Professione Montagna

Cronaca di una giornata particolare

Bartholet fa «Accademia». Il produttore svizzero di impianti a fune si sta facendo strada tra i concorrenti puntando su prodotti «taylor made» e su un rapporto con la propria clientela quotidiano e diretto.

Abbiamo potuto approfondire la conoscenza della filosofia produttiva del marchio elvetico durante una interessante visita all’ «headquarter» di Flums, nel Canton San Gallo.

Nella visita siamo stati accompagnati da tutti i dirigenti della compagnia ad iniziare da Roland Bartholet, CEO della azienda, che ad un certo punto ci ha anche raccontato con orgoglio di una nuova commessa per la creazione di un sistema di mobilità urbana nella città di Mosca.

Si fa tutto «in casa», tranne le funi, alcuni elementi elettromeccanici e qualche struttura in acciaio, che arriva da una consociata polacca.

Per il resto la produzione è tutta qui: progettazione, assemblaggio, cabine e sedute, componenti, carpenterie metalliche, elementi di sostegno, parti meccaniche, parti cinematiche, arredi ed allestimenti e quanto altro necessario.

In azienda c’è anche una simpatica «stube», come la chiameremmo con un termine a noi più familiare di quello in lingua locale, in cui ci si può ritrovare ad approfondire temi di lavoro o fare quattro chiacchiere in compagnia e trascorrere qualche minuto di svago davanti ad una birra e un piatto tipico svizzero.

Per il design, poi, si avvalgono della collaborazione di un partner di prestigo come «Porsche Design».

Grazie a questa partnership hanno potuto incrementare molto la qualità dei loro prodotti sia per quanto riguarda la funzionalità e l’immagine, sia per la qualità delle finiture e dei materiali che sono in grado di offrire.

Le varianti sui prodotti sono innumerevoli, sia da un punto di vista della movimentazione, con la possibilità di installare anche sistemi ad azionamento diretto, sia per quanto riguarda la possibilità di allestimenti e scelta di materiali, colori, finiture, ecc, di ogni singola componente del prodotto finito. Come si dice in Bartholet: basta chiedere!

Una scuola di formazione per tecnici specializzati

Ma il vero fiore all’occhiello è la nuova «Academy», come loro stessi l’hanno definita.

Nata nell’estate 2019, è il luogo in cui vengono formati i tecnici che lavorano nella azienda ed addestrati quelli che operano su impianti Bartholet nelle diverse stazioni in cui gli stessi impianti sono in funzione in giro per il mondo.

È anche il posto giusto per qualsiasi nuovo potenziale cliente del marchio, per toccare con mano l’operatività degli impianti che andrà ad acquistare.

In questo dipartimento della azienda operano diversi tecnici diretti da quattro persone che hanno competenze specifiche per l’insegnamento delle materie trattate per il momento in due lingue, tedesco e inglese.

Vengono organizzati corsi che rilasciano un diploma a tre livelli: base, intermedio ed avanzato, in funzione degli incarichi che la persona andrà a svolgere.

Vengono inoltre creati training personalizzati in funzione delle esigenze specifiche della clientela.

Nello spazio della «Academy» sono presenti una sala per la formazione «frontale» con proiezioni video e con supporti digitali e alcune postazioni di lavoro in cui sono installate tutte le componenti che compongono un impianto a fune, dalle cabine di comando e controllo ai tralicci con rulliere e pulegge.

Ci sono i sistemi di movimentazione ed azionamento, le componenti meccaniche ed elettroniche.

In queste postazioni gli operatori possono addestrarsi agendo (montando e smontando) direttamente sul pezzo, con le stesse componenti che troveranno installate.

In una delle postazioni è presente il sistema di sgancio delle cabinovie o delle seggiovie ad agganciamento automatico, uno dei dettagli che ci viene evidenziato durante il racconto è la peculiarità che tutto il sistema è assemblato utilizzando solo viti e bulloni con due specifiche chiavi «a brugola», in questo modo gli operatori, che normalmente maneggiano questi elementi meccanici in postazioni di lavoro scomode e al freddo, devono portarsi nelle tasche solo due attrezzi e se li perdono c’è poco da rimpiazzare (pragmatismo svizzero!».

Un approccio flessibile nel rapporto con la clientela

Ci è stata mostrata anche la postazione con la slitta delle rulliere che si trovano all’ingresso del giro stazione in cui le cabine passano dal cavo alla via di corsa in stazione.

In questo punto, quando il comando del morsetto entra nell’elica di manovra, avviene lo sganciamento del morsetto della cabina dal cavo.

La loro installazione è dotata di un sistema di sicurezza che è in grado di monitorare in tempo reale la forza esercitata dalle molle di ogni veicolo in movimento ed intervenire istantaneamente se questa forza esce dai parametri ottimali.

Questa tecnologia brevettata, oltre a garantire sicurezza continua, permette di migliorare la programmazione delle manutenzioni e delle rotazioni delle cabine.

Naturalmente tutte le aziende del settore hanno ottimi centri di formazione, questa però è stata una esperienza molto interessante, mi ha colpito la disponibilità, la semplicità di approccio e la flessibilità.

Credono in questa filosofia e stanno investendo molto per potenziarla, il prossimo obiettivo è quello di essere in grado di formare personale in altre lingue (cinese, francese, italiano e russo) per ampliare la propria clientela e, nel contempo, puntare al mercato cinese, che ha grandi potenzialità.

Questo approccio e questa disponibilità al confronto e all’approfondimento può essere la strada per fare del rapporto diretto con il proprio cliente la via per sviluppare progetti nel settore che rapporti più standardizzati potrebbero limitare.


About the author

Andrea Bagnoli

Nato a Varese nel 1970, si è laureato in architettura presso il Politecnico di Milano nel 1995. Dal 1998 è architetto occupandosi principalmente di edilizia residenziale e di servizio. Da sempre grande appassionato di sci e di montagna, oltre che di architettura e di tecnologia, sta svolgendo una ricerca sul tema delle architetture e delle strutture di servizio all’utilizzo sportivo della montagna, quindi sostenibilità, accessibilità, rapporto tra i manufatti e il contesto ambientale in cui sono inseriti, gestione consapevole delle risorse ambientali ed energetiche, qualità architettonica degli interventi e ovviamente … funzionalità per lo sciatore.