Attrezzatura

Le pillole di Head: così nascono Raptor, Formula e Liquid Fit

Lo scarpone, forse ancora più dello sci, è fondamentale per passare una giornata intera sulla neve con il sorriso, ottenere un perfetto controllo della sciata e prestazioni in linea con le proprie capacità ed esigenze.

Le variabili che incidono sulla scelta del modello ottimale sono sia tecniche sia morfologiche, quindi molto personali. Lo sviluppo dello scarpone è sicuramente più complessa rispetto a quella dello sci.

Lo sanno bene i tecnici di Head che grazie a anni di evoluzioni e miglioramenti hanno creato uno degli scarponi più apprezzati dagli agonisti: il Raptor, modello race iconico da cui è stato sviluppato il Formula pensato per un pubblico di bravi sciatori che non fanno dell’agonismo la loro mission.

«La nascita del Raptor risale al 2005 – dice Andrea Taddei, responsabile maestri e scouting di Head – in concomitanza con la venuta in Head di un grande campione di nome Bode Miller che in quegli anni usava la prima versione del Raptor di colore rosso.

Negli anni successivi la scarpa ha subito numerosi sviluppi in concomitanza con l’evoluzione delle caratteristiche geometriche dei materiali degli sci e della tecnica di sci che ad oggi ci porta ad avere la possibilità di sviluppare archi di curva in tempi brevissimi e in totale conduzione».

Differenze tra il primo scarpone e l’ultimo sviluppato?

Il RAPTOR e il RAPTOR WCR sono due progetti completamente differenti tra loro ma che hanno mantenuto in comune un elemento fondamentale che ha determinato il successo di entrambe le scarpe ovvero l’angolo di base di costruzione. Per tutto il resto le scarpe sono completamente diverse a livello di forma interna, di scafo, con particolare riferimento alla punta della scarpa (Extended Toe Box), del gambetto del posizionamento dl canting.

Quali sono gli step di sviluppo di uno scarpone?

Il mondo della scarpa da gara è in continua evoluzione. Si parte sempre dallo stampo principale che viene eventualmente modificato manualmente a seconda delle parti dove si vuole intervenire.

Quanto tempo ci vuole a realizzare uno scarpone, dall’idea alla sua commercializzazione?

Esiste un cronoprogramma che permette di realizzare la scarpa nei vari step, partendo dall’idea di base, per passare poi allo sviluppo progettuale dello scafo e del suo gambetto a cui poi seguono i primi prototipi per i test a secco, di sciata sulla neve e di usura, per concludere con la produzione e la commercializzazione. L’arco di tempo di questo processo è di circa un paio d’anni.

Quali sono i modelli della linea Raptor e i relativi utenti di riferimento?

WCR 1-2-3-4-5-6 caratterizzate dalla pianta stretta sono destinati puramente all’agonismo quindi agli atleti.

I modelli WCR 140 RS, 130RS PRO e WCR120 RS per l’uomo e RAPTOR WCR 115 e 95 per le donne, sono scarponi estremamente tecnici destinati a sciatori evoluti ma che, rispetto alle scarpe gara, presentano una larghezza in pianta maggiore, il che le rende più confortevoli e adatte non ad una sola discesa, come avviene invece per le scarpe da gara ma ad una giornata intera sugli sci.

Che tipi di interventi si possono effettuare sugli scarponi della linea Raptor?

1) REGOLAZIONE FLEX Seconda vite posteriore gambetto
2) REGOLAZIONE LEVE Regolazione micrometrica che unita al sistema SPINE FLEX permette di adattare meglio la chiusura della scarpa per un perfetto avvolgimento del piede.

3) REGOLAZIONE CANTING Inclinazione laterale del gambetto dello scarpone.
4) LIQUID FIT Sistema di personalizzazione della scarpetta.
5) REGOLAZIONE LINGUA DELLA SCARPETTA Per un perfetto alloggio del piede e trasmissione del movimento.

A livello Race, che tipo di assistenza viene data per quanto riguarda gli scarponi RACE?

L’Assistenza parte dalla personalizzazione della scarpa sulla base della conformazione del piede e delle esigenze di ogni atleta al quale vengono fornite più scarpe, con assetti differenti, a seconda della disciplina

La ricerca della precisione della scarpa è fondamentale per poter trasmettere gli impulsi allo sci e allo stesso tempo sentire tutto ciò che accade sotto i propri piedi.

Il significato e i parametri che individuano il flex index?

Ad oggi non esiste una tabella universale che certifica il flex delle scarpe, ogni azienda ha una sua scala di interpretazione dei valori.

Il flex index varia da linea a linea?

No il flex 130 del RAPTOR WCR corrisponde al flex 130 del FORMULA. Ovviamente in base al tipo di scarpa per raggiungere lo stesso flex vengono usate plastiche e spessori differenti.


Dal successo della famiglia Raptor è nato il Formula, una scarpa che ha mantenuto le caratteristiche tecniche della scarpa da gara ma con un occhio al comfort per questo si è mantenuto inalterato il gambetto dello scafo Raptor ma è stata ridisegnata la parte anteriore dello scafo, creando maggior spazio.

Lo scarpone Formula è disponibile in due versioni la versione LV (low Volume), che nella zona dell’avampiede ha 98 mm di larghezza, e il modello MV (medium volume) che nella zona dell’avampiede ha 100 mm di larghezza.

