Notizie

Sicurezza in pista: attenzione alla segnaletica

La segnaletica presente lungo le piste e nelle aree sciabili di tutte le stazioni viene spesso ignorata o comunque non è considerata con la dovuta attenzione. I cartelli non devono essere mai sottovalutati, tanto meno ignorati.

I cartelli sono di varia natura. Molti indicano il percorso/direzione da seguire per raggiungere un determinato punto o località.

Sono indispensabili specie nelle stazioni con una skiarea ampia. Altri sono segnalazione di pericoli (scarpate o zone interdette), evidentemente importanti. Poi segnalazione del grado di difficoltà della pista oltre che del suo nominativo.

È dunque evidente quanto importante sia tenere in massima considerazione detta segnaletica che, nel caso dell’identificazione del grado di difficoltà della pista, dovrà condurci ad una scelta responsabile del percorso da seguire.

Non sottovalutate mai dette indicazioni così come non sopravalutate mai le vostre capacità o quelle dei vostri compagni di sciata. Meglio affrontare in tutta tranquillità un percorso «facile» e adatto alle proprie capacità, piuttosto che trovarsi in seria difficoltà o, peggio, infortunarsi a causa del percorso che non si è in grado di affrontare.

Fate poi massima attenzione a quelle indicazioni che dovessero segnalare la chiusura di una pista o l’interdizione di un’area. Questa può essere segnalata sia con un tradizionale cartello, oppure anche con «banner» telati o delle «paline» fluorescenti.

In tutti questi casi l’interdizione è OBBLIGATORIA per tutti gli utenti, salvo indicazioni diverse, specifiche (addetti ai lavori o  personale di servizio del titolare della gestione della stazione).


Il concetto di «pista chiusa» sembrerebbe essere di per sé banale e di semplice comprensione. Invece, stando a quanto si verifica molto spesso sia in Italia che all’estero, non è così in quanto il dato è, talvolta, ignorato.

Partiamo da un presupposto, ossia quello che nessun gestore di una stazione sciistica ha interesse a tenere una pista chiusa.

Se lo fa evidentemente è per motivi di sicurezza – degli sciatori e non propria-o di agibilità della stessa, per i medesimi motivi. Spesso però la condotta degli sciatori – e in questo non vi è discrimine tra piccoli, ragazzi, adulti, sciatori o snowboarders – è contraria alla disposizione, consapevolmente.

A giustificazione o spiegazione della condotta normalmente viene detto: “ma la pista era praticabile“, oppure: “a parte un pezzetto si poteva ben scendere“. Tutto vero, forse, oppure no, non importa, il dato è che si è violata una disposizione fondamentale, quella di divieto di accesso.

Esattamente come un divieto di transito frapposto in una strada oppure un senso di marcia vietato. Come detto le ragioni per cui un gestore inibisce e chiude l’accesso a una pista è solo per motivi di sicurezza.

Questo, al di là dell’aspetto esteriore che quel tratto di pista può fornire.

I motivi possono non essere solo quelli legati all’innevamento, più o meno sufficiente, del terreno. Ci possono essere molte altre ragioni – magari non visibili – che giustificano l’adozione della misura.

Ad esempio lavori e movimentazione del terreno sottostante. Realizzazione di opere in corso di svolgimento. Possono esserci pericoli, visibili o anche non visibili, di smottamenti di qualche zona o rischi valanghivi in corso. O infinite altre ragioni a determinare la chiusura di quell’area.

Il dato è di importanza significativa, innanzitutto perché ove mai accadesse un infortunio o un incidente lungo il percorso di una pista chiusa, il gestore dell’area non sarà ritenuto responsabile. Ma non solo: i soccorsi potrebbero essere difficoltosi e dunque la situazione potrebbe esporvi a serissimi rischi.

E altresì potreste essere chiamati a sostenere i costi – a volte ingenti- di un intervento di soccorso. Infine, potreste anche essere sanzionati amministrativamente, dunque essere multati.

Nei casi più gravi poi, se qualche vostro accompagnatore aderisce ad accompagni alla Vostra iniziativa sarebbe parimenti responsabile di eventuali danni. In caso di infortunio con lesioni, fianco ai casi più gravi di eventi fatali, magari valanghivi con conseguente e esiti letali, potreste essere accusati penalmente per il concorso nella causazione dell’evento.

Il tutto con conseguenze giuridiche pesanti sia in ambito penale che civile in termini risarcitori. In tali casi anche ove foste assicurati, trovereste con buona probabilità il diniego di copertura da parte del vostro assicuratore.

Insomma un coacervo di conseguenze così negative da far ritenere, a mio personale modesto avviso, irragionevole violare la prescrizione di divieto fornita dal gestore.

Ulteriore considerazione: perché violare un ordine o una prescrizione? Ci sogneremmo mai di violare un ordine dell’Autorità? (organi di Polizia, magistratura o altro?) Certamente no, se lo fate sappiate che sbagliate. E allora perché violare un ordine impartito e segnalato del gestore di una stazione sciistica?

Costui è una autorità per il suo settore di competenza e gestione, dunque le sue prescrizioni sono imperative e vincolanti, al pari di quelle di un’altra Autorità. L’argomentazione riferita del “tanto è ben innevata, si può fare.., è bella..”, non tiene e non terrà mai né varrà a trovare giustificazione per la violazione commessa.

Tanto meno varrà  a esonerarvi da gravi responsabilità in caso di incidente a voi o terzi.

Si consideri poi che un divieto di accesso a un tracciato vige ed è vincolante per tutta l’utenza, così come anche per i professionisti, maestri e allenatori, a maggior ragione, posto che essi rispondono oltre che per responsabilità aquiliana di tipo colposo, anche ed a maggior ragione per contratto in forza dell’affidamento ad essi dei propri allievi.

In ultimo poi impariamo a rispettare le regole. Insegniamo ai nostri ragazzi a rispettarle. Solo così potremo pensare di contribuire allo sviluppo civile della società dove viviamo e dove vivranno i nostri figli.

(Di Avvocato Giulio Pojaghi Bettoni)

About the author

Giulio Pojaghi Bettoni

È nato a Roma il 20 maggio 1965. Laureato in Giurisprudenza nel 1992, esercita la professione di avvocato presso il foro di Roma dal 1994.