi, per ragioni legate alla conformazione anatomica dell’apparato scheletrico e a una minore resistenza legamentosa, da possibile influenza ormonale.

Il crociato anteriore è elemento fondamentale a garantire la stabilità del ginocchio. Si trova in profondità e si estende dalla tibia al femore, impedisce lo scivolamento in avanti della tibia, in particolare durante la rotazione.

Tuttavia se sottoposto a stress troppo importanti, si rompe.
La sintomatologia post trauma è caratterizzata dal dolore, gonfiore, impotenza funzionale, sensazione di instabilità, impossibilità a portare il portare il peso sulla gamba.

La diagnosi è clinica ed è dominata dai segni sopra descritti. Alcune volte però può essere subdola. L’esame radiografico del ginocchio è fondamentale per escludere compromissioni delle ossa o distacchi in sede di inserzione dei legamenti.

L’esame fondamentale è la risonanza magnetica che permette di diagnosticare il grado di lesione del legamento (totale, subtotale, parziale), la presenza di edema delle superfici articolari tibiali e femorali, indice di traumatismo da impatto.

Crociato rotto
Il trattamento è direttamente proporzionale alla gravità del coinvolgimento del legamento.
Nelle lesioni parziali un periodo di riposo, l’uso di ginocchiera armata (nei casi siano interessati i legamenti collaterali), è la regola.

Dopo circa 15 giorni si inizierà un ciclo di fisiochinesiterapia per la mobilizzazione articolare attiva a passiva, il rinforzo muscolare e il recupero propriocettivo.

La ripresa sportiva sarà consentita dopo circa due mesi.
Nei casi di lesione subtotale o totale, la strategia terapeutica sarà risolta sicuramente a una ricostruzione chirurgica del legamento rotto.

L’indicazione è rivolta infatti non solo a garantire il recupero della stabilità articolare, ma a prevenire lesioni a carico della cartilagine e dei menischi.

Tuttavia mentre nell’adulto la procedura è ormai standardizzata nei soggetti in crescita esistono dei limiti biologici. Teniamo presente che nei bambini e negli adolescenti, esiste una «piastra» di crescita che garantisce lo sviluppo delle estremità delle ossa lunghe, ma allo stesso tempo costituisce una zona delicata e sensibile ai traumi, anche di natura chirurgica.

Cartilagine di accrescimento
Le fasi di ricostruzione legamentosa prevedono il prelievo di due tendini della coscia (gracile e semitendine), l’esecuzione di due tunnel nella tibia e femore, dove verrà inserito il trapianto.

Ecco che questi tunnel eseguiti con fresa del diametro dai 6 ai 10 millimetri, possono ledere la fertilità della cartilagine di accrescimento, con conseguenti anomalia della crescita ossea.

Pertanto spesso si rende necessario un periodo di attesa anche di anni, che contrasta con l’aspirazione evolutiva dello sciatore.

Le possibilità di recupero saranno legate a un’intensa terapia riabilitativa, all’uso di tutori articolari, all’attesa del periodo chirurgico adattato.

Tuttavia è possibile anticipare i tempi chirurgici eseguendo dei tunnel ossei di piccole dimensioni e centrati il più possibili nella piastra di accrescimento o ricorrere a tecniche chirurgiche particolari con le quali l’inserimento del tendine avvenga distalmente a questa zona sensibile (epifisi).

L’indicazione alla ricostruzione chirurgica è raccomandata ed è rivolta non solo a garantire il recupero della stabilità articolare, ma a prevenire lesioni a carico della cartilagine e dei menischi, che possono spesso assumere caratteristiche di irreversibilità.


Fabio Verdoni nasce a Trescore Balneario (BG) nel ‘57. Si laurea in Medicina e Chirurgia nell’85 presso l’Università Statale di Milano. Consegue nella stessa sede universitaria le specializzazioni in Ortopedia e Traumatologia, in Chirurgia della mano e il Master in Ortopedia pediatrica. È stato Dirigente medico presso l’Istituto G. Pini di Milano ricoprendo il ruolo di responsabile della Struttura Divisionale di allungamento e fissazione esterna degli arti. È Responsabile Unità Operativa Istituto Ortopedico Galeazzi Milano. È membro di Società ortopediche nazionali e internazionali. Diventa Maestro di sci nel 1976, con un trascorso agonistico a livello provinciale e zonale. Frequenta l’ambiente agonistico dello sci seguendo i propri figli Davide e Benedetta.
È sempre aggiornato sull’evoluzione dello sci e dei materiali dal continuo confronto con i colleghi maestri, allenatori e istruttori. Quando il legamento crociato