Fondamentale per il comfort è la possibilità di personalizzare lo scarpone, per questo nella famiglia Formula sono state utilizzate plastiche Form Fit che permettono tramite il sistema di termoformatura di personalizzare lo scarpone sul piede dello sciatore, oltre naturalmente al sistema Liquid Fit

La personalizzazione degli scarponi Formula che problemi può risolvere?

La personalizzazione risolve i problemi di comfort e precisione della scarpa attraverso i seguenti sistemi:

LIQUID FIT
Il sistema permette di riempire gli spazi vuoti tra piede e scafo nella zona della caviglia. La sciata risulterà più controllata e precisa senza rinunciare al comfort.

FORM FIT
Il sistema, tramite il riscaldamento dello scafo, consente alle plastiche di adattarsi alla forma del piede. La scarpa diventa così più confortevole, perché si eliminano eventuali punti di pressione, quelli che a volte causano dolore.

Come e dove si misura il last per scegliere lo scarpone giusto?

La zona dell’avampiede è il riferimento, ad oggi la tecnologia ci dà un grosso aiuto con strumenti come gli scanner in grado di fornirci tutti i dati fondamentali sui piedi dello sciatore che abbiamo di fronte.

Quali sono i passaggi giusti per scegliere uno scarpone?

Fondamentale è capire il livello tecnico di sciata e analizzare la conformazione fisica del soggetto, a cui poi segue l’analisi del piede per recuperare informazioni importanti quali lunghezza e larghezza dell’avampiede.

Cosa bisogna controllare per verificare lo stato di salute e efficienza di uno scarpone?

Partiamo del presupposto che il ciclo di vita delle plastiche non è eterno e con il tempo, sulla base dell’utilizzo, queste tendono a perdere le proprie capacità elastiche e quindi prestazionali. Per questo ci avalliamo dei nostri punti vendita specializzati i quali sono in grado di poter verificare lo stato di usura di ogni scarpone e consigliare al meglio

Un aspetto fondamentale per la sicurezza, a volte tralasciato, è lo stato d’usura di punta e tacco che si consumano inevitabilmente con la camminata.

Uno scarpone troppo consumato non permette all’attacco dello sci di lavorare in sicurezza alterandone i valori di sgancio e creando quindi un pericolo per l’incolumità dello sciatore che potrebbe incorrere in rilasci dell’attacco inaspettati.


LIQUID FIT IL TALLONE RINGRAZIA, MA SOLO QUANDO È IL CASO

n piede saldamente fermo all’interno dello scarpone è la base per una sciata precisa.  Sappiamo che caviglie e talloni sono le zone più critiche della calzata di uno scarpone perché sono zone nevralgiche proprio per il controllo dello sci.

Il tallone ben bloccato è alla base  per una sciata efficace se questo risultato lo riusciamo ottenere anche mantenendo un elevato comfort, abbiamo sicuramente ottenuto il risultato migliore.

Partendo da questo concetto i tecnici di Head hanno sviluppato il sistema Liquid fit.  Si tratta di un’iniezione della scarpetta in grado di andare a riempire le zone critiche , ovvero la zona tallone e malleoli.

Questo sistema è costituito da due sacche posizionate nella zona sia interna sia esterna della scarpetta intorno alla caviglia e  ai malleoli. Nelle sacche si inietta un liquido paraffinico, un gel che va a riempire gradualmente questa zona andando espandendosi negli eventuali spazi vuoti.

Al momento dell’acquisto, sia lo scarpone che la scarpetta sono perfettamente sciabili. Se la taglia è già precisa e il piede ben bloccato non c’è necessità di intervenire ulteriormente. L’operazione Liquid Fit può essere effettuata nel momento in cui, in base alle conformazioni morfologiche particolari dello sciatore, si sentisse la necessità di andare a bloccare ulteriormente la zona caviglia e tallone.

L’operazione non richiede tempi lunghi di esecuzione. Una volta calzati gli scarponi l’operatore procede all’inserimento delle cannule bypassando le valvole di tenuta delle sacche e può procedere con il dosaggio graduale del gel, sia nella parte interna che nella parte esterna della scarpetta, seguendo il feedback dello sciatore che, sentendo liquido scendere ad avvolgere al proprio piede,  è in grado di dire quando ha raggiunto l’avvolgimento voluto.

Una volta sfilate le cannule lo scarpone è pronto per essere messo sulla neve.

La particolarità di questo gel è quella di mantenere la sua consistenza abbastanza fluida in tutte le condizioni climatiche ovvero da temperature che vanno da meno 20 a più 60.

Questa particolarità, oltre a garantire un estremo comfort all’interno del piede e un bloccaggio ottimale senza punti di pressione,  garantisce anche la possibilità di poter intervenire successivamente.

Ovvero se dopo aver sciato si sente la necessità di dover aggiungere ancora del materiale per ottenere una scarpa ancora più precisa, si può tranquillamente aggiungere.

Inoltre l’operazione è totalmente reversibile cioè se noi abbiamo esagerato con inserimento del liquido e sentiamo che poi sulla neve caviglia e tallone sono troppo compressi, per creare più spazio si può aspirare il gel tramite una cannula apposita.


LE ALTRE “PILLOLE” HEAD

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

Add Comment

Click here to post a comment