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Mental coach, lo scandire del tempo nello sci

Nuovo argomento della rubrica mental coach il tempo nello sport è fondamentale, nel senso che in uno spazio temporale definito l’atleta deve performare al massimo.

Tuttavia, il tempo cronometrico, è definito in maniera differente rispetto alle diverse attività sportive. Ci sono sport in cui il tempo è fisso come i 90’ del calcio, o i 4 tempi da 10’ del basket.

Entro quel lasso di tempo lo sportivo deve dare il meglio di sé, con la consapevolezza che lo sforzo fisico finirà esattamente allo scadere del tempo.

In altri sport il tempo è variabile come nel tennis, in cui la partita terminerà solamente quando sarà decretato il vincitore. Questo implica che esista la possibilità che una partita duri da un paio d’ore a 11 ore e 5 minuti, come accaduto nel match professionistico più lungo della storia, Wimbledon 2010.

In altri sport il tempo della prestazione è vissuto insieme agli avversari, ad esempio nel ciclismo. In ogni istante della competizione il confronto con gli avversati è sempre visibilmente presente a tutti.

E poi c’è lo sci, in cui vince «chi impiega meno tempo dal cancelletto al traguardo seguendo il tracciato» e senza avere feedback diretti con gli avversari durante la gara (tranne che nella formula della gara di parallelo).

Il tempo cronometrico, nello sci alpino, a volte è spietato. Dopo due chilometri di pista sfrecciando alla velocità di oltre 100kmh è possibile vincere la gara per un centesimo di secondo. Esattamente quei 27cm (una spanna) di vantaggio di Sofia Goggia davanti a Federica Brignone nel supergigante di Santk Moritz il 14 dicembre 2019.

L’inesorabile trascorrere del tempo non perdona niente e nessuno. Nello sci alpino quei centesimi bruciano, anche se apparentemente gli atleti sono abituati a ricevere e dare centesimi.

Pochi centesimi di secondo per uno sciatore sono talmente un’inezia che fatica a mentalizzare cosa significhi realmente.

Per giorni non riesce a darsi pace. Eppure sempre più frequentemente, grazie a strumenti cronometrici di nuova generazione, vediamo atleti vincere o perdere al fotofinish.

La parola cronometraggio (cronos= tempo e metron= misura) si riferisce alla parte più raffinata e moderna della misurazione del tempo.

Fin dai tempi antichi, per curiosità umana, vennero costruiti i primi strumenti di misurazione ed i primi calendari. Almanacchi, tavole matematiche, meridiane, clessidre, ecc.

Successivamente alcuni studiosi come Galileo Galilei o Isaac Newton, osservando i raggi solari e il movimento delle stelle li resero più sofisticati.

Utilizzati per necessità nella navigazione, nell’agricoltura e poi successivamente vennero utilizzati nel lavoro, nell’industria e nello sport.

Per la mente umana, sono serviti millenni per acquisire il fattore tempo come costante percettiva del proprio vissuto.

Tuttavia, nonostante affascinanti teorie sul trascorrere del tempo e tutti gli strumenti di misurazione sofisticati di cui disponiamo, la nostra percezione temporale continua ad essere soggettiva.

Con questo mi riferisco a come percepiamo il fluire del tempo. Veloce durante una piacevole vacanza, contrapposto al brusco rallentamento quando siamo in una situazione di sofferenza. Ad esempio nel momento di degenza durante un intervento ospedaliero.

In particolare nello sport la buona gestione mentale del tempo è specifica rispetto alla disciplina sportiva.

Ad esempio negli sport di resistenza, in cui il tempo della prestazione è lungo e la fatica spesso la fa da padrona. In questo caso è importante fare in modo che il tempo possa scivolare via velocemente. Come? Attraverso tecniche mentali dissociative.

Qui si crea volutamente un distacco con il tempo presente che aiuti lo sportivo a tollerare il dolore dello sforzo muscolare).

In uno sport come il pattinaggio artistico, la gestione del tempo è un sincronismo tra la musica e gli schemi motori di specifici salti e passaggi.

Negli sport di alta complessità motoria come lo sci alpino, mentalmente il tempo va gestito con tecniche associative, cioè attraverso una presenza costante nel qui e ora.

Tutto questo per quanto riguarda gli atleti agonisti. Mentre per tutti gli sciatori amatoriali che si cimentano lungo le piste innevate in una giornata di splendido sole e ottima compagnia, il tempo trascorrerà velocemente… Troppo velocemente.

Un trucco per rallentarlo e goderselo fino in fondo? Provate a focalizzarvi restando con la mente nel momento presente. Aumentate tutte le informazioni esterne collegate ai cinque sensi e trattenete il più possibile la percezione di benessere interno, in parole povere… godetevi ogni istante alla massima intensità possibile!

Lo scandire del tempo avverrà comunque, ma voi avrete afferrato ogni attimo della vostra passione sciistica amplificando il piacere della giornata, quasi come un rallentamento. Provare per credere!


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Come individuare gli obiettivi agonisticiCome rimuovere il trauma di un incidenteI momenti della partenzaLa “F” del metodo sferaLa sindrome del campione

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).